TERME, LA SECONDA VOLTA DI ARMAO. IL PRIMO FLOP E’ DEL 2012
L’assessore all’Economia Gaetano Armao ha il dono di far parte dei governi regionali senza misurarsi con l’elettorato. Con il Governo Lombardo fu “scelto”, come lo è stato in egual misura con il Governo Musumeci. In ambedue i casi, si è interessato delle terme. Ha più volte dichiarato che la scelta di chiudere le terme (marzo 2015) “è stata scellerata”. Ci consenta egregio avvocato, che dal Comune di Sciacca ha ricevuto incarichi professionali e parcelle con tanti zeri, la sua scoperta è simile a quella dell’acqua calda.
Ogni saccense sa bene che la chiusura delle terme non è stato un atto di intelligenza. Ma in questa terra nessuno paga, né la politica né la burocrazia. Si è creato un danno immane, sia erariale che di immagine della città. Ma tutto scivola e si disperde nel mare, come l’acqua che scorre nei fiumi.
Gaetano Armao venne a Sciacca, con tanto di accoglienza nell’aula consiliare, il 6 giugno 2011 (la foto si riferisce a quel momento) e presentò il bando per l’affidamento delle strutture termali. Ci fu gioia, qualcuno lo propose santo subito. Finalmente tutto risolto. Mi pare quel gioco in cui la velocità la fa da padrona e nell’elencare gli animali battendo le mani per quelli che volano, qualcuno, preso dalla foga, le batté anche quando si disse vola vola lu sceccu.
Quel bando sbandierato in quell’occasione-passerella, una delle numerose che i saccensi devono subire, fece la fine del topo, il quale animaletto non vola ma finisce nelle trappole. E così quel bando sortì l’interesse di un saccense che manifestò il suo interesse per gestire la struttura coperta delle piscine Molinelli. Attenzione: solo quella piccola struttura adibita a bar e pizzeria. Fu detto che il bando venne elaborato malamente, e tanto altro.
Oggi, Armao ritenta. Del resto in tanti giochi si esporta pure chi non vince a ritentare, sarai più fortunato.
Noi, ovviamente, auspichiamo che le terme possano riaprire subito, già da domani. Ma stiamo con i piedi per terra. Il bando non prevede l’affidamento di tutte le strutture, anzi non include l’unicità mondiale delle stufe di San Calogero, alberghi inclusi. La manifestazione di interesse, per un imprenditore di caratura internazionale, dunque, dovrebbe limitarsi solo al Grand Hotel delle Terme con 80 posti letto e che non risponde più ai nuovi canoni dell’hotelleria moderna, uno stabilimento termale che non è in linea con il mercato alla ricerca di nuove forme di benessere fisico.
Quando ascoltiamo Armao siamo presi da una sorte di commozione: da un lato le sue parole spruzzano ottimismo, dall’altro, i suoi occhietti nascondono malamente una situazione difficile che vede le terme infilate in un cul de sac.
Armao sta lavorando per un secondo bando. Speriamo che abbia una sorte diversa dal primo. Per saperlo, basta attendere. Quattro anni dalla chiusura sono trascorsi e la Regione non si è svenata per la premura.
Filippo Cardinale