Accusato di sequestro di persona: rimesso in libertà dopo udienza di convalida arresto. I fatti

SCIACCA.  Un cittadino originario della Costa D’Avorio, residente a Sciacca, nella notte del 22 agosto scorso, veniva arrestato, in flagranza di reato, dagli agenti del locale Commissariato di Polizia. Il fatto si sarebbe verificato nel cuore della città. Pendeva su di lui la grave accusa di sequestro di persona nei confronti della propria compagna nonché di due soggetti minorenni.

All’udienza di convalida dell’arresto, il Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Sciacca, Antonio Cucinella, sentito il pubblico ministero nonché la difesa dell’indagato, ha applicato la più blanda misura del divieto di avvicinamento alla persona offesa.

L’indagato, ora in stato di libertà, è assistito dagli avvocati Fabio Di Paola e Riccardo Scarpinati, entrambi del Foro di Sciacca.

Gravi le imputazioni di reati che gravano sul cittadino della Costa D’Avorio, colto in flagranza di reato.

Secondo l’accusa, avrebbe privato “la propria giovane compagna, di 23 anni e in stato di gravidanza, ed i suoi due figli minori, della libertà personale.In particolare chiudeva a chiave la porta dell’appartamento appartamento seminterrato, sito in Sciacca  privo di finestre oltre che di ventilatori e di impianto di ventilazione, ivi lasciandoli dalla prima mattinata fino al rientro in casa la sera alla fine della giornata lavorativa, peraltro dopo avere distrutto il telefono cellulare della vittima, impossibilitata, in un periodo caratterizzato da temperature elevate, a comunicare con l’esterno”.  Fatti che sarebbero stati commessi fino al 22 agosto scorso.

Dalla ricostruzione effettuata dagli investigatori arebbe emerso che il 22 agosto scorso, “personale del Commissariato P.S. di Sciacca, allertato dai Vigili del Fuoco, effettuava un sopralluogo nell’abitazione di pertinenza dell’indagato e dai predetti vigili del fuoco, avevano appena proceduto alla rottura del marmo posto alla base della porta di accesso del locale seminterrato, ove la persona offesa risultava segregata insieme ai figli. Uscita dall’abitazione, la donna si dirigeva immediatamente verso i poliziotti, cui, in stato di profonda agitazione, raccontava   che era stata chiusa dall’indagato, all’interno  dell’abitazione, privo di climatizzatori e ventilatori , dall’indagato, il quale , per di più, l’aveva privata del cellulare, che le aveva rotto durante un litigio”.

E’ stato sentito anche il padre della donna, “venuto da Parma, ove risiedeva, in soccorso della figlia, che gli aveva chiesto aiuto, in un momento in cui ancora disponeva del proprio telefono cellulare e che, il giorno dei fatti in contestazione, aveva provato ad aprire invano ad aprire la porta e, non riuscendovi, aveva chiamato i Vigili del Fuoco”.

Nel corso del sopralluogo, gli agenti di polizia giudiziaria constatavano che la porta, aperta” con la forza” poco prima dai vigili del fuoco, presentava una mandata.

Il Gip in virtù  dei fatti ampiamente provati , ritiene che “integrano certamente, la fattispecie penale di sequestro, in quanto diretti a privare la persona offesa della libertà personale. Il Gip ha convalidato l’arresto in flagranza, operato dagli Agenti di polizia giudiziaria della Sezione Volanti della Polizia di Agrigento e ha applicato la misura del divieto di avvicinamento, ai luoghi abitualmente frequentati dalla persona offesa e di mantenere una distanza non inferiore a 100 mt dalla predetta persona offesa, di ripristinare immediatamente tale distanza in caso di incontro occasionale con la stessa; di non comunicare, attraverso qualsiasi mezzo ed anche indirettamente”.