ZONE SISMICHE, NELL’AGRIGENTINO COMUNI IN ZONE “ROSSE”. L’INTERVENTO DEL RESPONSABILE DEL GENIO CIVILE
Riceviamo un interessante contributo sulle norme che riguardano le costruzioni antisismiche da parte dell’ingegnere capo del Genio Civile di Agrigento, ing. Duilio Alongi.
Desidero premettere che mi sforzerò ad utilizzare il meno possibile un linguaggio prettamente tecnico e me ne scuso con i professionisti del settore, al solo fine di poter raggiungere più persone possibili, anche fuori dalla sfera tecnica. L’Italia è uno dei Paesi a maggior rischio sismico del Mediterraneo, per la sua particolare posizione geografica, nella zona di convergenza tra la zolla africana e quella euroasiatica.
I terremoti avvenuti nel corso degli anni hanno avuto risvolti anche catastrofici non tanto per l’intensità del sisma ma per l’inadeguatezza delle strutture. Nel 2004 l’INGV ha reso disponibile la mappa della pericolosità sismica che fornisce un quadro delle aree più pericolose in Italia.
L’Ordinanza PCM 3519/2006 ha reso tale mappa uno strumento ufficiale di riferimento per il territorio nazionale. Nella Mappa si nota che gli scuotimenti più forti, con valori delle accelerazioni del suolo superiori a 0.225 g (g = 9,81 m/s2, accelerazione di gravità), sono evidenziati in Calabria, Sicilia sud-orientale, Friuli-Venezia Giulia e lungo tutto l’Appennino centro-meridionale. Valori medi sono riferiti alla Penisola Salentina, lungo la costa tirrenica tra Toscana e Lazio, in Liguria, in gran parte della Pianura Padana e lungo l’intero Arco Alpino. La Sardegna è la regione meno pericolosa con valori di scuotimento atteso moderati.
Dal 1908 fino al 1974 in Italia i Comuni sono stati classificati come sismici e sottoposti a norme restrittive per le costruzioni solo dopo essere stati fortemente danneggiati dai terremoti. Tra le primissime normative antisimiche vi sono la Legge 1086/1971 (Norme per la disciplina delle opere di conglomerato cementizio armato, normale e precompresso, ed a struttura metallica) e la Legge 64/1974 (Provvedimenti per le costruzioni con particolari prescrizioni per le zone sismiche), che stabiliva che la classificazione sismica debba essere realizzata sulla base di comprovate motivazioni tecnico-scientifiche, attraverso decreti del Ministro per i Lavori Pubblici.
Nel 1981 viene adottata la proposta di riclassificazione del territorio nazionale in 3 categorie sismiche predisposta dal Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR). Con appositi Decreti Ministeriali, tra il 1981 ed il 1984, il 45% del territorio nazionale fu classificato e soggetto all’obbligo di rispettare specifiche norme per le costruzioni; la restante metà del Paese però non venne assoggettata a questo obbligo.
Nel 2003, dopo il terremoto del 2002 in Puglia e Molise, venne emanata l’Ordinanza PCM 3274/2003, che riclassificava l’intero territorio nazionale in quattro zone a diversa pericolosità:
Zona 1: la zona più pericolosa in cui possono verificarsi fortissimi terremoti;
Zona 2: la zona in cui possono verificarsi forti terremoti;
Zona 3: dove possono verificarsi forti terremoti ma rari;
Zona 4: la zona meno pericolosa. I terremoti sono rari.
Con l’Ordinanza del 2003 si sono eliminate definitivamente le zone non classificate rendendo quindi, di fatto, tutta l’Italia interessata dal problema sismico; viene, infatti, introdotta la zona 4, nella quale viene lasciata facoltà alle Regioni prescrivere l’obbligo della progettazione antisismica.
A ciascuna zona, inoltre, viene attribuito un valore dell’azione sismica utile per la progettazione, espresso in termini di accelerazione massima su roccia (zona 1=0.35 g, zona 2=0.25 g. zona 3=0.15 g, zona 4=0.05 g).
Nel 2008 sono state pubblicate le Norme Tecniche per le Costruzioni – NTC08 (attualmente in fase di revisione): per ogni luogo del territorio nazionale l’azione sismica da considerare nella progettazione si basa su questa stima di pericolosità opportunamente corretta per tenere conto delle effettive caratteristiche del suolo a livello locale.
Con l’entrata in vigore delle Norme Tecniche, per ogni costruzione ci si deve riferire ad una accelerazione di riferimento “propria” individuata sulla base delle coordinate geografiche dell’area di progetto e in funzione della vita nominale dell’opera. Un valore di pericolosità di base, dunque, definito per ogni punto del territorio nazionale, su una maglia quadrata di 5 km di lato, indipendentemente dai confini amministrativi comunali.
Inoltre le NTC08 tolgono la libertà regionale di disporre in merito all’obbligo di progettazione antisismica nella zona 4, rendendo necessaria, dal 1° luglio 2009, la redazione di progetti che tengano conto dell’effetto sismico su tutti gli edifici nazionali.
