ELEZIONI AMMINISTRATIVE, COSTRETTI A CONVIVERE IN NOME DEL 40%
Editoriale di Filippo Cardinale
Sono trascorsi quattro anni e cinque mesi dall’ultima elezione amministrativa. Sette mesi mancano alla prossima. Il clima politico è, ovviamente, in fermento. Il quadro politico è mutato rispetto a quello uscito fuori dalle urne il 2012, quando il responso elettorale a primo turno sancì la vittoria di Fabrizio Di Paola a sindaco della Città. Sancì anche la vittoria del centrodestra sul centrosinistra. Una sconfitta di quest’ultimo prevedibile dopo le dimissioni del sindaco Vito Bono a metà mandato. I ricordi sono ancora vivi ed è inutile rinverdire le vicende interne al centrosinistra che condussero lo stesso alla certa sconfitta. Così fu.
Nel maggio del 2012 partecipò alla competizione elettorale il M5S. Comiziò a Sciacca “l’elevato”, il capo del Movimento, Beppe Grillo. Piazza Scandaliato si riempì di gente. Il candidato sindaco dei pentastellati era Emma Giannì. Ma alla piazza piena non corrispose il consenso che uscì dalle urne. La Giannì si fermò a 2.040 voti, con una percentuale dell’8,89%. La lista dei grillini racimolò 1.067 voti, pari al 4,57%. Non raggiunse il quorum del 5% e non ebbe seggio. Il candidato della lista più votato fu Matteo Mangiacavallo con 220 voti. Poi fu eletto alla Regione.
Alle prossime elezioni, i grillini rappresentano una realtà più consolidata. Spezzeranno il bipolarismo tra centrosinistra e centrodestra e inaugureranno il tripolarismo. Monta in città la voglia di un cambiamento, la voglia di spezzare un bipolarismo oramai assai datato, visto e rivisto, che quasi non ha più nulla da esprimere come progettazione di un rilancio credibile della città. Un bipolarismo che è stato parecchio litigioso, scambiandosi corposi dosaggi di fango senza considerare che così facendo le macchie sono rimaste indelebili tra le due parti. I risultati di Favara e di Porto Empedocle, per citare comuni a noi vicini e nella stessa provincia, dimostrano come i vecchi schemi sono stati travolti dalla nuova ondata. E in questi due comuni c’è la presenza di autorevoli deputati nazionali e regionali. Ma la loro presenza non è servita a fermare l’onda d’urto della protesta degli elettori, della voglia di dire basta con le vecchie logiche. I grillini hanno una grande possibilità di vincere le elezioni, a nostro avviso anche al di là del nome del candidato che concorrerà. Prima di passare alle altre forze politiche che concorreranno nella disputa elettorale, è giusto osservare che le prossime elezioni di maggio si svolgeranno su un campo normativo diverso da quello del 2012. Intanto, i consiglieri comunali saranno 24 (23 più il sindaco perdente che ha ottenuto il miglior risultato che diventerà automaticamente consigliere comunale). Inoltre, ci sarà, al contrario della volta precedente, l’effetto “trascinamento” delle liste. Chi vota un candidato al consiglio comunale darà anche il voto al sindaco che alla lista è collegato. Ancora una novità: i voti di preferenza saranno due. Si può esprimere un solo voto, ma se si decide per due, scatterà il voto di genere. In buona sostanza, se un elettore vuole esprimere due preferenze, una deve essere maschile, l’altra femminile. Il candidato sindaco che raggiunge il 40% dei voti validi verrà eletto e non ci sarà ballottaggio. Se le liste collegate raggiungeranno complessivamente il 40% scatterà il premio di maggioranza, altrimenti il sindaco eletto rischia di non avere la maggioranza.
Dunque, il quadro elettorale rispetto al 2012 è cambiato radicalmente. Ciò comporta l’elaborazione di strategie elettorali che non possono essere replicate con un copia e incolla del passato. Le parti politiche tradizionali, centrosinistra e centrodestra, sono costretti a giocare una partita difficilissima che non prevede una possibilità nei 90 minuti del ritorno. Se il candidato sindaco dei due schieramenti non raggiunge il 40% a prima botta, la partita rimane aperta con il ballottaggio e di certo lo scontro diretto è con il M5S. E qui, mancando l’effetto trascinamento delle liste, come è accaduto nelle vicine Favara e Porto Empedocle, avrà la meglio il candidato grillino.
