LEO D’AMICO NON CE L’HA FATTA. E’ DECEDUTO DOPO UN MESE DI AGONIA
E’ morto questa mattina Leonardo D’Amico, il 48enne di Sambuca di Sicilia investito la mattina del 9 maggio scorso all’altezza dei bivi di contrada Maddalusa, lungo la statale 640, corso della quinta tappa del “Giro d’Italia”.
Le condizioni condizioni dell’uomo sono apparse subito drammatiche. Venne trasferito in elisoccorso all’ospedale “Sant’Elia” di Caltanissetta. E’ stato sottoposto a diversi interventi chirurgici. Il quadro clinico, seppur rimasto grave, sembrava essersi stabilizzato. Poi, all’alba di oggi, il quarantottenne si è aggravato e stamani, all’unità operativa di Rianimazione, il quarantottenne è spirato.
Poche ore dopo il terribile incidente, la polizia Stradale – coordinata dal vice questore aggiunto Andrea Morreale – ha arrestato e posto ai domiciliari, per le ipotesi di reato di resistenza a pubblico ufficiale e lesioni personali colpose, Gaetano Agozzino, 70 anni. L’anziano ha ammesso le sue responsabilità ed ha nominato quale suo difensore di fiducia l’avvocato Salvatore Maurizio Buggea che, nei giorni scorsi, ha chiesto la revoca dei domiciliari. Con la morte di Leonardo D’Amico, il quadro accusatorio di Agozzino si aggrava pesantemente. Infatti, l’accusa iniziale di lesioni personali colpose muta in omicidio stradale. Reato che prevede fino a 15 anni di carcere.
Ad indagare sul gravissimo incidente sono il sostituto procuratore Paola Vetro, allora Pm di turno, e il procuratore aggiunto Salvatore Vella.
La strada era chiusa perchè percorso del Giro d’Italia. Vi erano le transenne e i dipendenti dell’Anas avrebbero, inizialmente, cercato di spiegare ad Agozzino l’impossibilità a percorrere la statale. Ne sarebbe nato anche un alterco perché, a quanto pare, l’automobilista avrebbe continuato ad insistere. Poi – stando alle ricostruzioni fatte dalla polizia Stradale e dalla Procura della Repubblica di Agrigento – il settantenne sarebbe salito in macchina e accelerando si sarebbe fiondato sulla statale dove sopraggiungeva con una motocicletta Leo D’Amico, investendolo in pieno.
Filippo Cardinale