TRAGEDIA MACALUBE, TRE RINVII A GIUDIZIO. C’E’ MIMMO FONTANA, PRESIDENTE DI LEGAMBIENTE SICILIA

Il Gip del Tribunale di Agrigento, Alessandra Vella ha disposto il giudizio immediato per i tre indagati della tragica morte dei fratellini Carmelo e Laura Mulone, causata dal ribaltamento della collina dei vulcanelli all’interno della riserva naturale delle Macalube di Aragona, concessa in gestione all’associazione Legambiente Accolta la richiesta della Procura della Repubblica di Agrigento (sostituto procuratore Carlo Cinque titolare del fasciolo d’inchiesta).

A processo Domenico Fontana, di 48 anni, di Agrigento, presidente regionale di Legambiente, direttore della riserva Macalube di Aragona ed assessore al Comune di Agrigento; Daniele Gucciardo, 44 anni, di Agrigento, operatore della stessa riserva, e Francesco Antonio Gendusa, 59 anni, di Chiusa Sclafani, dirigente regionale responsabile delle aree protette. Tutti sono imputati di omicidio colposo plurimo colposo in seguito al tragico evento che il 27 settembre 2014 costò la vita a due fratellini Mulone, seppelliti dalla colata di fango provocata dall’esplosione dei vulcanelli di Macalube.

Pesanti le accuse rivolte ai tre imputati, perché, “cooperando colposamente tra loro ciascuno consapevole della condotta negligente ed imperita dell’altro, cagionavano la morte di Carmelo e Laura Mulone”. In particolare Domenico Fontana, quale direttore della riserva naturale integrale Macalube di Aragona, avrebbe omesso di adottare le cautele necessarie per la messa in sicurezza dell’area. Il sito mancava della segnaletica informativa del pericolo per l’incolumità dei visitatori derivante dal fenomeno del ribaltamento. Ma non avrebbe anche provveduto alla chiusura dell’area in assenza di un monitoraggio scientifico necessario per lo studio del fenomeno al fine di accertare la fruibilità della zona al pubblico. Infine lo stesso Fontana si è avvalso per il monitoraggio dell’area di Daniele Gucciardo, ritenuto dalla Procura “soggetto inidoneo in quanto privo delle capacità tecniche necessarie alla valutazione e comprensione del fenomeno del vulcanesimo sedimentario”.

Lo stesso Gucciardo, pur non rivestendo direttamente una posizione di garanzia, trovandosi ad operare in una situazione di rischio immediatamente percepibile, essendo lo stesso deputato al monitoraggio dell’area con metodo empirico consistente nella semplice osservazione visiva dei fenomeni di innalzamento della collina, avrebbe contribuito “con la propria condotta cooperativa all’aggravamento del rischio, fornendo un contributo causale apprezzabile alla realizzazione dell’evento non ravvisando alcun rischio nell’area pur avendola monitorata la mattina del 27 settembre 2014″.

Infine l’ultimo indagato Francesco Antonio Gendusa, sarebbe coinvolto nell’inchiesta in virtù del rapporto contrattuale individuale di lavoro stipulato con l’assessorato del Territorio e dell’Ambiente della Regione Siciliana, in qualità di dirigente responsabile e gestione e affari relativi alle aree naturali protette del Dipartimento Regionale Ambiente della Regione Sicilia.

Gendusa avrebbe omesso di: effettuare il necessario controllo sulle modalità della gestione delle Macalube di Aragona da parte dell’ente gestore, e si sarebbe limitato a recepire le relazioni tecnico-scientifiche inviate annualmente dall’ente gestore. Il pm Cinque avrebbe anche sottolineato come l’azione dei tre indagati sia aggravato dalla previsione dell’evento. In particolare avendo consapevolezza della pericolosità dell’area e del fenomeno del cosiddetto “ribaltamento”, con conseguente rischio per l’incolumità pubblica, si sarebbero astenuti dall’adottare le misure necessarie per garantire la sicurezza dei visitatori.

Nel corso delle fasi preliminari di indagine tutti gli imputati interrogati del Pubblico ministero si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Decisiva a far scattare il provvedimento di giudizio immediato la perizia tecnica affidata ad un esperto nominato dalla Procura, Carlo Cassaniti, che tra le altre cose, testualmente recita: “La riserva delle Macalube, dove persero la vita i fratellini Laura e Carmelo Mulone, non ha nessuno dei parametri di sicurezza previsti dalla legge ed esistenti in altre riserve analoghe in Italia. Nell’area dei vulcanelli delle Macalube non c’erano passerelle, niente cordoni di sicurezza, nessuna area di sosta o avvisi a tutela dei visitatori”.

Dunque, per la Procura ci sarebbe la responsabilità sarebbe dell’ente gestore, ossia Legambiente, a cui la Regione, con procedura diretta, ha affidato la riserva. Il processo comincerà il prossimo 3 novembre davanti al giudice monocratico del Tribunale di Agrigento, Gianfranca Infantino.

Archivio Notizie Corriere di Sciacca

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *