ESTORSIONE AL VERDURA, PER IMPRENDITORE RIBERESE PM CHIEDE 4 ANNI E 8 MESI DI RECLUSIONE
Finita la requisitoria, il magistrato inquirente Christian Del Turco ha chiesto, nel corso dell’udienza di ieri con rito abbreviato, la condanna a 4 anni e 8 mesi di reclusione a carico di Ignazio Tavormina, di 52 anni, imprenditore di Ribera, la cui ditta da anni si è occupata della cura del verde(esclusi i campi da golf) al Verdura Resort di sir Rocco Forte. I capi di imputazione sono di estorsione e tentata estorsione. Adesso si attende l’udienza del prossimo 15 marzo, quando il Gup Alberto Davigo emetterà la sentenza, dopo le eventuali repliche. La difesa di Taormina, rappresentata dagli avvocati Nicola Puma e Accursio Piro, ha chiesto l’assoluzione. La società di sir Rocco Forte, i suoi ex general manager sono rappresentati dagli avvocati Giovanni e Sergio Vaccaro. In sei si sono costituiti parte civile per il risarcimento dei danni patrimoniali e morali. La società di sir Rocco Forte, Mediterranea Golf & Resort, ha chiesto 400 mila euro,mentre 50.000 euro sono stati chiesti per ciascuno dei sei costituitisi parte civile.
Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Sciacca, sono state condotte dai carabinieri della Compagnia di Sciacca. I fatti contesti a Ignazio Taormina comprendono un periodo che va dal 2009 al 2016. Secondo la ricostruzione degli investigatori, alla base delle presunte estorsioni ci sarebbe il contratto di appalto tra la sua azienda e il Verdura Golf. E le presunte estorsioni sarebbero partite quando il Tavormina avrebbe compreso che il management non avrebbe rinnovato il contratto di appalto per diverse centinaia di migliaia di euro. Secondo gli inquirenti, Tavormina avrebbe posto in essere comportamenti intimidatori sia verbali che materiali. Comportamenti intimidatori nei confronti di General Managerm di dirigenti e impiegati. Tra i presunti comportamenti intimidatori anche quello di aver impartito disposizioni ai propri dipendenti di sabotare automezzi del resort.
Anche il presidente della cooperativa incaricata dei servizi di portineria, Nino Zabbara, sarebbe stato oggetto di azioni intimidatorie, successivamente al 2009. Sul parabrezza della sua auto, secondo gli investigatori, Tavormina avrebbe fatto posizionare sul parabrezza una busta contenente un tappo di sughero e una cartuccia.
Le intimidazioni verbali sarebbero continuate nei primi di ottobre del 2014. Minacce rivolte al General Manager e ad un funzionario e che avrebbero provocato tanta paura per l’incolumità propria e dei famigliari. l tutto, sempre l’ipotesi accusatoria, per consentire al Tavormina di continuare con il suo contratto di appalto nella gestione delle aree verdi del resort. Contratto corposo, poi ridotto di entità, fino a 210 mila euro all’anno. Le intimidazioni, per gli investigatori, avrebbero permesso al Tavormina il rinnovo contrattuale per conseguire un ingiusto profitto.
Gli investigatori hanno raccolto testimonianze di diversi top manager e impiegati destinatari di intimidazioni.
Secondo gli investigatori, le estorsioni sarebbero sorte quando il general manager del tempo avrebbe considerato una riduzione del corposo appalto e porre fine al contratto. Taormina, secondo la pubblica accusa, avrebbe messo in campo un atteggiamento arrogante e intimidatorio all’interno del resort, formulando anche minacce verbali, dirette ed indirette, nei confronti di dirigenti e dipendenti del resort, finanche con atti di sabotaggio di automezzi appartenenti al resort, ma anche a privati.
Filippo Cardinale