ACQUISTO AZIONI DI CAMPIONE, MA I COMUNI SONO GIA’ PRONTI ECONOMICAMENTE?
La proposta lanciata dal deputato regionale Carmelo Pullara (a Sciacca il riferimento politico è il consigliere comunale Carmela Santangelo) farà discutere ma soprattutto consentirà (forse) di scoprire le carte sul tavolo. Quelle carte divise tra i 27 Comuni che, obbedendo alla legge, hanno concesso le reti idriche al gestore, e tra gli altri 16 che si sono rifiutati (andando contro le norme). Il recente affidamento all’avvocato Mazzarella per dare corso alla diffide ad adempiere una lista di contestazioni raccolte dai Comuni (ma già l’avvocato era stato consultato, al costo di 12 mila euro, partorendo una relazione nella quale si evidenziavano diverse difficoltà, in primis la primaria inadempienza dell’Ati (e ancor prima dell’Ato) nel non rispettare il contratto di appalto che prevedeva la gestione intera delle reti idriche dei 43 Comuni. Ma questo è un altro discorso che inevitabilmente confluirà nelle aule giudiziarie.
Soffermiamoci sulla proposta dell’onorevole Carmelo Pullara, nata subito dopo che il presidente della Girgenti Acque, Marco Campione, ha paventato la sua volontà di cedere le proprie quote sociali, il 51% del capitale sociale, ad un gruppo estero.
Girgenti Acque è un raggruppamento di imprese all’interno del quale c’è il Voltano che possiede il 13 per cento delle azioni ed è una società a capitale interamente pubblico. Capitale formato dai Comuni soci del Voltano. Facendo parte del raggruppamento può esercitare il diritto di prelazione. In pratica, se Campione dovesse vendere, il Voltano ha il diritto di acquistare prima di un terzo esterno al raggruppamento.
Il diritto di prelazione, dunque, consentirebbe al Voltano e, quindi, ai 43 Comuni di rilevare il 51 per cento di Girgenti Acque, che sommato al 13 per cento già in possesso, arriverebbe al 64 per cento. La gestione del servizio idrico, in questo caso, sarebbe pubblica.
Ma i Comuni sarebbero già pronti all’operazione? Hanno i fondi necessari? E i Comuni di Porto Empedocle e Favara che hanno dichiarato il dissesto? Certo, che anche Sciacca non ride. Ma questi sono compiti dei sindaci che hanno il compito, sin da subito, si essere chiari con i cittadini. Ma un dovere è a loro carico: dare seguito con i fatti alle gesta eroiche vantate nei giorni scorsi, se non vogliono essere “scoperti” dai cittadini come venditori di fumo.
Il primo passo obbligato sarebbe quello già di istituire un capitolo di bilancio ad hoc, ovviamente con relativa robusta posta. Già questo sarebbe un passo avanti concreto, spiegando alla città che il soldi per il “Piano B” alternativo alla Girgenti Acque c’è. Dovrebbero, in verità essere anche onesti nello spiegare, subito, qual è la forma alternativa al privato, visto che la legge nazionale non consente una gestione pubblica.
Oggi l’intero capitale sociale di Girgenti Acque è di 4,6 milioni di euro. La quota di Campione è di 2,4 milioni di euro. Il prezzo di mercato potrebbe anche salire e arrivare al doppio, ma la spesa sarebbe comunque divisa tra i 43 Comuni.
Ma i costi non sono solo questi. Campione ha già parlato del recupero dei 14 milioni di euro spesi per l’investimento dei contatori. Ma poi nasce un altro interrogativo. I Comuni come faranno ad anticipare il 30% della quota per gli investimenti nazionali ed europei? Ci sono circa 120 milioni di finanziamenti per il rifacimento delle reti idriche dei 43 Comuini agrigentini, i quali dovrebbero anticpare il 30% che equivale a 36 milioni di euro (da dividere in quota parte tra i 43 Comuni).
A questo punto è utile rinverdire la memoria e capire la politica, cioè i sindaci, come hanno contribuito con le loro indecisioni, tentennamenti e tattiche stupide, a lasciare il campo delle decisioni per lasciarle nelle mani altrui. Nel novembre 2007 l’Ambito idrico e Girgenti Acque firmarono il contratto per la gestione del servizio idrico. Nel rispetto del contratto, i 43 Comuni erano obbligati a consegnare le reti e le risorse idriche e doveva essere approvata la tariffa, stabilire, in pratica, il costo dell’acqua unico in tutti i Comuni della Provincia serviti da Girgenti Acque. Ma solo 27 Comuni consegnarono le reti, mentre sedici si rifiutarono di farlo ed iniziò un susseguirsi di convocazioni di assemblee presso l’Ambito idrico che andarono, per cinque anni, a vuoto senza mai approvare la tariffa che fu poi decisa nel 2012 dal Commissario nominato dalla Regione. I nostri sindaci si lavarono le mani e fecero decidere ad un Commissario.
Nel 2012 Girgenti Acque chiede il risarcimento delle perdite finanziarie causate dal ritardo dell’approvazione della tariffa e, inoltre, il pagamento dei danni derivanti dalla non consegna delle reti e delle risorse idriche di 16 Comuni. L’importo chiesto da Girgenti acque è di circa 80 milioni di euro. Questi fatti hanno anche un risvolto giuridico contenuto nel parere dell’avvocato Mazzarella del dicembre scorso, nel quale in buona sostanza si sottolinea il paradosso che di inadempienze l’Ati ne ha fatte più grosse di Girgenti Acque.
Ci sono molte carte da scoprire. Il tempo è galantuomo e consentirà di scoprire chi bara. E al tavolo del gioco a sedersi sono in molti.
Filippo Cardinale