In provincia di Agrigento non ci sono comuni con rischio sismico 3, la gran maggioranza rientra nel rischio 2 fatta eccezione per alcuni comuni della valle del Belice che rientrano in rischio 1 ( Menfi, Montevago, Santa Margherita di Belice), ed in rischio 4 (Canicatti, Castrofilippo, Racalmuto, Grotte, Naro, Ravanusa, Camastra, Campobello di Licata, Palma di Montechiaro, Licata e Lampedusa e Linosa) .
In attesa delle Nuove Norme Tecniche per le Costruzioni, la progettazione di un nuovo edificio in Italia è disciplinata dalle NTC08 che definiscono i principi per il progetto, l’esecuzione e il collaudo delle costruzioni, nei riguardi delle prestazioni loro richieste in termini di requisiti essenziali di resistenza meccanica, stabilità e di durabilità. Le Norme affrontano anche il delicato problema delle costruzioni esistenti, definendo i tre diversi tipi di intervento che possono essere effettuati:
– interventi di adeguamento, atti a conseguire i livelli di sicurezza previsti dalle NTC;
– interventi di miglioramento, atti ad aumentare la sicurezza strutturale esistente pur senza necessariamente raggiungere i livelli richiesti dalle NTC;
– riparazioni o interventi locali, che interessino elementi isolati e che comunque comportino un miglioramento delle condizioni di sicurezza preesistenti.
Viene inoltre prescritta la valutazione sismica dell’edificio esistente e, se necessario, l’adeguamento nei casi di:
– sopraelevazione o ampliamento;
– variazioni di classe e/o destinazione d’uso con incrementi dei carichi globali in fondazione superiori al 10% (obbligo di verifica locale delle singole parti e/o elementi della struttura, con variazioni del carico superiori al 20%);
– interventi strutturali volti a trasformare la costruzione mediante un insieme sistematico di opere che portino ad un organismo edilizio diverso dal precedente.
Non è obbligatorio però provvedere alla valutazione sismica degli edifici esistenti, salvo particolari destinazioni d’uso, se non sono previsti i succitati interventi edilizi.
Fatta questa doverosa premessa d’inquadramento ed evoluzione della normativa sismica, mi piace prendere spunto da quanto esternato dal presidente dell’ANCE, Giuliano Campana, all’apertura del convegno su “Economia e Sismabonus” : in Italia ci sono 11 milioni di abitazioni che si trovano in zone ad alto rischio sismico e 19 milioni sono le famiglie che abitano in queste zone. Nel conteggio chiaramente rientra anche la Sicilia che presenta purtroppo anche zone rosse dal punto di vista della vulnerabilità sismica, come sopra evidenziato.
I dati ci dicono <chiaramente che non c’è tempo da perdere. Il che la dice lunga sui rischi che quotidianamente questi cittadini corrono>, ha aggiunto Campana. Per questo motivo, secondo l’Associazione nazionale dei costruttori edili, è necessario mettere in sicurezza il patrimonio abitativo, nelle aree a più alto rischio, e per farlo servirebbero «interventi strutturali per circa 105 miliardi di euro».
Io aggiungo che oggi come non mai é giunto il momento di lavorare tutti assieme, in perfetta sinergia e sincronia, per mettere in sicurezza il nostro paese visto che ci sono gli strumenti con cui è possibile dare avvio ad una profonda riqualificazione. Mi riferisco al Sismabonus, introdotto nella legge di Bilancio 2017 dello Stato.
Secondo l’incremento conseguito, sarà possibile ottenere il relativo bonus fiscale:
-le ristrutturazioni antisismiche senza variazione di classe avranno diritto alla detrazione del 50%;
– il miglioramento di una classe porterà alla detrazione del 70% per prime e seconde case ed edifici produttivi mentre porterà al 75% nelle parti comuni dei condomini;
– il miglioramento di due classi porterà alla detrazione del 80% per prime e seconde case ed edifici produttivi mentre porterà al 85% nelle parti comuni dei condomini.
Le detrazioni sono dilazionate in 5 anni e l’ammontare delle spese non deve essere superiore a euro 96.000 per ciascuna delle unità immobiliari.
Sul fronte degli interventi di prevenzione sismica degli immobili, non vi é dubbio quindi che si è fatto un importante primo passo verso un progetto serio di riqualificazione del territorio. Il Sismabonus allarga il suo raggio d’azione in zona 1, dove le detrazioni fiscali potranno essere applicate anche all’acquisto di case demolite e ricostruite realizzate con criteri antisismici. Si è introdotta infatti anche una detrazione irpef 75%-85% del prezzo di vendita, fino a un massimo di 96 mila euro, per l’acquisto di case antisismiche, site nelle zone più a rischio, derivanti da interventi di demolizione e ricostruzione e vendute dalle imprese che hanno realizzato l’intervento.
