CASO MONTANTE, CHIUSA LA PRIMA TRANCHE DI INDAGINI. A SETTEMBRE LA SECONDA
La procura di Caltanissetta imputa una nuova accusa all’ex presidente del Senato Renato Schifani, che a maggio aveva ricevuto un’avviso di garanzia per rivelazione di notizie riservate e favoreggiamento nei confronti dell’ex numero uno di Sicindustria Antonello Montante. Adesso, con la chiusura dell’indagine, viene mossa anche la contestazione di “concorso esterno in associazione a delinquere”.
Antonello Montante, imprenditore ed ex presidente di Sicindustria e “paladino” dell’antimafia è accusato di aver creato associazioni a delinquere, per spiare i magistrati di Caltanissetta e per orientare la gestione dei fondi pubblici dell’assessorato regionale Attività produttive.
Sono complessivamente 24 le persone raggiunte dal provvedimento di chiusura dell’inchiesta. Agli arresti domiciliari, con l’accusa di associazione a delinquere, ci sono ancora il colonnello D’Agata, Diego Di Simone (capo della security di Confindustria), Marco De Angelis (sostituto commissario in servizio a Palermo) ed Ettore Orfanello (ex comandante del nucleo di polizia tributaria della Finanza nissena). Indagati anche il sovrintendente della polizia Salvatore Graceffa, l’imprenditore Massimo Romano, Gianfranco Ardizzone (ex comandante provinciale della Guardia di finanza di Caltanissetta), Mario Sanfilippo (comandante del gruppo Tutela spesa pubblica del nucleo di Pt di Caltanissetta), Salvatore e Andrea Calì (titolari di una ditta di intelligence, rispondono di favoreggiamento), il colonnello Letterio Romeo (l’ex comandante del Reparto Operativo dei carabinieri di Caltanissetta deve difendersi dall’accusa di soppressione di atti). E poi, ancora, il dirigente generale dell’assessorato Attività produttive Alessandro Ferrara (indagato per favoreggiamento), il sindacalista Maurizio Bernava (favoreggiamento), Carlo La Rotonda (il direttore di Confindustria Centro Sicilia, indagato per simulazione di reato) e Salvatore Mauro (dipendente dei Calì, risponde della stessa imputazione di La Rotonda). Indagate per favoreggiamento anche le collaboratrici di Montante, Rosetta Cangialosi e Carmela Giardina: la notte del blitz a Milano, aiutarono il leader di Confindustria a distruggere pen drive e appunti, poi lanciati dalla finestra in un pozzo luce.