ARRESTATO L’AVVOCATO GIUSEPPE ARNONE, ACCUSATO DI ESTORSIONE

La Squadra Mobile di Agrigento ha arrestato l’avvocato Giuseppe Arnone in flagranza con l’accusa di estorsione. E’ stato sorpreso mentre chiedeva a una sua collega, l’avvocato Francesca Picone, 50mila euro promettendo in cambio che non avrebbe alzato clamore mediatico su una vicenda giudiziaria in cui la Picone è imputata di irregolarità nei confronti di alcuni clienti successivamente assistiti da Arnone. L’inchiesta è coordinata dal procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio. Arnone è un personaggio molto noto in città: è stato leader degli ambientalisti agrigentini e candidato a sindaco.

La Squadra Mobile è intervenuta al momento del presunto “pagamento della prime due rate della pretesa estorsiva di Arnone, sequestrando allo stesso due assegni del complessivo valore di 14 mila euro emessi da Picone a favore di Arnone”.

L’inchiesta è stata coordinata direttamente dal procuratore di Agrigento, Luigi Patronaggio. La Procura della Repubblica di Agrigento, rappresentata dai pubblici ministeri Carlo Cinque e Alessandro Macaluso, una volta acquisiti e valutati gli atti della polizia giudiziaria, inoltrerà le proprie richieste al competente giudice per le indagini preliminari. 

Arnone è un personaggio notissimo: è stato leader degli ambientalisti agrigentini e numerose volte candidato a sindaco. Giuseppe Arnone, per anni esponente di punta degli ambientalisti agrigentini, era stato candidato a sindaco di Agrigento per la prima volta nel giugno del ’93 perdendo al ballottaggio con Calogero Sodano, da lui più volte denunciato per abusivismo.

Personaggio estroso, Arnone ha presentato numerosi esposti anche nei confronti dei vertici giudiziari di Agrigento diventando protagonista di campagne di stampa e clamorose manifestazioni di protesta con tanto di maxi poster raffiguranti i suoi avversari.

Ultimamente aveva preso le difese di alcuni proprietari di immobili abusivi nella Valle dei templi, cercando di opporsi fisicamente agli ordini di demolizione.

 

 

 

 

 

 

 

 

Successivamente si era candidato anche con il Pd, entrando tuttavia in rotta di collisione con i vertici del suo stesso partito.

 

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