STAZIONE TAMOIL, IL CGA BASTONA ANCORA IL COMUNE
Il Comune di Sciacca incassa ancora una batosta sulla questione relativa alla concessione edilizia, prima consegnata e poi ostacolata, per la realizzazione di una stazione di servizio in via Verona. La guerra condotta per le vie giudiziarie, sia amministrative che civili e penali, non ha fine. Lo scontro è tra i fratelli Francesco e Giuseppe Micalizzi, titolari della stazione carburanti Tamoil, e il Comune di Sciacca.
Sembra un gioco nel quale il Comune cerca di perdere tempo impugnando i vari provvedimenti emessi dal Tar e dal Cga. Cause che, poi, puntualmente perde ed è costretta a pagare spese legali (a danno dei contribuenti). Ma c’è un cattivo esempio da parte del Comune, quello di disattendere gli ordini imposti dai vari livelli della giustizia amministrativa.
L’ultima batosta è attuale e viene dal Cga, presidente Claudio Zucchelli, consiglieri Giulio Castriota Sacnderbeg, Giuseppe Barone, Giuseppe Verde, e Nicola Gaviano consigliere estensore. Il Cga ha dichiarato inammissibile l’appello proposto dal Comune di Sciacca, condannando l’Ente al pagamento delle spese.
La storia è ormai lunga, e il nostro giornale l’ha seguita sin dalle prime battute. Basta consultare l’archivio della nostra testata. Ma oltre alle spese legali c’è aperta anche la via giudiziaria, in sede civile, per il risarcimento danni di 900 mila euro avanzato dai fratelli Micalizzi. E manca ancora la pretesa della Tamoil.
Sembra una storia manzoniana, dove da non fare non è un matrimonio ma la realizzazione della stazione di rifornimento della Tamoil. Attenzione, però. La Tamoil era in esercizio fuori Porta Palermo. Una stazione di rifornimento, quella che anni fa fu demolita, che ha le origini lunghissime, targata Agip, la cui istanza al Comune per l’inizio dell’attività porta la firma di Enrico Mattei.
La Tamoil fu costretta dal Comune a trasferirsi per “ragioni di sicurezza”, e fu proprio l’Ente a indicare l’area di via Verona, rilasciando il 14 febbraio 2011 la concessione edilizia. L’area è ricadente nella zona”M”.
BREVE STORIA. Il Comune aveva in un primo tempo rilasciato il parere di conformità urbanistica per il nuovo sito: in seguito tale parere era stato però revocato con nota del 30 novembre 2006, n. 37443, così bloccandosi il rilascio della concessione edilizia; la TAMOIL aveva quindi impugnato in sede giurisdizionale tale revoca, e si era vista accolte le proprie doglianze dal Consiglio di Giustizia Amministrativa con la sentenza n. 786/2010, la quale aveva sancito la piena compatibilità urbanistica del nuovo sito individuato per la realizzazione dell’impianto, siccome ricadente in zona “M”; – la sentenza appena detta era stata indi assunta a fondamento di un ricorso della società per l’ottemperanza del giudicato davanti al medesimo C.G.A., a sua volta del pari accolto con la successiva sentenza n. 258/2011. Con questa nuova pronuncia il C.G.A. aveva ordinato al Comune di adottare un provvedimento che prevedesse l’ubicazione dell’impianto della TAMOIL proprio sull’area indicata dalla società in via Verona.
Il Comune di Sciacca in data 14 febbraio 2011 rilasciava quindi alla TAMOIL la concessione edilizia richiesta, confermando che l’area prescelta ricadeva totalmente in zona. Il 9 giugno 2011, tuttavia, l’Ente comunicava l’inizio del procedimento di annullamento in autotutela della stessa concessione, successivamente annullandola con il provvedimento impugnato.
La storia è continuata fino a qualche giorno fa, con l’ultima sentenza del Consiglio di Giustizia Amministrativa che ha riconosciuto inammissibili le varie impugnative da parte del Comune.
In un passaggio della sentenza si legge un duro commento verso il Comune: “Così come il Collegio non può esimersi dal rilevare, infine, l’impossibilità di seguire l’Amministrazione nella sua pretesa, contraria a ogni principio sui corretti rapporti tra procedimento amministrativo e processo, di rimettere in discussione e, anzi, svuotare di senso le decisioni giurisdizionali già assunte e divenute definitive sol perché, in pratica, al tempo esso Comune aveva mancato di compiere con la debita diligenza gli accertamenti di propria competenza”.
I fratelli Micalizzi sono assistiti dall’avvocato Girolamo Rubino.
Adesso rimane da capire se la nuova Amministrazione ha intenzione di continuare la guerra, gravando ulteriori spese il Comune, oppure di porre fine ed evitare danni ancora maggiori.
Intanto, resta in giudizio di appello la richiesta di risarcimento danni da parte dei fratelli Micalizzi, nonché il processo penale a carico dei tecnici comunali per il reato di falso (continuato ed in concorso).
Filippo Cardinale