“LA NOSTRA E’ LA CITTA’ DELLE PORTE CHIUSE”

Un cittadino, un uomo impegnato da sempre nel mondo degli Scout, un saccense che sente di dire la sua, di esternare il proprio dolore rispetto al non rispetto dei fondamentali di una città che si autodefinisce “turistica”. Prendiamo la rabbia, il dolore, di Antonino Porrello, che in un post del suo profilo Facebook rappresenta “la dannazione” di una città che si chiude come un riccio. Come è possibile che l’ufficio turistico rimane chiuso oggi, 11 maggio, ore 11.30?

E’ una città che ha perso la propria vocazione e identità: questa porta chiusa dell’ufficio turistico comunale di Sciacca (ore 11,30 di sabato 11 maggio) è molto di più di un ufficio chiuso. E’ il simbolo di una città che ha nei fatti rinunziato alla sua stessa identità di città turistica. Dinanzi a questa porta chiusa (e a 20 metri di distanza c’è un’altra porta chiusa, quella dell’Azienda di Soggiorno e Turismo) ogni cittadino appassionato del bene comune, che ami davvero la propria città, dovrebbe vergognarsi e partecipare ad un mea culpa collettivo.

E di questa responsabilità collettiva è, ovviamente, la più significativa espressione una classe politica ed amministrativa incapace di tenere aperto e funzionale, in ogni giorno della settimana, l’ufficio turistico comunale, come avviene in ogni parte del mondoQuesto porta chiusa riassume la chiusura, ormai patologica, a ogni seria e concreta progettualità di futuro che faccia dello sviluppo turistico il suo principale traino.

Occorrerebbe innanzitutto ripartire da queste piccole grandi cose, che qualunque amministratore degno di tal nome è in grado di realizzare e qualunque cittadino dotato di senso civico dovrebbe pretendere. Come si può progettare e programmare lo sviluppo di una città che dovrebbe costruire il proprio futuro utilizzando innanzitutto il proprio patrimonio di autentici tesori, se non si riesce neanche a capire l’importanza, innanzitutto d’immagine, di un ufficio turistico?

Ecco perché la nostra è ormai la città delle porte chiuse: stabilimenti termale, piscine termali e non, parco termale, teatro, grotte vaporose di Monte Kronio, Museo del Mare e tanto, tanto altro. Le giovani generazioni hanno financo perso la memoria non solo della storia ma anche del patrimonio naturale della nostra città. Se chiedete ad un giovane che cos’è l’Oro Bianco di Sciacca (il più grande bacino idrotermale d’Europa), magari non ne conosce neanche l’esistenza. Come si fa a non incazzarsi, se si ama davvero questa città?

Occorre una rivoluzione popolare, innanzitutto educativa e culturale, occorre un movimento di cittadini ancora capaci di indignarsi di fronte a un tale scempio, in grado di risvegliare cuori e coscienze di donne, uomini e associazioni che scendano finalmente in campo e si rimbocchino le maniche per ridare dignità e futuro ad una città dalle enormi potenzialità, oggi purtroppo violentate e dimenticate. Se ti riconosci in questo appello civico, condividilo e diffondilo sui social.

 

Caro dottore Porrello, colgo la sua rabbia come mia. Ogni giorno, giornalisticamente, il Corrieredisciacca è impegnato a rappresentare le storture di una città bellissima, ma bruttissima, nel contempo, per la incapacità della politica. Non si chiede la luna, si chiede la normalità. Eppure, caro dottore, anche questa ci è negata. Duole, moltissimo, constatare che il saccense si è assuefatto ad un livello di qualità della vita talmente basso da non avere più la forza di uno scatto di “rabbia e orgoglio”. Ci piacerebbe scrivere di cose belle della nostra città, lo facciamo grazie alle iniziative di alcune associazioni che mostrano non solo senso di civiltà ma anche senso di amore per la città. So quale rabbia ci sia in lei che da sempre traccia un percorso sano di vita ai giovanissimi e giovani di questa città. So quanto sia difficile far comprendere a tali giovani saccensi come  sia importante mantenere accesa la fiamma d’amore per la propria città. La stessa città che a causa di adulti della politica chiude le porte. 

Filippo Cardinale