I due litiganti di oggi, centrodestra e centrosinistra , che si sono alternati alla guida del governo cittadino, corrono il serio rischio di finire ambedue all’opposizione. A votare nelle elezioni del 2012 sono stati 27.200 saccensi, il 76,25% rispetto agli elettori che erano 35.671 C’è altresì da considerare che le liste non saranno più formate da 30 candidati ma da 24. Questo significa anche una minore somma di consensi che la singola lista raccoglie. Considerando un calo del 5% dei votanti (la voglia di non andare a votare c’è, ma alla fine l’effetto dei candidati riesce a portare alle urne gli elettori, almeno nella prima fase), il 40% dei voti validi per raggiungere la quota che assicura l’elezione senza ballottaggio è pari ad una cifra che si attesta intorno a 10.100 voti.
Non è facile, per nessuno. Motivo per cui è assai probabile che si andrà al ballottaggio. A questo punto la partita si gioca tra uno dei due schieramenti tradizionali, o centrodestra o centrosinistra, con il M5S. Quest’ultimo avrà la strada libera per la conquista del sindaco. Al ballottaggio non c’è più la il pressing di centinaia di candidati. Francamente, riteniamo difficile che i grillini possano chiudere la partita vincendo al primo turno. A meno che non scenda in campo un candidato capace di attrarre fortemente l’elettorato che avrebbe l’opportunità di rompere con il passato e provare nuove esperienze.
Ritornando nel campo dei due schieramenti tradizionali, centrodestra e centrosinistra, un confronto con il 2012 non è praticabile. Il quadro delle alleanze è cambiato in ambedue le parti.
Centrosinistra. Nel corso dell’attuale consiliatura, il centrosinistra ha subito sostanziali modifiche. Il prossimo maggio, così come nel 2012, esso non sarà compatto. Sinistra Italiana (Sel) ha già da tempo annunciato di concorrere da sola, con lista e candidato. La scorsa elezione così fece, con la lista “Sciacca per il bene comune” col candidato Enzo Guirreri che ebbe 2.180 voti pari al 9,50%. La lista ebbe 1.515 voti. Prese un seggio, Paolo Mandracchia (416 voti), mentre Fabio Leonte si classificò al secondo posto (con 384 voti). Il centrosinistra era appoggiato anche dalla lista Fini-Futuro e Libertà, lista che faceva riferimento all’ex assessore della giunta Bono, Alberto Sabella. La lista ebbe 1.856 voti e due seggi: Michele Alba ( 280 voti) e Enzo Bonomo (238 voti). Poi, nel corso della consiliatura, il gruppo si disperse. Michele Alba approdò al centrodestra, mentre Vincenzo Bonomo aderì al Pd. Alberto Sabella giunse al terzo posto (215 voti). Non si sa cosa l’ex assessore abbiam in mente di fare e se scendere ancora in campo con il suo gruppo. Di certo, la lista Fini-Futuro e Libertà non esiste più. Il centrosinistra perde anche l’apporto di Mpa. Ottenne 2.346 voti e tre seggi con Elvira Frigerio (269 voti), Lorenzo Maglienti (364) e Santo Ruffo (261 voti). Santo Russo adesso è approdato in Sciacca Democratica. Lorenzo Maglienti è rimasto con il deputato regionale Roberto Di Mauro. Maglienti ha contribuito a votare delibere proposte dalla giunta Di Paola su tematiche di interesse collettivo. Elvira Frigerio si è resa indipendente, rimanendo all’opposizione, come, del resto, Ruffo.
