UN PRESIDENTE TANTO AL CHILO? IL DILEMMA DEL PD

MANCANO SOLO 3 GIORNI ALLA PRIMA SEDUTA CONSILIARE. IL TERZO CASO DI SCIACCA?

Può forse sembrare eccessivo il richiamo manzoniano ma ci sembra che al netto delle fisiologiche fibrillazioni sulla distribuzione delle posizioni istituzionali all’interno di una coalizione, quello che in tempi di prima repubblica si chiamava lottizzazione, e che in realtà dovrebbero precedere e non seguire i passaggi elettorali, comincia a venir fuori quello che si temeva.

Risolto, ma solo temporaneamente, il problema degli assessori (ma non quello del vicesindaco) assistiamo dal 26 giugno alla querelle per l’individuazione del candidato Presidente del Consiglio Comunale.

Querelle slegata da banali problemi di competenza, di capacità di mediazione, di conoscenza dei meccanismi amministrativi e di quelli dei rapporti tra organi, ancorata esclusivamente alla conta bensì al numero dei voti ottenuti.

Il dilemma è se si debba individuare un presidente tanto al chilo o un organo di garanzia per l’intero consesso e soprattutto per la minoranza consiliare, che dovrebbe poter contare su una figura il più possibile super partes, un arbitro, una figura più attenta ai diritti ed alle prerogative di tutti.

Per la verità non è che negli ultimi anni queste figure abbiano particolarmente brillato per i valori di garanzia equilibrata nel rispetto delle prerogative dell’aula elettiva.  E’ come se si fosse  considerato questo ruolo come un trampolino di lancio, più o meno fortunato, per la sindacatura.

In realtà l’intricata vicenda del Presidente del Consiglio Comunale è la metafora di un problema politico non risolto a monte e rinviato a vittoria ottenuta. Cosa rischiosissima perché genera criticità che lasceranno il segno. Si dice che il problema è di competenza del Consiglio e non del Sindaco, poi si dice ancora che è tutto del PD, ma in realtà chi dice questo mente spudoratamente: tutti i problemi di una coalizione che vince devono essere risolti dal capo della coalizione e da nessun altro.

Se ci si mette d’accordo bene, se no decida lui, anche sul vicesindaco ed anche a costo di spaccare da subito l’intero rassemblement, ricordando che la chiarezza – anche quella che porta a far capire con chi si ha a che fare – può soltanto essere utile al Paese.

Per far questo però occorrono due cose: autorevolezza ed autonomia, e soprattutto la voglia di non far pagare alla Città gli irrisolti problemi di un partito diviso, litigioso, diventato ormai ad ogni livello la sede di una guerra tra bande.

Il sindaco dimostrerà di avere ben chiare tutte queste cose?

Non ci resta che citare, conclusivamente, ancora Manzoni:  ai posteri l’ardua sentenza!

Filippo Cardinale


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