38 ANNI FA L’UCCISIONE DI PIERSANTI MATTARELLA
Piersanti Mattarella, presidente della Regione, fu ucciso 38 anni fa. Era il 6 gennaio del 1980. Si trovava a bordo dell’autovettura, in via della Libertà, pronto per andare a messa. Gli si avvicina un killer, davanti al numero civico 147, lo colpisce con svariati colpi di pistola e fugge salendo su una Fiat 127 dove l’aspettava un complice, anche lui rimasto senza nome. Un’esecuzione avvenuta sotto gli occhi della moglie, Irma Chiazzese, e dei figli Bernardo e Maria. Il primo a soccorrerlo fu proprio il fratello minore, Sergio, immortalato in una delle foto scattate da Letizia Battaglia.
(Piersanti Mattarella appena colpito a morte viene soccorso dal fratello Sergio. Foto di Letizia Battaglia)
Quel giorno morì un Presidente onesto, buono. Un democristiano il cui valore morale era altissimo. Piersanti Mattarella è stato uno dei più tenaci avversari della criminalità organizzata mafiosa palermitana e siciliana, del malaffare, della corruzione, e di tutti coloro che, nel suo stesso partito, la Democrazia cristiana, erano collusi con il potere mafioso, come Vito Ciancimino.
Piersanti Mattarella, seppure Presidente della Regione da due anni, aveva impresso una svolta culturale nella gestione della cosa pubblica. E’ chiaro, nonostante qualche tentativo di depistaggio, che è una vittima della mafia. L’uccisione di Mattarella apre anche una lunga serie i cadaveri eccellenti nella Sicilia degli anni ottanta.
Il killer, in realtà, non è mai stato identificato, nonostante i vari nomi fatti dai collaboratori di giustizia, mentre come mandanti sono stati condannati all’ergastolo Salvatore Riina, Michele Greco, Bernardo Brusca, Bernardo Provenzano, Nené Geraci, Giuseppe Calò e Francesco Madonia.
A volere la sua morte sarebbe stato proprio l’ex capo dei capi, che avrebbe imposto le sue volontà alla commissione retta dai vari Bontate, Inzerillo e loro alleati, inizialmente scettici.
Perché Mattarella doveva morire? Secondo i giudici, perché “voleva bloccare quel perverso circuito (tra mafia e pubblica amministrazione) incidendo così pesantemente proprio su questi illeciti interessi”. Aggiungendo anche un dettaglio non secondario: “Aveva caratterizzato in modo non equivoco la sua azione per una Sicilia con le carte in regola”.
Mattarella fu artefice della riforma del governo regionale accentuando la collegialità dell’azione della giunta. Viene creato il Comitato della programmazione, che unisce deputati regionali ed esperti della società civile, e rappresenta una nuova misura di razionalizzazione politico-amministrativa. Altri importanti risultati raggiunti in quell’anno sono il Piano d’emergenza per la mobilitazione di risorse per l’occupazione, provvedimenti contro la disoccupazione, l’attuazione di un radicale decentramento a favore dei Comuni, il piano di rifinanziamento degli asili nido e la legge sul settore agricolo.
E poi, la legge urbanistica, che riduceva drasticamente gli indici di edificabilità dei terreni agricoli, e portava sulle spalle dei costruttori alcuni degli oneri per le opere di urbanizzazione prima a carico degli enti pubblici rappresentando un duro colpo per speculatori e costruttori abusivi, e la legge sugli appalti che favoriva trasparenza e imparzialità nella pubblica amministrazione, riformando anche il sistema di collaudo delle opere pubbliche affidato precedentemente sempre alle solite persone.
Filippo Cardinale