Il centrosinistra, man mano, si è arricchito di consiglieri. Dai tre iniziali, Enzo Marinello (469 voti), Cinzia Deliberto (132 voti) e Vincenzo Sabella (129 voti), è salito a sette con l’arrivo successivo di Gioacchino Settecasi (318 voti), Luciano Augello (195 voti), Ignazio Cartanzaro (146 voti), Simone Di Paola (214 voti), Vincenzo Bonomo (238 voti). Perde, poi, Cinzia Deliberto (132 voti), che aderisce a Sciacca Democratica. Da sottolineare che al centrosinistra approda l’ex Cantiere Popolare (Settecasi, Catanzaro e Augello), partito che si era schierato con la candidatura di Fabrizio Di Paola. Api (Alleanza per l’Italia) di Nuccio Cusumano conquista tre consiglieri, Filippo Bellanca (373 voti), Maurizio Grisafi (230 voti) e Simone Di Paola (214 voti). Di Paola approda poi al Pd, mentre Grisafi si rende indipendente. Oggi, il gruppo è sotto l’egida di Sciacca Democratica, una costola di Sicilia Democratica, cui fa riferimento Nuccio Cusumano. L’attuale gruppo consiliare è composto da Filippo Bellanca, Maurizio Grisafi, Giuseppe Ambrogio (352 voti- eletto nella lista Patto per il Sud che appoggiava Fabrizio Di Paola), Santo Ruffo (eletto nell’Mpa) e Cinzia Deliberto (eletta nel Pd).
Il centrosinistra nel 2012, con candidato Gioacchino Marsala, ebbe complessivamente 8.359 voti pari al 35,83%. Allora non c’era Cantiere Popolare. Se oggi, invece, può contare sull’apporto di allora pari a 2.107 voti, non può contare su Mpa, né su Fini-Futuro e Libertà. I voti in entrata, grosso modo, si bilanciano con quelli in uscita. Si consideri anche che la Sinistra Italiana di Fabio Leonte e Paolo Mandracchia concorre in proprio. Dunque, il centrosinistra (senza SI) potrebbe oscillare tra 8.000 e 9.000 voti. Non c’è ancora i profilo del candidato sindaco, anche se l’ipotesi di Michele Catanzaro, l’attuale segretario cittadino del Pd, avanza. La cifra di 8.000-9.000 voti è considerata con una buona dose di ottimismo.
Passiamo sull’altro fronte, il centrodestra . Sulla scia dell’interruzione della sindacatura di Vito Bono, il centrodestra ebbe un percorso facile che lo condusse a vincere le elezioni a primo turno, con Fabrizio Di Paola e senza l’effetto “trascinamento” delle liste. Di Paola vinse e portò con se una maggioranza consiliare di 18 consiglieri. Un margine ampio rispetto all’opposizione che aveva 12 consiglieri. Ma le cose non andarono per il verso giusto. Di Paola perse man mano 5 consiglieri, fino ad arrivare ad uno zoccolo duro di 13. Cifra che non garantisce la maggioranza, ma che di volta in volta con l’innesto di Ambrogio, Turturici e Monteleone, riesce a far approvare delibere importanti per la città. Vedi ARO. Turturici e Monteleone hanno sempre e apertamente espresso le loro lamentele a Fabrizio Di Paola sul metodo nella gestione della maggioranza. Ma sono stati determinati nei momenti decisivi. Il centrodestra si presentò alle elezioni con 6 liste che ottennero complessivamente 12.655 (Cantiere Popolare compreso con 2.107 voti). Il Pdl (2.980 voti), Uniti più forti- Sciacca più- Udc e Forza Sciacca (2.009 voti), Sciacca al Centro (2.228 voti), Cantiere Popolare (2.107 voti), Patto per il Sud-Grande Sud (1.950 voti) e Progetto Sciacca (2.182 voti). Oggi, il cartello politico che appoggia Fabrizio Di Paola è composta da Ncd, 5 consiglieri Alonge, Alba, Dimino, Milioti e Collica, (Dopo la scissione con Forza Italia), Forza Italia 3 consiglieri Di Natale, Casciaro Pisano, Gruppo Indipendente1 consigliere Graffeo, Patto per Sciacca, 2 consiglieri Monteleone e Turturici, Progetto Sciacca, 4 consiglieri, Bentivegna, Bono, Falautano, Lombardo. Forza Italia, pur non aumentando il numero dei tre consiglieri, ha ottenuto, ultimamente, un secondo assessorato da tempo reclamato. Operazione che ha suscitato parecchio malumore all’interno della maggioranza. Ed è la stessa Forza Italia, lo ha detto il vicesindaco Silvio Caracappa, che intende partecipare alla prossima competizione con un proprio candidato se Fabrizio Di Paola non si ricandida.
