MANGIACAVLLO (M5S): L’ACQUA NON E’ ANCORA PUBBLICA MA L’ABBIAMO MESSA SULLA BUONA STRADA
“Con la votazione di ieri sera si è conclusa la prima parte di una battaglia per la quale siamo e continuiamo a stare in prima linea da sempre”, afferma il deputato saccense Matteo Mangiacavallo.
Per il pentastellato “non era il risultato al quale puntavamo, perché il nostro obiettivo si trovava ancora più in alto, ma prendiamoci quello che abbiamo ottenuto come un grande traguardo, raggiunto grazie e soprattutto alla presenza del M5S all’interno del parlamento siciliano. Sono contento di quello che reputo, comunque, un piccolo grande passo avanti, al quale però ne dovranno seguire molti altri, ma vorrei analizzare con occhi critico quanto avvenuto nell’ultima settimana, mettendo da parte i toni trionfalistici di chi afferma che adesso in Sicilia “l’acqua è pubblica”.
“Abbiamo votato una legge che, in fin dei conti ed oggettivamente, rappresenta l’ennesima occasione mancata non solo per il governo Crocetta ma anche per quella parte di parlamento siciliano che ha deciso che la montagna approvata in commissione ambiente, certamente perfettibile, e che aveva superato il vaglio della commissione bilancio, dovesse partorire un topolino. Un topolino per giunta claudicante”, aggiunge Mangiacavallo.
“Abbiamo votato una legge- continua Mangiacavallo- che fornisce una linea preferenziale per il degli affidamenti della gestione del Servizio Idrico Integrato in Sicilia ed interviene poco sul corso trentennale delle attuali gestioni private, a parte la speranza che siamo riusciti ad accendere per i Comuni che lo vorranno, di riprendersi la gestione pubblica in forma associata, osteggiata dal gruppo del PD (Panepinto escluso). E abbiamo assistito ad un Parlamento intero che perdeva il suo tempo a dibattere pure su presunti rilievi di costituzionalità evidenziati anche in una vergognosa quanto ridicola quanto pretestuosa pregiudiziale di incostituzionalità. Ebbene si, era vergognosa perché ci troviamo in Sicilia, in una Regione a Statuto speciale, che all’art.14 contiene la competenza esclusiva in materia di “acque pubbliche”.
“Il disegno di legge approvato puntava ad una gestione pubblica dell’acqua riuscendo a centrarne l’obiettivo solo in parte (visto che permane la possibilità dell’affidamento ai privati) ma allorquando nel futuro gli enti preposti decideranno di affidare la gestione al pubblico, l’acqua rimarrà privata fin quando sarà gestita e venduta da quell’anomalia tutta siciliana, la società sovrambito Siciliacque, per il 75% in mano alle multinazionali francesi. La legge, a tal proposito, interviene con una potenziale rinegoziazione del contratto con Siciliacque ma considerato chi ci rappresenta, è facile supporre che tale applicazione sarà remota. Anche di questo, chi ha difeso la pregiudiziale si dovrebbe vergognare”, chiosa Mangiacavallo.
“La legge approvata è il frutto di un lavoro che ha richiesto quasi tre anni di tempo. E’ stata tra le prime leggi incardinate da questa Assemblea ad inizio legislatura ed è stata la prima incardinata in quarta commissione. Ha passato il vaglio di una sottocommissione e ha vissuto l’avvicendarsi di audizioni di tutti i soggetti interessati. E’ una legge che ha visto la luce sotto gli occhi vigili e attenti dei comitati per l’acqua pubblica e la gestione pubblica dell’acqua. E’ una legge che ha subito diversi attacchi da privati e privatizzatori dell’acqua e, stranamente, forse anche no, dagli uffici dell’assessorato regionale all’energia, schiavo dei dettami nazionali. Abbiamo assistito finanche a commissariamenti di Comuni e consorzi pubblici a cui è stata intimata la consegna delle reti da parte del Dipartimento acqua e rifiuti pure nei giorni in cui si discuteva e si approvava questa legge. Una difesa estrema della normativa nazionale a discapito del nostro Statuto. Tutto ciò è inaccettabile, e se un tempo poteva essere motivo di riflessione, adesso riteniamo che sia quel grave motivo per il quale ne possiamo richiedere ancora una volta le dimissioni. Chi non rispetta lo Statuto siciliano non è degno di rappresentarci, di rappresentare la Sicilia, di rappresentare il governo regionale. Di quella legge perfettibile, adesso stravolta, rimangono intatti solo i principi come: la definizione dell’acqua come bene essenziale; una gestione che può essere affidata non solo al pubblico ma anche al privato, ma che deve essere svolta senza finalità lucrative; un maggiore controllo e sanzioni per i “nuovi” privati che gestiranno l’acqua in Sicilia; gestioni private, sempre le prossime, non più trentennali ma inferiori ad un decennio; un fondo di solidarietà per le bollette idriche delle famiglie bisognose; la facoltà per i Comuni di tornare fin da subito ad una gestione pubblica in associazione con altri Comuni; una Commissione ispettiva per valutare le attuali gestioni private e proporre eventuali risoluzioni anticipate delle convenzioni in base alle inadempienze contrattuali”.
“Abbiamo approvato questa legge in silenzio ma dobbiamo chiedere un’ultima gentilezza al parlamento siciliano e ai suoi attori protagonisti. Dopo la votazione di ieri, nessuno dica che abbiamo approvato una legge che ripubblicizza l’acqua in Sicilia, perché così non è. Non diamo false aspettative nell’immediato ai siciliani perchè il processo iniziato è ancora lungo e ricco di insidie. Stavolta non ce lo chiede l’Europa e non ce lo chiede Renzi, ce lo chiedono i cittadini che sono stanchi e stufi d’essere presi in giro e d’essere bidonati. Non prendiamo in giro nessuno, l’acqua non è ancora pubblica manche se l’abbiamo messa sulla buona strada”, conclude Mangiacavallo.