LA CACCIA A MESSINA DENARO: I GREGARI INTERCETTATI (video)

L’attività investigativa scaturita oggi nel blitz avvenuto nell’area trapanese, alla ricerca di Matteo Messina Denaro, ha costituito un’ulteriore fase delle indagini del Ros per la cattura del superlatitante attraverso il progressivo depotenziamento dei circuiti di riferimento e il depauperamento delle risorse economiche del gruppo criminale.

Le perquisizioni dei numerosi obiettivi individuati, come abitazioni, proprietà rurali ed esercizi commerciali, hanno già permesso di arrestare in flagranza di reato due degli indagati, trovati rispettivamente in possesso di pistole illegalmente detenute, una Baby Browning cal. 635 munita di caricatore con 5 colpi e un revolver cal. 22 con 20 cartucce.

Sequestrate apparecchiature informatiche e per le telecomunicazioni e una copiosa documentazione, materiale questo che è già al vaglio dei tecnici e degli analisti del Rosa e che, ritengono i carabinieri, potrà fornire spunti utili per il proseguo delle investigazioni.

Militari dell’Arma hanno anche fermato, su disposizione della Dda della Procura di Palermo, Matteo Tamburello, esponente di spicco della famiglia di cosa nostra di Mazara del Vallo, indagato per associazione mafiosa, trasferimento fraudolento di valori e violazione degli obblighi inerenti la sorveglianza speciale.

Al centro delle indagine ci sono i mandamenti mafiosi di Mazara del Vallo e di Castelvetrano nel cui alveo sono state documentate «qualificate interlocuzioni intrattenute da Tamburello con soggetti riconducibili al reggente del mandamento di Castelvetrano, Gaspare Como, cognato del latitante Matteo Messina Denaro», arrestato sempre dal Ros lo scorso aprile nell’ambito della indagine “Anno zero”.

Le investigazioni sul clan mafioso mazarese hanno permesso di «individuare la fase riorganizzativa degli assetti di vertice, fornendo importanti elementi sulla sua collocazione baricentrica nelle relazioni criminali nella Sicilia occidentale».