MAFIA, IL SACCENSE DOMENICO FRISCIA ERA CANDIDATO AL RUOLO DI CAPO

L’operazione condotta dai carabinieri del Comando Provinciale di Agrigento, effettuata nel corso della scorsa notte, si è conclusa con l’esecuzione di sette ordinanza di custodia cautelare in carcere per associazione di tipo mafioso aggravata dall’uso delle armi.

In un articolo a parte, abbiamo pubblicato i destinatari dell’ordinanza di arresto, tutti appartenenti alla famiglia di Menfi. Le indagini della DDA di Palermo fanno emergere il ruolo apicale di un elemento della famiglia mafiosa di Sciacca, Domenico Friscia.

IL DOPO “SCACCO MATTO” E LA RIORGANIZZAZIONE DELLA FAMIGLIA DI MENFI. IL SACCENSE DOMENICO FRISCIA CANDIDATO A CAPO DELLA FAMIGLIA DI MENFI. L’operazione Scacco Matto, portata a segno da un’altra imponente operazione dei Carabinieri nel 2008 (SCACCO MATT”) aveva disarticolata Cosa Nostra in tutta la valle del Belìce, ma anche nei Comuni di Sciaxcca, Burgio, Villafranca Sicula.

Dopo la decimazione dei capi mafiosi con l’operazione Scacco Macco, la famiglia di Menfi aveva la necessità di individuare il nuovo capo. Secondo la ricostruzione della DDA di Palermo e le investigazioni dei carabinieri, in un primo tempo fu contattato il saccense Domenico Friscia, “autorevole esponente di vertice della famiglia di Sciacca”.  Oltre a Domenico Friscia è stato sondato il terreno con il medico menfitano Pellegrino Scirica “al fine di comprendere se questi avesse preso o meno le redini dell’organizzazione in un momento di sbandamento”.

Gli investigatori spiegano che “prima di muoversi per tessere la sua ragnatela di contatti con picciotti a sua disposizione, la famiglia ha chiesto ed ottenuto l’autorizzazione di Pietro Campo in occasione di due incontri avvenuti rispettivamente il 30 giugno e il 9 luglio 2015. Ottenuta l’investitura, la rinata famiglia di Menfi ha ripreso il controllo del territorio, iniziando dal business dell’imposizione dei video poker e delle slot machines negli esercizi commerciali della località rivierasca. Emblematica è la conversazione in cui gli indagati affermano: ”Ci dobbiamo mettere con le macchinette e ce li prendiamo noialtri i soldi!”.

Tra gli elementi apicali coinvolti nell’indagine, Domenico Friscia è definito dagli investigatori “personaggio di spicco della famiglia di Sciacca, già noto nell’ambito di altri procedimenti penali,” il quale si sarebbe anche attivato al fine di procurarsi armi da fuoco da tenere nella disponibilità dell’organizzazione”.

 

 


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