NON CONSENTONO AI BIMBI DISABILI DI GIOCARE. L’INERZIA SENZA LIMITI E VERGOGNA

Montato da oltre una anno, il gioco che consente ai bambini diversamente abili di passare un pò di tempo in serenità e in divertimento non è mai stato collaudato. Anzi, nel tempo si è degradato. L’unica grande intuizione di qualche dirigente è stata quella di piazzarvi una recinzione. Come recintata è stata la struttura in legno, realizzata con la riqualificazione del Borgo dello Stazzone e destinata a tutti, per sedersi al riparo dal sole.

Senza catene e sedioline è l’altalena, anch’essa piazzata nell’area dei giochi destinata ai bimbi. E’ lo specchio di una amministrazione e burocrazia lontana vergognosamente dai più elementari bisogni dei suoi cittadini. Specie quelli più piccoli. E’ semplicemente vergognoso l’inerzia nei confronti dei bambini diversamente abili che non possono godere della loro giostra, mai collaudata, mai funzionante, sempre recintata. E’ la forza della burocrazia, l’inerzia della politica, contro la debolezza dei piccoli e indifesi. Ci vergogniamo profondamente a vedere quella scena del crimine, un crimine senza morti, ma un crimine che ferisce profondamente chi già porta ferite insanabili ed è costretto a lottare contro un mostro insensibile, che non vede, che non sente.

La vergogna si estende nel constatare che da un anno, la struttura in legno collocata allo Stazzone è recintata perchè bisogna di manutenzione. E’ una ciittà che chiude, anzichè aprire. E’una città che vive nel dispetto di chi ha il compito di provvedere ad essa e non lo fa.

Sono fatti banali, di immediata soluzione. Eppure, il tempo scorre inesorabile in barba alle numerose sollecitazioni fatte dal nostro stesso giornale, dai cittadini. Un’amministrazione che non sente ragioni, che non sente le ragioni della gente, del Comitato dello Stazzone. Ma la vergogna più pesante è che non sente la tristezza di bambini diversamente abili che vedono quel gioco recintato. Una piccola speranza di divertimento ammazzata dall’inerzia dei grandi, degli insensibili che pure tengono le redini della nostra città.

Filippo Cardinale