NO AI TERMOVALORIZZATORI: MUSUMECI PRESENTA PIANO RIFIUTI

Il presidente della Regione ha presentato all’Ars il crono-programma per la gestione dell’emergenza rifiuti:  “Entro febbraio – ha detto il presidente vogliamo realizzare un piano-stralcio per la realizzazione di dieci piattaforme per la gestione della differenziata, compostaggio e conferimento da post-trattamento; un bando per accordi in ambito nazionale ed europeo per il conferimento di almeno la metà dei rifiuti attualmente destinati alle discariche; la definizione di un piano ordinario per la gestione del sistema dei rifiuti in Sicilia».

Entro maggio – ha aggiunto – vogliamo riportare il numero degli ambiti territoriali a 9, liquidare le società d’ambito, attivare misure di fiscalità di vantaggio per le imprese che investono nel riciclo e penalità per chi non raggiunge almeno il 50% della differenziata. Entro un anno contiamo di potere arrivare alla approvazione del piano di gestione e dei piani d’ambito. Entro la fine del 2019 puntiamo alla messa in attività delle dieci piattaforme per differenziata, compostaggio e conferimento da post-trattamento.

Per il nostro governo il ciclo dei rifiuti, che ne comprende anche il riuso, dovrà aprirsi e chiudersi nella stessa provincia – ha proseguito -. In alcune province potremmo pensare a due ambiti o comprensori, per altre ne basterebbe uno, così come potrebbe bastarne uno per due province contigue: questo lo deciderà il Parlamento regionale. In Sicilia non c’è bisogno di termovalorizzatori, che comunque non demonizzo: penso però che la soluzione sia data dagli impianti di compostaggio».

«L’emergenza attuale è determinata soprattutto dal fatto che il sistema delle discariche in Sicilia, più private che pubbliche – e questo dato deve fare riflettere – ha portato al collasso. Se non partiamo da questo dato, fra sette o otto mesi in Sicilia avremo i rifiuti per strada, e se qualcuno getta un cerino la montagna di rifiuti diventa un falò. Ed in piena estate le tv nazionali e straniere parleranno della Sicilia non come “terra del sole” ma come “terra che brucia”.