BORDEA: BRETELLA, LACCI E LACCIOLI. STORIA DI UNA SCANDALO
Passano i giorni, passano le settimane, e così i mesi. Se non fosse che sono in sofferenza diverse attività commerciali, verrebbe da ridere. Ma l’unico effetto che sortisce la vicenda dell’apertura del nuovo e diretto accesso alla contrada Bordea è quello di uno sconcerto, sommato alla constatazione che la burocrazia uccide più della mafia. Vi sono diversi modi di uccidere, quello cruento e criminale, ma anche quello dell’indifferenza di chi è preposto a risolvere i problemi dei cittadini.
La domanda che appare spontanea è la seguente. Perché se l’Anas ha autorizzato la realizzazione dell’accesso, perché se è tutto pronto, inclusa segnaletica verticale e orizzontale, dal Comune non arriva il via per l’apertura al traffico veicolare? Tanto più se l’accesso è stato realizzato con soldi dei privati e del Comune, una sinergia che avrebbe dovuto alleviare l’isolamento in cui si trova quella zona commerciale e residenziale.
Dapprima c’era un vincolo di manutenzione posto dall’Anas, ovvero che il Comune prendesse in carico 2 chilometri di SS 115, dal nuovo accesso fino a dopo le gallerie. Poi il limite è sceso a 600 metri, dall’accesso al sottopasso.
Ci risulta che da parte dell’Amministrazione comunale ci sia la volontà di dipanare la matassa. Ci sono attività che non possono iniziare ad operare perché importanti brand, che hanno preso in affitto grandi locali, hanno sottoposto il tutto all’apertura dell’accesso già realizzato.
Se la politica non riesce a risolvere perché la burocrazia alza il freno fino ad allungare all’inverosimile i tempi, allora vorremmo comprendere di chi è la responsabilità della stasi. Sarà un nostro compito se nel corso della settimana non ci sono novità svelare uffici e responsabili, con nome e cognome, che frenano su questa vicenda.
Ancora il Comune non si è reso conto che la vicenda assume il profilo dello scandalo. Lo faremo capire noi non mollando la questione.
Filippo Cardinale