ABOLIZIONE PROVINCIA, FU DISGRAZIA? PER I SCIACCA NO

Editoriale di Giuseppe Di Giovanna

E’ fatta. Dopo più di un secolo e mezzo il suono di una campanella ha segnato la fine dell’ultima seduta del consiglio provinciale e con essa la fine della storia della provincia di Agrigento.

Si è sollevato subito un coro di proteste e di perplessità per le indubbie difficoltà che un simile evento sicuramente farà nascere. Non una voce si è alzata a plaudire allo storico mutamento fermamente voluto dal Presidente Crocetta. Sembra quasi che sia stato lui da solo a volere l’abolizione delle nove provincie siciliane.

Ma siamo proprio sicuri che l’abolizione delle province sia per i siciliani, ed in particolare per noi cittadini di Sciacca, una disgrazia così grande?

Fin dalla sua nascita, la provincia di Agrigento non fu certo madre tenera per Sciacca. La neonata provincia di Girgenti dei primi anni del Regno d’Italia mostrò subito tutta la sua incapacità di gestire il territorio bruciando i pochi fondi, disponibili per la costruzione di strade, in opere costosissime e del tutto inutili (Il giudizio non è mio ma di autorevoli commentatori dell’epoca).

Il risultato fu che le strade non si fecero e che la parte occidentale della provincia (Sciacca appunto ed il suo allora fiorente circondario) rimase isolata, quasi un’isola nell’isola, iniziando un lento ma inesorabile declino che trasformò Sciacca da centro di preminente interesse economico in una lontana periferia.

Un secolo e mezzo non è bastato per mutare questo andazzo. Ancora oggi le sacrosante necessità della parte occidentale della provincia vengono viste ad Agrigento come l’ovattata lamentela di una lontana periferia. Ancora oggi ascoltiamo i discorsi sulla necessità di creare un aeroporto nei pressi di Agrigento che sarebbe del tutto inutile per Sciacca, se non altro per l’assenza di un asse viario che ci colleghi con dignità ad Agrigento.

I recenti eventi del ponte Verdura e dei morti sulle strade non hanno bisogno di commenti. E le strade provinciali, che dovrebbero costituire la rete di collegamento, il vero sistema nervoso, dei centri abitati del territorio, sono in uno stato da terzo mondo. Ed il nostro Ospedale deve ogni giorno lottare contro un insensato tentativo di accentramento di risorse e reparti su Agrigento.

Credo che sia giunto il momento per chiudere senza nostalgia un secolo e mezzo di dipendenza di Sciacca dalla gestione agrigentina per tentare di ridare alla nostra Città quella centralità un tempo posseduta.

L’occasione unica della possibilità di creare consorzi di comuni, con identità e necessità similari, permette di poter sognare finalmente la nascita di quel Distretto Selinuntino che vedrebbe associati, con le vicine, ben collegate e culturalmente ed economicamente omogenee Città di Sciacca, Castelvetrano e Mazara un complesso di comuni che possano finalmente parlare un linguaggio comune.

Lasciamoci, pertanto, alle spalle senza troppi rimpianti la provincia di Girgenti (pardon Agrigento) e riprendiamoci quella dignità un tempo posseduta. Ne va del futuro dei nostri figli.

(Foto Ciliberto)

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