I BARBARI PREVALGONO, L’ISTITUZIONE SOCCOMBE

Ci duole davvero il cuore a pubblicare foto che offrono una cartolina orribile della nostra Sciacca. Vorremmo non farlo, vorremmo pubblicare foto che, invece, esaltano la bellezza della nostra città. E’ uno sfogo amaro, un boccone difficile da digerire, uno scempio che si ripete quotidianamente. Anche ieri, nonostante ci sia il fermo biologico. E’ difficile imputare una colpa, se non genericamente ai barbari che fanno tale scempio. Ma digerire l’amaro boccone ci riesce impossibile per un semplice motivo: le autorità preposte non riescono a controllare una zona limitata e circoscritta del porto. La zona è sempre quella, in prossimità della pronta e mai aperta isola ecologica, vicino alla statua dell’amato poeta saccense Vincenzo Licata. Poeta che amava il mare, le persone del mare, ma che è costretto ad assistere ad uno scempio che, certamente, lo farà rivoltare nel luogo del suo eterno riposo.

Ma è mai possibile che non si riesce a organizzare un servizio con persone fisiche pronte a intervenire per punire severamente gli autori (saranno sempre gli stessi) dello scempio riportato nelle foto? In attesa del sistema di videosorveglianza (a Sciacca di telecamere ne occorrono Tir pieni), non è possibile soccombere, subire, l’attacco quotidiano di barbari senza ritegno.

Non è possibile abbandonare cassette, cassette piene di pesce sfilettato o intero. Ci sono, in quello scempio, tutti gli elementi per capire come intervenire, quando intervenire. Se non lo si fa, è terribile il messaggio che si diffonde: la resa delle istituzioni.

Filippo Cardinale


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