SIAMO COME LA FERRARI, NON VINCE PIU’

EDITORIALE DI FILIPPO CARDINALE

L’esempio è calzante. Sciacca è come la Ferrari, potente, gloriosa, ma non vince da anni. Sulla pista vede gli altri bolidi che la sorpassano. Sciacca è così, di “grande potenzialità” ma ha smesso di salire sul podio. E lo fa con rassegnazione, quasi accontentandosi di medagliette di latta. Rimane il centro principale di un comprensorio solo per il suo numero di abitanti, ma le sono sfuggite caratteristiche importanti. Chi siamo? La domanda sembra pleonastica. Ma facciamola, ognuna se la ponga. Se la ponga la politica, non solo quella di oggi, ma quella di ieri e dell’altro ieri.

Siamo la città della ceramica? Illusi. Il bolide Burgio ci sta facendo ingoiare polvere. Nel giro di pochi anni, amministratori illuminati l’hanno fatto assurgere a punto di riferimento della maestria artigianale. Burgio ha un interessante e attrezzato museo della ceramica. Quando in Sicilia si parla di ceramica spicca il nome di Burgio, non quello di Sciacca.

Siamo la città delle terme? Lo eravamo negli anni che furono, quando il termalismo era inteso ancora come centro dove curarsi i malanni della vecchiaia. Poi, con l’avvento delle nuove mode, della ricerca del benessere fisico, della bellezza, siamo spariti. Peggio ancora, siamo stati cancellati da una politica regionale ottusa e deleteria.

Siamo la città marinara? La marineria vive da anni in profonda crisi. Le condizioni del porto sono lo specchio di un mestiere nei confronti del quale i giovani fuggono.

Siamo la città del mare? Basta guardare Menfi, mare cristallino, spiaggia attrezzata con tanto di lunga e bella passerella. Le nostre coste sono state aggredite da cementificazione scriteriata. Ovviamente, le nostre località balneari mancano di rete fognaria, con le conseguenze note a tutti. La città di mare che vantiamo di essere si presenta “in ordine” solo nel centro dell’estate. I turisti che soggiornano ad aprile, maggio, giugno, settembre e ottobre, sono penalizzati dalla mancanza di pulizia delle stesse. Spiagge per niente attrezzate, mancano i servizi essenziali.

Siamo un borgo marinaro? Intanto, la vicina Sambuca di Sicilia è incoronata col titolo di Borghi dei Borghi 2016. Il nostro borgo marinaro? Un casino di rumore, di puzza, di viabilità inverosimile, priva di spiaggia, sporco. Eppure è stata riqualificato. Ma come tutte le riqualificazioni che avvengono nella nostra città fanno una fine triste, vengono lasciate al destino e al caos di una città che, molto probabilmente, ama il caos.

Ecco il bolide che diventa un ammasso di lamiere senza anima, senza voglia di competere, senza voglia di vincere, senza orgoglio. Una città senza anima e cuore. L’amore verso il bene pubblico non esiste, e forza con lo sporcare la città, forza a infrangere le regole. Quelle esistono solo quando a rispettarle devono essere gli altri. Una città che non ha mai avuto una seria programmazione, una città che ha consentito l’espansione selvaggia partorendo quartieri dove la qualità della vita è prossima allo zero. Una città che ha speso soldi per riqualificare un centro storico che volgeva alla desertificazione. Tanti hanno investito in un ricambio di look dei negozi, rendendoli gradevoli.

Oggi, il centro storico è minato da una ulteriore desertificazione, soffre maledettamente la mancanza di parcheggi, soffre di vitalità. E così piazza Scandaliato ha perso il ruolo aggregante, piazza Duomo è diventata “periferia”, un luogo da non valorizzare. Per uno spirito innato del farsi male, due interessanti progetti di parcheggio sono stati bistrattati. Uno comprendeva anche la collocazione di negozi. Si è puntato, invece, a far espandere il commercio in periferia. Non un piano commerciale. Cos’è sta roba! E’ cosa europea, e noi siamo africani.

La politica continua a parlare del nulla e a gettarsi fango reciprocamente. Nessuno parla di programmazione, nessuno si presenta ai saccensi con un’idea di come deve trasformarsi Sciacca nei prossimi 20 anni. Il bolide non vince più, non sale sul podio, si culla di una gloria del passato che è svanita. Ci accontentiamo davvero di poco, di effimero. Neanche una reazione, uno scatto di orgoglio.

Fino a quando si è in condizione ancora di schiticchiare, si tira a campare. Guai a chi tocca lo schiticchio. Per il resto, chissenefrega. Tanto, i giovani vanno all’estero in cerca di lavoro.

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