ELEZIONI AMMINISTRATIVE, PER IL PD (E NON SOLO) LA VITA SI COMPLICA. LA CLASSE POLITICA DI FRONTE UN BIVIO: CAMBIARE VISIONE O VENIRE TRAVOLTI DALL’ONDA GRILLINA

Editoriale di Filippo Cardinale

 

L’esito della consultazione referendaria non può non avere riverberi sulla situazione politica locale. Il nocciolo della questione è che il carro del vincitore, cioè quello renziano, ha subito un arresto che non era stato messo in conto. Il trionfo del NO ha frenato la corsa del carro del vincitore. E se il risultato referendario ha portato alle dimissioni Matteo Renzi, in Sicilia il suo braccio destro, Davide Faraone, sottosegretario alla Pubblica Istruzione, ha ammesso che il risultato negativamente eclatante dell’Isola è anche colpa sua.

Il Pd saccense è oggi rappresentato ai vertici dal gruppo di giovani renziani. Segretario cittadino è Michele Catanzaro, mentre capogruppo consiliare è Ignazio Settecasi. Nel partito, ovviamente, esistono diverse componenti oltre i renziani, come i “coraggiosi” o la sinistra che fa riferimento a Capodicasa, l’area che fa capo alla parlamentare Iacono.  Senza contare il mondo “satellitare” che si è creato con la nascita di associazioni formate da giovani. Giovani che si sono allontanati da un partito che non ascoltava più, non coglieva le vere istanze che dal territorio provengono. 

La rappresentanza così marcatamente renziana è il frutto della velocità con cui viaggiava prima del 4 dicembre il carro del vincitore, cioè di Matteo Renzi. I giovani di ex Cantiere Popolare, attrezzati elettoralmente, con al seguito un nutrito consenso di giovani (almeno prima dell’esito referendario) è riuscito ad assumere le redini del partito. La ventata di ottimismo del renzismo sembrava spingere tutti a possedere la verità. Bastava la parola magica, Renzi, a fare da lampada di Aladino.

Il risultato dello scorso 4 dicembre ha scombinato le carte. Ha spaiato i giochi, ha messo in dubbio le certezze, ha affievolito ragionamenti politici. In Sicilia la vittoria del NO è stata schiacciante, a Sciacca è stata una valanga che ha spazzato quelle certezze che sembravano una polizza assicurativa a vita. La realtà è ben altra cosa. Adesso al Pd spetterà raccogliere i cocci di una sconfitta senza precedenti. E quel No viene all’80% dai giovani, tessuto sul quale il renzismo immaginava navigare con assoluta serenità. Oggi, nell’ambito del panorama di centrosinistra, il Pd non è nelle condizioni di tenere banco.

Già, nell’assise cittadina di Sciacca Democratica, svoltasi alla Badia Grande, una quindicina di giorni fa, Nuccio Cusumano aveva lanciato un messaggio inequivocabile: noi andiamo avanti nell’area riformista, ma è necessario un cambio di passo che porti ad una visione della politica diversa, più vicina alle esigenze della gente e puntellata sul profilo del civismo. Nuccio Cusumano, con la sua Sciacca Democratica, pur gravitando nel centrosinistra, è stato chiaro nei giorni scorsi. L’ex parlamentare punta su una coalizione che abbia come fondamento il civismo. Insomma, le sigle dei partiti devono fare un passo indietro. Le prossime elezioni amministrative sono fortemente difficili, palesemente diverse dalle altre per via del nuovo metodo elettorale. Ma soprattutto per la formazione del terzo polo rappresentato dal Movimento 5 Stelle.

Oggi i due poli contrapposti Ncd e Pd, che tali sono solo a Sciacca mentre a Roma e a Palermo vanno a braccetto, devono fare i conti con una realtà diversa da quella immaginata. Devono comprendere che l’onda del malumore (la Sicilia è la regione più povera d’Italia, questo l’ultimo dato dell’Istat) ha la forza per rompere gli argini della sicurezza del consenso tradizionale. Gli esempi di Favara e Porto Empedocle sono da manuale.

