GIUNTA VALENTI UN ANNO DOPO, ADESSO IL RODAGGIO E’ FINITO

Il primo anno dell’Amministrazione Valenti è andato. Se il primo cittadino si valuta con una sufficienza, il saccense è più severo a dare valutazioni. In questo primo anno di “cambiamento” annunciato si è visto poco. Scaricare la colpa al destino può apparire comodo, ed ecco le solite emergenze: randagismo, acqua, rifiuti. Di lavoro non si parla, nonostante le ormai affievolite urla di Franco Zammuto, il quale quando era segretario della locale Cgil accendeva i riflettori sul tema. Ovviamente, inascoltato. Il sindaco è più sorridente perché il palinsesto dell’estate saccense sarà diverso da quello scipito dello scorso anno. Non si vive di soli palinsesti, specie quando la città ha emergenze continue che non riesce a risolvere.

Nel primo anno abbiamo visto cose già viste con la “vecchia” politica. Ma quando è il vecchio a parlare di  nuovo, rifacendosi il lifting con il linguaggio del politichese di qualche decennio fa, allora si comprende meglio che le uniche novità politiche sono consistite in un primo step di dimissioni per consentire la chiusura dei conti delle promesse elettorali. Ma il conto rimane aperto. E, dunque, passata l’estate, sarà la volta del secondo step. C’è da far quadrare le esigenze di chi in Giunta ha avuto promesso due assessori. E così dopo un anno terminerà il “volontariato” di un assessore per soddisfare il pallottoliere della vecchia politica.  Ma poi ci saranno altri equilibri da rispettare. Aggiustamenti in Giunta, sostituzioni. Se questa non è vecchia politica, cos’è allora? E qui ritorna il nostro dna gattopardiano.

L’allora candidata Francesca Valenti, specie nel primo turno, mise in seconda, ma anche in terza, fila il vecchio. Lei rappresentava il nuovo, tanto da coniare quel poco opportuno slogan #maipiùcinqueannicosì. Uno slogan che è stato lanciato e rischia di trasformarsi in boomerang. Vinse sull’avversario, ma non stravinse, e la gente credette nel new deal valentiano. Spetta al sindaco, e solo a lei, dimostrare ciò che aveva trasmesso in campagna elettorale, tenendo a debita distanza, specie sui palchi, la vecchia politica.

Un anno è trascorso, l’aumento dell’imposta di soggiorno ha arricchito il capitolo relativo alle spese per finalità turistiche. L’aumento della Tari è servita per coprire l’aumento del costo della raccolta e smaltimento dei rifiuti. Lo scorso anno il bilancio di previsione 2018 è stato approvato con molto ritardo, quest’anno ancora deve essere approvato, e siamo a metà dell’anno.

Il bilancio, a detta del sindaco, sarà lo spartiacque tra la gettata delle fondamenta e l’edificazione dell’edificio. Siamo convinti che sarà così, perché il contrario dimostrerebbe che amministrare una città come Sciacca, difficilissima, priva di mezzi come tutti i Comuni, specie quelli del Sud, è compito assai arduo. Il contrario di quello che si svolge quando si è all’opposizione, dove è facile imputare il maltempo su chi amministra.

Da dicembre ad oggi sono ancora congelate le posizioni amministrative. Ciò ha creato un rallentamento, ma anche malcontento, nella macchina burocratica comunale; e vi percepisce a pieni mani.

Il saccense è particolare, ma soprattutto ha un ritmo di empatia sottilissimo. A detta del sindaco, dopo l’estate si vedranno in giro le betoniere, quelle che getteranno il cemento sulle fondamenta per edificare la Sciacca del cambiamento.

Noi siamo qui.

Filippo Cardinale