QUELLA SICILIANITA’ CHE FA IMPAZZIRE I TURISTI. “LO SCHITICCHIO” DEL VERDURA RESORT

La piazzetta Liolà, delimitata dall’omonimo ristorante, dall’antica Torre del Verdura, e dal porticato dei negozi, ha espresso ieri sera in modo eccellente la sicilianità. La serata era dedicata allo “schiticchio”, la tradizionale scampagnata che è fonte di allegria all’insegna dello stare insieme mangiando e bevendo, ballando e scherzando.

Modo di esprimere la vita popolare della gente siciliana. Al Verdura Resort, i manager Marco Truffelli e Vito Spalluto, hanno pennellato un quadro che riprende con dovizia gli aspetti di una festa popolare. Hanno messo su, con l’aiuto dell’instancabile personale della struttura, rigorosamente con abiti siciliani, una scenografia di tutto punto, nulla trascurando. Sembrava di essere in un set cinematografico, dove ogni particolare è stato curato, dove ogni cosa è stata messa al punto giusto.

Le tavolate erano esclusivamente coperte con tovaglie tradizionali, a quadretti rossi e bianchi. Accessorio, questo, sparito completamente dalle trattorie del territorio, che si presentano sempre più distanti dalle tradizioni siciliane.

Ovviamente non sono mancate le grigliate di pesce e carne locale. La salsiccia, le costolette di maiale. I prodotti del nostro territorio sono stati presentati su bancarelle sempre addobbate con tovagliato della tradizione siciliana. Tutto quanto è rientrato nel menù della serata è il frutto delle produzioni locali, salumi e formaggi compresi.

Prima di arrivare al centro della piazzetta, c’era una sorta di fiera paesana, esclusivamente con prodotti di Sciacca, dalla ceramica al corallo, alla costruzione di cesti di paglia. Una bella scenografia che ha colpito non poco gli ospiti. Anche una bancarella di coppole, curata da un noto commerciante saccense. Coppole con varie fantasie, gradite dagli ospiti che hanno colto l’occasione per indossare con eleganza un accessorio della tradizione della nostra terra.

Tra canti e balli tradizionali eseguiti da un gruppo folcloristico, tra l’esibizione del gruppo di Taratatà, il cantastorie, il puparo a narrare le storie di Orlando e Rinaldo, i giocolieri, il palato degli ospiti è stato seriamente e piacevolmente impegnato nell’assaporire i piatti autoctoni cucinati al momento dallo chef Paolo Platini e dalla sua brigata. Pizze e sfincioni, panelle e arancine fritte, il tradizionale panino con la milza, la carne e il pesce fresco di Sciacca cotti sui carboni, le busiate rigorosamente fatte a mano, la ricotta e i formaggi preparati al momento dal ricottaro.

Il tutto con l’apporto dei preziosi suggerimenti del sommelier Nando Papa, che ha sapientemente abbinato eccellenti rossi e bianchi esclusivamente siciliani.

E’ stato un modo davvero azzeccato per narrare agli ospiti il senso della sicilianità, far vivere emozioni e sensazioni che troppo in fretta, noi siciliani, abbiamo messo in soffitta. Con la conseguenza che spesso presentiamo agli ospiti stranieri una Sicilia “europeizzata” estrapolandola dal contesto delle nostre tradizioni. Proprio quelle tradizioni di cui gli ospiti vanno alla ricerca.

Le emozioni sono iniziate alle ore 19. Dalla piazzetta che si affaccia sul Mediterraneo, gli ospiti sono rimasti incantati dal tramonto. Il sole che finisce il suo giro e si immerge nel mare solcato sin dai fenici, pennellando il cielo di sfumature rosse, arancione, gialle. Anche questo è un lusso, assistere ad uno straordinario spettacolo della natura che trasforma il nostro paesaggio in un impagabile quadro, in una incontenibile emozione. Un lusso che, purtroppo, non sappiamo apprezzare nel giusto valore. Forse perché per noi del luogo è uno spettacolo quotidiano. Ma soffermarsi ad apprezzarlo è una carica spirituale ed emotiva della quale dovremmo nutrirci nella consapevolezza che il Creatore con questa terra nostra è stato davvero magnanime.

Filippo Cardinale

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