A QUELLI COME FELTRI: “IO MICA CE L’HO CON TE, MA CO’ QUELLI CHE TE STANNO VICINO E NUN T’HANNO BUTTATO DE SOTTO”

Caro Direttore, vorrei condividere con Te alcune riflessioni sulle parole pronunciate da Vittorio Feltri sulla “inferiorità” dei meridionali. Testualmente «i meridionali sono invidiosi nei nostri confronti e vivono un complesso di inferiorità, anche se io non credo nei complessi di inferiorità, credo che i meridionali, in molti casi, siano inferiori» (https://it.blastingnews.com/politica/2020/04).

Feltri ed i suoi sodali, alcuni dei quali si sono guardati bene dal prendere le distanze dalle dichiarazioni dell’ex direttore di Libero, con ciò dimostrando di condividere la farneticante esternazione, e mi riferisco a Mario Giordano ed a Alessandro Sallusti, ma anche a Piero Senaldi, sono assolutamente convinti di questa diversità antropologica, basta seguire i loro giornali o le loro testate televisive, ma non comprando i giornali. Perché quelli li sosteniamo già noi con le tasse che paghiamo: Libero, per esempio, prende dallo Stato un “sostegno” di più di 2 milioni di euro l’anno, che rispetto alle corbellerie che spara sono un’enormità.

Peraltro Libero, tra i quotidiani nazionali, è quello che registra il maggior calo percentuale della vendita di copie (non diffusione, che è un’altra cosa e riguarda anche le copie regalate per incartare il pesce), passando da volumi di vendita totali di 29.5 milioni di copie del 2012 a 9.4 milioni di copie del 2017 con un pesante meno 68% (fonte “La Radiografia di Libero Quotidiano”, 2018, in http://www.datamediahub.it/, P. L.  Santoro). Vuol dire che la gente, almeno quella che legge i giornali, tanto scema non è.

In realtà questi “intellettuali” sono gli sconclusionati grilli parlanti di una intellighentia razzista, ma molto più raffinata: basta leggere infatti alcuni saggi, come quello di Luca Ricolfi, “Il sacco del Nord: saggio sulla giustizia territoriale” del 2010, o come quello di Piercamillo Falasca e Carlo Lottieri, “Come il federalismo fiscale può salvare il Mezzogiorno”, del 2008, ed altri ancora che potrebbero essere menzionati, che sostengono l’ingiustizia di una erogazione di servizi pubblici uniforme su tutto il territorio nazionale, servizi che vengono finanziati con un prelievo fiscale che per svariate ragioni (progressività, redditi, ecc.) risulta più elevato nelle regioni più sviluppate (ossia quelle del nord, n.d.a.), sistema che oltre ad alimentare forme di parassitismo sociale al Sud (sic!), ha anche la responsabilità di privare le regioni più produttive di parte della loro ricchezza.

Io credo che non ci siano parole sufficienti per commentare queste sciocchezze, ma questo è un paese democratico e ciascuno è libero di dire ciò che vuole.

A dovere comunque trasporre la vicenda dal piano dell’informazione a quello della politica, operazione necessaria per capire uomini e cose, nonostante le tiepide reazioni dei responsabili dei partiti che da quei giornali sono sostenuti in maniera forte e continua, la cosa che mi sorprende è che le articolazioni regionali siciliane (oltre che quelle delle altre regioni meridionali) e quelle locali di Lega e Fratelli d’Italia non abbiano ritenuto di prendere una posizione netta rispetto alle corbellerie di Feltri e dei suoi sodali. I responsabili di questi due partiti ripetono da tempo ed ossessivamente soltanto un refrain “non moriremo democristiani”. Magari potessimo!

Ma poiché la migliore risposta è quella del ridicolo allora forse a Feltri potremmo dire, ricordando quello che il grande comico romano Petrolini disse a chi gli mandò sonori fischi durante un suo spettacolo: “Io mica ce l’ho cò te, ma cò quelli che te stanno vicino e nun t’hanno buttato de sotto”.

Alfredo Ambrosetti

 

Caro Alfredo, come non condividere la tua riflessione! La storia della nostra Sicilia è fin troppo ricca affinché stupidi irrazionali possano comprenderla. Anche quando questi stupidi irrazionali discettano di economia. Dimenticando che lo sviluppo del loro tessuto industriale si è reso possibile grazie alla gente del Sud, quella che produceva cultura e arte quando gli avi degli stupidi irrazionali abitavano ancora nelle caverne o, al massimo, nelle palafitte. E allora, a proposito di silenzio di taluni, mi viene in mente quella illuminata declinazione della tipologia dell’uomo partorito dal fertile Leonardo Sciascia. 

Mi rendo anche conto che, purtroppo, la TV di oggi è deragliata rispetto alle illuminate rubriche di approfondimento e di intrattenimento di anni che furono. Oggi si propende al mercato dell’urlo, all’esigenza di coprire ore di talk show con un mare di nefandezze. Certo, taluni non reggono il peso dell’età che avanza. Per loro un ritiro per godersi gli anni restanti alla conclusione della presenza terrena sarebbe già un’idea brillante. 

Filippo Cardinale