PRONTO SOCCORSO,TANTI CODICI BIANCHI E TANTE TENSIONI. SERVE UN SERVIZIO DI SICUREZZA

I problemi che caratterizzano la struttura ospedaliera del Paolo Giovanni II sono noti a tutti, da anni. Sia noi giornalisti, che Cittadinanzattiva, fino al Comitato Civico per la Sanità di Sciacca, abbiamo riportato i tanti disagi che la carenza di personale, soprattutto paramedico, crea ai cittadini. Sono fatti che si ripetono da anni e ogni manager nominato ha lasciato al successore una lunga lista di interventi che fino ad oggi sono rimasti, gran parte, sulla carta.

Oggi, non vogliamo ripetere quanto già è stato scritto. L’ultima lista di cose che non vanno è stata brillantemente stilata dal Comitato Civico per la Sanità di Sciacca e inviata al direttore generale dell’Asp di Agrigento.

Oggi, desideriamo risaltare quanto incida negativamente l’assenza della sanità del territorio sul flusso di pazienti che giungono al pronto soccorso. Una parte rilevante di accessi sono classificati codici bianchi. Sono sintoni accusati dai pazienti che possono, anzi dovrebbero, essere risolti dal medico di famiglia, dalla guardia medica. Ma basta un mal di pancia e spesso si ricorre al pronto soccorso. In tal modo si formano lunghe file. E’ ovvio che la precedenza dell’assistenza ricade sui codici che hanno un significato di emergenza più serio, tra questi il codice giallo e in primis il rosso.

Nonostante la carenza del personale al pronto soccorso, i medici sono due ma mancano infermieri e ausiliari. Svolgono un impegno continuo tanto da sembrare un numero superiore. La forte presenza di casi che possono essere affrontati senza ricorrere al pronto soccorso aumenta sensibilmente l’afflusso nell’area emergenza. Si creano ritardi nell’attesa, ed è ovvio visto che prima meritano priorità i casi più importanti dal punto di vista del soccorso sanitari.

E’ ovvio che nel corso della giornata arrivano casi di assoluta emergenza con infartuati, incidentati. Casi che fanno saltare l’attesa di chi magari è in turno da qualche ora.Ma questi casi hanno la priorità assoluta. E nel periodo estivo, purtroppo, aumentano di parecchio.

I corridoi del pronto soccorso diventano “bivacchi” di pazienti e soprattutto di parenti. Si arriva anche a “gruppi” di parenti. Il tutto crea evidente disagio.

Ciò che colpisce è l’assenza di un livello di sicurezza che eviti situazioni di tensione. Con parenti che chiedono insistentemente notizie sui tempi di visita, sull’arrivo delle analisi, sulle dimissioni o ricoveri. E mentre i medici sono intenti a soccorrere il paziente, all’interno delle due sale del pronto soccorso, sono costretti a subire improperi e un continuo bussare alla porta.

Ieri, personalmente, trovandomi al pronto soccorso, ho assistito a casi di tensione inusuale. Tanta gente, ormai ha perso il senso della misura, del buon fare. Sono intervenuto per sedare un uomo che era prossimo all’incandescenza.

Sarebbe opportuno, e se è in programma bisogna che si acceleri, organizzare meglio l’accesso al pronto soccorso con l’indispensabile presenza almeno delle guardie giurate. Ma sarebbe utile, anche, organizzare un sistema di comunicazione per i parenti in modo da evitare che questi stiano a fissa dimora dietro le porte del pronto soccorso pronti a inveire contro medici e personale.

Del resto, la serenità dei medici che in attività nell’area emergenza è una garanzia per tutti i pazienti. Al pronto soccorso di Sciacca confluisce una quantità notevole di pazienti che giungono da un territorio vastissimo e che include importanti lembi anche delle province di Palermo e Trapani.

Il pronto soccorso merita la priorità assoluta degli interventi programmati per una sua riorganizzazione. Il management consideri tale esigenza da codice rosso.

Filippo Cardinale