All’interno della maggioranza che appoggia Di Paola, la parte grossa è di Ncd, ma in verità tutte le altre componenti civiche hanno come riferimento Angelino Alfano e, dunque, Ncd. In questo partito c’è malessere causate da attese che non sono arrivate. Ma c’è anche l’attuale presidente del Consiglio comunale, Calogero Filippo Bono, che ha il profilo elettorale ed amministrativo per aspirare alla candidatura a sindaco. La scelta ancora non maturata da parte di Fabrizio Di Paola tiene in sospeso le mire di Silvio Caracappa e Calogero Filippo Bono. Come appare evidente, alla prossima tornata elettorale si presenteranno tre bocchi politici di rilievo, nulla togliendo alle esperienze che liste civiche vorranno provare.
Ma la realtà è questa, e i numeri non sono opinione. Centrodestra, Centrosinistra, Movimento 5 Stelle, saranno i protagonisti della competizione, formando un sistema tripolare.
Poniamo che i voti validi siano 25.000. Consideriamo che i “piccoli “ competitors alla carica di sindaco prendano complessivamente 4.000 voti. Rimangono da dividere 21.000 voti validi. Poniamo il caso che M5S ottenga 4.000 voti. Appare evidente che il delta non è sufficiente ad assicurare al centrodestra o al centrosinistra quel 40% per vincere senza andare al ballottaggio. Una cifra intorno a 10.000 voti.
Ovviamente sono solo ipotesi non basate neanche da sondaggi. Diciamo che il quadro dipinto potrebbe avvicinarsi di parecchio alla realtà del prossimo maggio.
Uniti per necessità. Può, tuttavia, verificarsi un’altra ipotesi che potrebbe riportare la competizione prossima sul binario del bipolarismo. L’ultima visita di Matteo Renzi a Sciacca risale al giorno della stipula del “Patto per il Sud”, davanti il templio della Concordia ad Agrigento. Ma, subito dopo, Renzi ha convocato gli esponenti dell’Ncd, parlamentari siciliani, sia nazionali che regionali, alcuni sindaci (tra cui Di Paola) al Verdura Resort. Ufficialmente, l’argomento è stata la coesione ad far votare SI al referendum sulla modifica della Costituzione. Ma è ovvio che l’aspetto politico nazionale e regionale non è stato di meno. Pd e Ncd sono alleati di Governo, sono alleati nel governo regionale. Insomma, è ancora possibile che mentre altrove Pd e Ncd vanno a braccetto, qui a Sciacca si litiga e ci si divide? Di necessità virtù. Non vi è dubbio che le continue liti locali tra Pd e Ncd, condotte con comunicati stampa al vetriolo, rendono la sinergia politica ed elettorale tra le due parti più complessa. Ma in politica tutto è possibile, specie quando all’orizzonte si profila una sconfitta per ambedue le parti. In verità, questa ipotesi fu lanciata tempo fa, nel corso di questa consiliatura. Era il momento delle fibrillazioni tra Di Paola ed ex Cantere Popolare. Dall’opposizione partì qualche messaggio verso l’Amministrazione. Ma il messaggio rimase nel vuoto.
Sulla scorta di un radicale rinnovamento, su un programma proiettato nel futuro, messo sul solco di una programmazione che incanala Sciacca su tre, quattro, grandi punti di rilancio, l’ipotesi di una grande coalizione di ampio respiro progettuale potrebbe essere un argomento di novità. Una ipotesi che trova fondamento su un serio ed innovativo programma, con la scelta di un candidato e di una squadra assessoriale che vada oltre la visione di una politica riduttiva.