MAFIA IN PROVINCIA DI AGRIGENTO: RELAZIONE DELLA DIA
In aumento, in provincia di Agrigento, il panorama delinquenziale straniero. Secondo la Relazione del Ministro dell’Interno al Parlamento sull’attività svolta e i risultati conseguiti dalla Direzione Investigativa Antimafia nel secondo semestre del 2016 (nel documento è stato analizzato l’andamento del fenomeno della criminalità organizzata in Sicilia e le proiezioni territoriali in provincia di Palermo, Agrigento e Trapani, risultano in ascesa gruppi criminali che sono in particolare di nazioalità marocchina, rumena, tunisina ed egiziana.
L’aumento del numero di adepti, rileva la Dia, ha permesso a questi di acquisire più spazi e margini operativi, in ragione dell’integrazione nel tessuto socio criminale del territorio.
La cosa che attira di più nelle risultanze della relazione, è che la mafia tradizionale, Cosa nostra, sembra tollerare queste organizzazioni straniere, impegnate in attività criminali di basso profilo. I settori dell’illecito privilegiati dai gruppi malavitosi stranieri, comprendono lo spaccio di sostanze stupefacenti, lo sfruttamento dell’immigrazione clandestina, il furto di materiale ferroso, i furti in abitazione e lo sfruttamento della prostituzione. La Dia fa una suddivisione: criminali rumeni dediti ai furti, africani allo spaccio.
Dall’analisi della criminalità organizzata, in provincia di Agrigento emerge che nella parte orientale continua ad essere presente la “Stidda”, anche se con un ruolo secondario, mentre Cosa nostra continua a vivere una fase di riassetto degli equilibri interni, con disegni di composizione e ricomposizione di famiglie e mandamenti, derivanti anche dalla scarcerazione di importanti figure, sempre interessate a riprendere posizioni sospese dopo essere tornate in libertà.
La Dia a tale proposito richiama l’operazione Opuntia condotta nella zona del Belice, a Menfi e Santa Margherita, dove sono stati documentati vari incontri che avrebbero avuto l’obiettivo di riorganizzare le famiglie mafiose della zona.
In definitiva, secondo la Dia in provincia di Agrigento l’organizzazione mafiosa è viva e approfittando della crisi economica e sociale, si pone l’obiettivo di entrare nell’economia legale, depauperando il tessuto produttivo sano. E una costante è il tentativo di inserimento delle consorterie negli appalti pubblici.