Occorre senza esitazione fare di più e meglio, e quindi in considerazione della necessità di un processo ormai essenziale ed inevitabile di messa in sicurezza degli edifici, non si può non pensare di estendere quest’ultima agevolazione di bonus anche a tutte le zone 2 e 3, sia per le abitazioni che per le costruzioni ad uso produttivo.
Evidenziato quanto sopra riportato, occorre anche ribadire a voce alta, per avere la maggiore eco possibile, che se da un lato esiste la normativa per costruire in zona sismica, che a breve verrà tra l’altro anche rivisitata ed ampliata, seguirla ed applicarla sulla carta, redigendo progetti che rispecchino e rispettino tutto l’articolato del NCT 2008, non é assolutamente sufficiente a garantire la realizzazione di una costruzione antisismica. Infatti se non si mette in pratica, quanto stampato sulla carta e sulle relazioni tecniche, si finisce con l’avere dei progetti meravigliosi e delle costruzioni realizzate poco adatte a rispondere alle sollecitazioni da sisma. A conferma di ciò, non poche volte, funzionari dell’Ufficio del Genio Civile, andando in giro per i cantieri della provincia di Agrigento, si sono visti costretti a sospendere i lavori segnalando l’accaduto alla Procura della Repubblica, poiché le opere eseguite non hanno rispettato quanto previsto dal progetto in corso di autorizzazione e/o autorizzato.
Allora faccio un appello sentito a tutti i professionisti della provincia, al fine di essere più accorti a far realizzare e non limitarsi solo a progettare, tutto quello che la normativa impone e suggerisce, affinché una costruzione possa realmente essere in grado di rispondere alle sollecitazioni sismiche. Confezionare bene il calcestruzzo con le caratteristiche e le resistenze in relazione all’esposizione della zona dove si costruisce, rispettare lo spessore del copriferro secondo normativa, assicurare la distanza tra le staffe come da calcolo, realizzare i nodi pilastro-trave a perfetta regola d’arte, rispettare i tempi di maturazione del cls prima del disarmo, limitare la lunghezza degli sbalzi, evitare di rastremare le strutture portanti sia in c.a. ed ancor più in muratura, evitare di aprire vani sulla muratura portante senza i dovuti accorgimenti, sono solo alcune tra le più importanti accortezze che il DL deve far osservare durante la fase del costruire.
La realizzazione a perfetta regola d’arte delle costruzioni in zona sismica contribuisce non poco a creare le condizioni ottimali di una adeguata risposta alle azioni sismiche.
Non mi stanco di ripetere ai miei collaboratori, che é auspicabile autorizzare un calcolo ed un progetto, in qualche maniera non da 10 con lode nella forma, ma essere molto attenti ed intransigenti invece durante la presentazione della relazione a struttura ultimata ( per i comuni ancora sprovvisti di sportello unico) e del collaudo statico.
Quasi a voler rimarcare che occorre riscontrare e verificare più sostanza che forma. Sono convinto che maggiore attenzione congiuntamente a professionalità e coscienza dei tecnici che seguono i lavori , che riscontro per la verità in gran parte dei casi, rappresentano inequivocabilmente l’essenza indispensabile del buon costruire in zona sismica.
L’ampliamento dell’incentivo Sismabonus e l’applicazione, senza se e senza ma, di quanto sopra esposto, certamente sono un buon viatico perché la nostra Italia, la nostra Sicilia e la nostra provincia di Agrigento in particolare, si trasformi in un territorio più sicuro dal punto di vista sismico.
Infine occorre avere tolleranza zero per tutti i progetti rivolti al miglioramento ed all’adeguamento sismico di una costruzione, che certamente rappresentano l’anello debole per tutti i centri storici dell’ intera provincia. Non oso neanche immaginare cosa succederebbe, se un sisma di intensità equipollente a quello che ha colpito il centro Italia, si localizzasse nei nostri territori, dove la maggior parte delle costruzioni risale ad epoca anteriore all’introduzione della prima legge sismica.
Allora un appello finale ad unire tutte le forze e tutti gli sforzi, affinché si metta in atto ogni strumento idoneo a rendere il nostro territorio meno vulnerabile agli effetti sismici.
In tale direzione gli Ordini Professionali ad indirizzo tecnico ( Ingegneri, Architetti ed il collegio dei Geometri) ed i corsi di formazione da programmare in questo delicato settore, possono contribuire non poco con gli attori principali che rimangono i governi nazionali, regionali e le Amm.ni Comunali, quest’ultimi in maniera preponderante per la programmazione delle necessità e priorità, a far sì che non si parli di terremoti e di morti a sisma avvenuto ma ci si concentri sulla necessaria non più procrastinabile prevenzione.
L’Ufficio del Genio Civile di Agrigento congiuntamente al Dipartimento Regionale Tecnico a cui il servizio é incardinato, sono e rimangono a disposizione di tutte le Amministrazioni Comunali, per ogni fattiva collaborazione a riscontrare eventuali criticità di edifici scolastici e di ogni altra struttura strategica, che prima di altre, devono assicurare una adeguata risposta sismica.
Duilio Alongi
Ingegnere Capo Ufficio Genio Civile di Agrigento