68 MILA EURO IN MENO AL COMUNE PER I 3 MESI DI CHIUSURA DEL VERDURA RESORT
Il nostro giornale, qualche giorno fa, ha pubblicato la notizia della chiusura del Resort Verdura nei mesi di dicembre, gennaio e febbraio. Notizia che è stata, poi, ripresa e approfondita dal quotidiano La Sicilia sulle pagine di diffusione regionale e nazionale. Dopo otto anni dall’apertura, la lussuosa struttura golfistica-ricettiva di sir Rocco Forte ha deciso di chiudere l’attività dall’1 dicembre a fine febbraio di ogni anno. La questione principale risiede nel fatto che destagionalizzare il flusso turistico in Sicilia è impresa ardua.
Colpa di una programmazione mai esistita, colpa della mancanza di collegamenti aerei (specie nei due aeroporti di Trapani e Palermo) nel periodo invernale, colpa di una classe dirigente e politica regionale che non ha saputo innalzare la Sicilia a destinazione turistica oltre il perimetro della stagione estiva, nonostante l’inverno mite, la ricchezza della sua storia, della sua arte, dei suoi monumenti, della sua enogastronomia. Per correttezza d’informazione, evidenziamo che anche i due alberghi a cinque stelle di Taormina chiudono nel periodo invernale.
Tornando alla nostra Sciacca, il Verdura Resort chiude da dicembre a febbraio. Gli alberghi di Sciaccamare sono stati sempre chiusi in tale periodo, anzi fino a marzo. Dunque, con l’approssimarsi del prossimo inverno, Sciacca avrà le due strutture ricettive importanti chiuse. Ricordiamo che le due strutture assicurano a Sciacca il 97% dell’intero flusso delle presenze annuali.
Ma quanto incide economicamente? Cominciamo con le presenze. Dai dati ufficiali alla mano, la chiusura delle due strutture da dicembre a marzo faranno venire meno 17.000 presenze. E’ ovvio che tale cifra negativa deriva essenzialmente dalla chiusura del Verdura Resort (Sciaccamare ha sempre chiuso). Nel dettaglio, il Verdura fa venire meno 13.500 presenze, Sciaccamare 3.536.
Tale presenze in meno incideranno sull’introito dell’imposta di soggiorno per 76.000 euro (calcolo con l’aumento previsto a partire dal 2018). Difficile, invece, calcolare l’indotto. Per chi è lontano dalla realtà, dalla ragionevolezza, non è consapevole quanti milioni di euro alimentano l’indotto. Soffriranno fornitori, soffriranno ristoranti (più di quanto qualcuno fuori dalla realtà immagini), soffriranno chi eroga servizi al tursimo. Il fatto che una importante fascia di turismo di alta capacità di spesa non si veda in modo “visibile” per la città non significa che essa non spenda a Sciacca e dintorni.
Il problema è serio e rappresenta tutta l’amara realtà di una terra che, pur disponendo di immenso potenziale, trova la sostanza turistica solo nel periodo estivo. Se Sciacca offre campi da golf tra i più belli d’Europa, un clima mite, giornate di sole e cielo sereno in pieno inverno, ma non attira la destagionalizzazione, è il segno evidente di una politica di trasporti, di infrastrutture, totalmente non competitiva se non inesistente. Basta porsi la domanda: perché migliaia e migliaia di golfisti nor europei d’inverno raggiungono mete coma la Spagna o il Marocco e non la Sicilia? Per mesi, nel nord Europa non è possibile giocare a golf a causa del freddo e della neve.
Viene semplicemente da ridere quando si ascoltano proclami a vari livelli politici con i quali si parla di turismo. Viene troppo da ridere. Spunta il pianto, invece, nel constatare la dura realtà, di una terra sempre più “strabuttanissima”, per dirla come il giornalista e scrittore Pietrangelo Buttafuoco. E per carità, il riferimento è ai politici locali, non parlate di turismo congressuale, religioso, sportivo, quando a Sciacca d’inverno i posti letto sono non più di 200 e sparpagliati.
Filippo Cardinale