Ovviamente, se il Pd piange, l’Ncd non ride. La sconfitta non è solo di Renzi ma anche dell’Ncd. Ridimensionato Renzi, il riflesso immediato è il ridimensionamento di Ncd, del suo leader Alfano, già abbandonato dall’Udc di Cesa. Alfano nella sua Sicilia, nella sua Agrigento, nella sua Sciacca, è uscito con le ossa rotte. Non soffia vento in poppa per l’Ncd locale. Ed è per questo che anche tale formazione politica deve rimodulare la propria rotta politica. Rotta che già era anomala rispetto alle intese con il Pd regionale e nazionale. Tanto è vero che l’Ncd è nel governo regionale e nazionale con il Pd.

Nelle scorse settimane abbiamo pubblicato un articolo col il quale abbiamo evidenziato le difficoltà delle prossime elezioni amministrative. Raggiungere il 40% per evitare il ballottaggio con i grillini è un’impresa ardua. Se uno dei due poli tradizionali, centrodestra o centrosinistra, giunge al ballottaggio con i grillini, esce fuori dal confronto elettorale in malo modo. Qualcuno ancora usa l’idea del calcolo basato sulla scorta dei precedenti risultati. Se non si accorge della nuova realtà avrà la possibilità di cozzargli contro, nel prossimo maggio, con un duro risveglio. Di necessità, virtù. E allora, come abbiamo scritto tante volte fino alla noia, la strada da seguire è quella di una svolta radicale, mettendo da parte pregiudizi e vecchi steccati.

Una grande coalizione che dimostri il cambiamento e punti su soluzioni programmatiche innovative può rappresentare davvero un elemento di forza. Altrimenti, pazienza, ognuno si faccia male come meglio crede. Sciacca non può più essere governata con approssimazione e improvvisazione. Vi sono temi di grande spessore che sono maturati nel tempo e sempre irrisolti.

I nodi sono giunti al pettine. Si illude chi immagina di affrontare e risolvere le varie tematiche di rilievo in modo solitario. Non ci sono le condizioni, né le forze. Vi sono grandi questioni che devono necessariamente essere affrontati con una visione temporale che non può limitarsi al tempo di una consiliatura. Dal dissesto idrogeologico di una Città fatta sviluppare convinti che sul territorio non piovesse mai, alla violenza all’assetto urbanistico, alla cementificazione dei torrenti. Dalla forte erosione della costa di San Giorgio, alla programmazione di una politica turistica capace di dare alla città quella connotazione di servizi a valore aggiunto che, invece, non ha. Dalla creazione dei parcheggi a beneficio del centro storico, alla sistemazione delle coste e delle spiagge, trasformandole in vere calamite attrattive e capaci di offrire a residenti e turisti quei servizi indispensabili come pulizia costante, docce, accessi. Tanti altri tempi si potrebbero aggiungere all’elencazione di cui sopra.

La città ha bisogno di una svolta nella visione del suo modo di essere governata. Ecco perché non è più consentito navigare a vista. Attorno a questi temi, con l’obiettivo di una programmazione pluriennale, devono concentrarsi gli sforzi e le sinergie della classe politica e dirigente. Elementi, questi, che necessariamente devono andare oltre gli steccati politici e tradizionali che conosciamo.

E’ su questa base che la grande coalizione, con uomini dall’indiscutile valore e credibilità, trova la sua ragion d’essere. Ma soprattutto è l’unico percorso che può tracciare un serio sviluppo della città, un suo vero cambiamento anche culturale. Un percorso che può far dare nuova anima alla speranza di un futuro diverso da quello che oggi abbiamo ereditato. Ma anche una possibilità per riavvicinare la gente alla politica con fiducia.

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