OSPEDALE, APPESI ALLA VALUTAZIONE DEL PROSSIMO ANNO
La produttività cala col persistere dei disservizi e risente parecchio dell’improduttività della sale operatorie chiuse per mancanza di anestesisti
Il futuro immediato dell’ospedale di Sciacca dipende dagli indici di produttività che saranno valutati il prossimo anno. E i dati che l’ospedale Giovanni Paolo II sta maturando non sarebbero positivi, suo malgrado. Già, perchè se l’andamento della produttività è reso anche dai disservizi e dall’inoperosità dei reparti fatti “chiudere” per mancanza di personale, di anestesisti, etc, allora è quasi certo che la nostra struttura scenderà di livello per via delle direttive regionali.
In buona sostanza, la struttura sanitaria saccense non è messa nelle condizioni di rendere nonostante il vasto territorio cui si rivolge. E questa ipotesi è stata evidenziata diverse volte dal Comitato Civico per la Salute, in modo particolare dal dottor Franco Giordano.
Il depotenziamento del Giovanni Paolo II avverrebbe, in tal modo, per cause “numeriche”, ma in modo subdolo, però. Se l’ospedale avesse a diposizione l’attenzione che hanno altri ospedali agrigentini, come Licata e Canicattì, non ci sarebbero problemi ad assicurare i dati positivi.
Basta pensare alle giornate di inattività causate dalla chiusura delle sale operatorie per mancanza di anestesisti. Niente operazioni, niente numeri. Con il risultato che la produttività va a farsi benedere.
Questa subdola strategia, però, è stata finalmente capita sindaci del territorio. Di Paola è stato chiaro,sabato scorso nel corso dell’assemblea cittadina indetta dal Comitato per la Salute. C’è un chiaro tentativo di depotenziamento.
L’idea lanciata da Di Paola, cioè la proclamazione di uno sciopero generale per la difesa dell’ospedale, è stata sposata dai sindaci e dai cittadini.
Un’idea, tra l’altro,apprezzata anche da chi politicamente non è schierato con Di Paola. Uno sciopero che conferma tutte le preoccupazioni del territorio sul funzionamento dell’ospedale, ma anche sulle “rassicurazioni che non rassicurano” del direttore generale Ficarra.