OPERAZIONE ANTIMAFIA, CGIL: “E’ STRANO IL SILENZIO DELLE FORZE POLITICHE, ASSOCIAZIONI PROFESSIONALI, ISTITUZIONI”
Il segretario generale della Cgil agrigentina, Massimo Raso, rende paese un malessere che risiede nella constatazione che dopo l’imponente operazione antimafia, condotta ieri dai carabinieri e coordinata dalla Procura antimafia di Palermo, prevalga il silenzio più assoluto da diverse forze politiche, professionali e istituzionali.
“Da parte nostra- scrive- c’è il pieno appoggio e sostegno all’incessante opera di magistratura e forze dell’ordine che mettono in campo tutte le azioni utili a debellare la filiera criminale che ha pervaso la nostra economia, ma in queste ore ci appare assordante il silenzio di forze politiche, associazioni professionali, istituzioni: nessuno ha da dire nulla?”
“Quanto è accaduto nelle ultime ore anche nei nostri territori a seguito dell’inchiesta “Montagna”, in particolare a San Biagio Platani con l’arresto del Sindaco, dimostra ancora una volta- continua Massimo Raso- come già denunciato dalla DIA nei suoi rapporti annuali, che nella nostra provincia c’è una mafia forte e vitale in grado di permeare le Istituzioni, di condizionare l’attività amministrativa e di soffocare l’economia legale”.
Raso ricorda che l’operazione di ieri che segue di pochi giorni un’altra importante inchiesta che riguarda Girgenti Acque, “che ha portato alla sostituzione del Prefetto, e che delinea una condizione della nostra provincia assai inquietante: una provincia povera ma assaltata da mafia e malaffare“.
Per la Cgil, “questi importanti risultati e strumenti per contrastare la criminalità organizzata e malaffare, rischiano in ogni caso di essere insufficienti se non accompagnati da un atteggiamento operativo e coerente da tutti i soggetti coinvolti: istituzioni, parti sociali, società civile”.
Questa l’invocazione della Cgil: “Non c’è nessun ma che tenga, bisogna uscire da qualsiasi ambiguità o atteggiamenti passivi che non fanno altro che alimentare la mafia i doppio petto”. Segue l’appello: “Abbiamo bisogno che le associazioni professionali, le associazioni antiracket, la parte migliore della società agrigentina faccia sentire la propria voce, la propria vicinanza alle forze impegnate attivamente nell’opera di contrasto alla criminalità”.
Poi Massimo Raso sui sofferma sul caso del testimone di giustizia, Ignazio Cutrò, al quale è stato revocato il sistema di protezione. “Nei giorni scorsi, sempre in splendida solitudine, abbiamo posto il problema della protezione di Ignazio Cutrò: questa nostra preoccupazione esce rafforzata dalle intercettazioni telefoniche dei mafiosi di quella zona. Come Organizzazione Sindacale abbiamo espresso, in varie occasioni, sincera ammirazione per l’attività svolta da Ignazio Cutrò e che hanno consentito dapprima la condanna dei suoi estorsori ed il contributo dallo stesso dato per far crescere una coscienza antimafiosa ed invogliare altri Imprenditori a seguire il suo esempio. Occorre ripristinare condizioni di sicurezza per Ignazio Cutrò e la sua famiglia. Lo chiediamo con forza al nuovo Prefetto e, per suo tramite, al Ministro degli Interni”.