POLITICA, IL DANNO “NUMERICO” DELL’AZZERAMENTO

In ragioneria esiste la contabilità a partita doppia. Una voce contabile ha una duplice valenza: entrata e uscita. Da essa non si può prescindere.

Politicamente, l’esempio della contabilità a partita doppia calza magnificamente nel caso della crisi politica vissuta (e non terminata) dal sindaco Valenti. Mettiamo da parte ogni commento sulla possibilità di fare della nuova Giunta. I giorni seguenti ci dipingeranno il nuovo quadro degli “obiettivi” che la nuova “squadra” dovrà raggiungere. Un quadro che non ammette spennellate perché il tal caso vi sarebbe solo una via d’uscita: le dimissioni del primo cittadino (“Non posso più sbagliare”).

Ma vediamo nella contabilità politica cosa è avvenuto. Francesca Valenti, prima della crisi politica estiva, poteva contare su 14 consiglieri comunali su 24. Dunque, il suo “progetto” aveva il sostegno di una maggioranza consiliare consistente. La sua Giunta, scelta inizialmente con entusiasmo  e con la quale ha convissuto per 14 mesi (cioè quasi un quarto del suo mandato), pesava elettoralmente 998 voti (Bellanca 491, Mandracchia 507), senza contare l’apporto di Gioacchino Settecasi che nelle scorse elezioni non si è candidato, ma che in quelle del 2012 riportò 318 voti sotto l’egida di Cantiere Popolare.  Complessivamente, un consenso elettorale di 1.300 voti. Una cifra ragguardevole.

La nuova Giunta, dal punto di vista del peso elettorale, pesa 562 voti (Fabio Leonte). Solo questa cifra, perché le new entry non hanno mai avuto la prova elettorale, tranne Brunetto con 123 voti nelle ultime elezioni con Sciacca Democratica (e nel 2012 con MPA riportando 140 voti). Dunque, la partita doppia contabile politica vede un’uscita di 1.300 voti con una contropartita di 562. Un deficit di 738 voti. L’operazione, vista dal punto di vista politico-elettorale è deficitaria.

In Consiglio comunale lo tsunami deve ancora produrre gli effetti. Il sindaco, in queste ore, è impegnato a incontrare singolarmente i consiglieri comunali di maggioranza. Anche qui, applichiamo il concetto delle contabilità doppia.

Prima della crisi e dell’azzeramento, la Valenti poteva contare, con i 14 consiglieri, su un apporto elettorale di 5.047 (incluso Bellanca). Con le dimissioni da consigliere comunale di quest’ultimo e la surroga di Gianluca Guardino, la cifra scende a 4.871 (Bellanca ha riportato 491 voti, Guardino 176). Le dimissioni di Bellanca riducono di 318 voti il consenso iniziale dei 14 consiglieri di maggioranza.

Ma non finisce qui. L’operazione “squadra nuova” della Valenti produce effetti domino. Le modalità, l’evolversi e la soluzione della crisi, lasciano sul campo ferite difficilmente sanabili. Cinzia Deliberto, Carmela Santangelo, Paolo Mandracchia, hanno già, in modo inequivocabile, espresso la loro sensazione, idea, amarezza. Sul metodo e sul merito adottati dal sindaco. I tre consiglieri comunali sommano 1.162 voti. Gli effetti dell’azzeramento si vedranno presto. Ma soprattutto, se si guarda l’operazione dal punto di vista politico, dai 5.047 voti espressi dei 14 consiglieri comunali della maggioranza, al suo insediamento, si scende, oggi, a 3.709

In un sol colpo, il sindaco Valenti, e i due referenti politici di rango, hanno creato un’emorragia di consenso di 1.338 voti, si sono giocati il 26,5% del consenso iniziale.

C’è un altro danno politico. La “strategia” della Valenti porta alla distruzione di due gruppi: Nostra Sciacca e Uniti per Sciacca. La prospettiva è una dichiarazione di indipendenza che di fatto cancellerà i due gruppi dai banchi consiliari della maggioranza.

Senza prendere in considerazione che tre quinti della nuova Giunta avrà necessariamente bisogno di parecchi mesi per comprendere la complessa macchina amministrativa. Quattordici mesi sono già passati. Un famoso gioco, dopo un errore, porta alla casella di partenza. Il tempo è prezioso, ma passa inesorabilmente, specie se infruttuoso.

Filippo Cardinale