“COLPIRNE UNO PER EDUCARNE CENTO”. L’INVITO DI MANGIACAVALLO A DI PAOLA DI BRUCIARE LA TESSERA PUO’ ESSERE “INSCENATO” DAVANTI ALLE TERME

Di Calogero Pumilia

Questa intimazione a Simone Di Paola di bruciare in pubblico la tessera del suo partito mi piace molto. Intanto per la valenza politico-pedagogica. Con gli avversari si deve fare così e Mao Zedong, che di rivoluzione si intendeva più di Mangiacavallo, diceva :”colpirne uno per educarne cento”.

Ma l’idea mi intriga ancor di più per il suo forte valore teatrale. Lo spunto è davvero forte e, se per un momento posso indossare i panni di scenografo, immagino lo spazio delle Terme con una gradinata per gli spettatori, con quelli che vendono acqua e zammù, calia e semenza e con i tamburi, indispensabili in una cerimonia di auto da -fè.

Evitando la celebrazione della messa – si tratta di una cerimonia laica – si dovrà mantenere la processione che accompagna il reo, naturalmente con i capelli rasati e il berretto da somaro, verso il centro dello spazio dove sarà stato collocato un grande braciere. Non c’è niente di originale. L’idea viene presa pari pari da quello che la Santa Inquisizione allestiva a Palermo di fronte a Palazzo Steri fino a metà del 1700.

Il tocco di originalità sarebbe, comunque, quello di installare ai lati dello spazio scenico due grandi pannelli per proiettare quadri e incisioni di eventi analoghi in Sicilia in Spagna e altrove e le immagini della Bebel Platz di Berlino dove quarantamila spettatori entusiasti assistevano, nel maggio 1933, alla cerimonia dei libri bruciati.

Al termine dello spettacolo, tutto sommato incruento, a Di Paola emendato, potrà essere consentito di collaborare con questa strana e numerosa comunità di santi e di puri alla quale un papa barbuto, tra un urlo e un insulto, spiega le verità assolute.

Mangiacavallo potrà finalmente mettere “tutte le sue forze a disposizione per la soluzione dei problemi della mia Sciacca e della mia Sicilia”, risolvendoli in quattro e quattrotto. Dopo un evento del genere, infine, ed è l’aspetto che trascende la dimensione pure importante di Sciacca, chi tra i P-idioti, come carinamente li chiamano i Cinque stelle, sarà tanto spudorato da tenere ancora la tessera del Partito democratico!

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