SVERSAMENTI IN MARE ALLA FOGGIA, ANCORA UN ESPOSTO ALLA PROCURA
Un nuovo esposto alla Procura della Repubblica e una serie di nuove analisi affidate però ad un tecnico di fiducia a spese del comitato della Foggia.La vicenda dello sversameno in mare di liquami torna alla ribalta.
In molti vogliono sapere l’esito degli esami dei prelievi effettuati dai militari della Guardia costiera (gli ultimi risalgono ormai a più di un mese fa).
Sversamenti che con ogni probabilità rendono non balneabile un intero litorale, dalla Tonnara alla Foggia. Con buona pace di quella vigilanza che il Comune ha più volte precisato di garantire attraverso lamentele o note di sollecito contenute in lettere indirizzate a Girgenti acque o all’Ato idrico.
La questione degli sversamenti sulla foce di mezzo, su cui non si riesce a cavare un ragno dal buco, rimane irrisolta.
Il punto è che neanche Girgenti acque, che gestisce l’impianto, sembra non essere in grado di stabilire l’origine del problema, e le precisazioni fatte dai propri tecnici anche pubblicamente tutto sono fuorché rassicuranti. Anche perché il gestore privato delle risorse idriche pubbliche fa pagare regolarmente i canoni di depurazione, anche se è perfettamente possibile dire che il depuratore non funziona al 100%.
Di pennello a mare non se ne parla. L’articolo 1 del decreto che stabilisce l’autorizzazione al Comune di Sciacca allo scarico dei reflui provenienti dall’impianto di depurazione nel vallone Foce di mezzo, decreto emesso dall’agenzia regionale per i rifiuti e le acque nel lontano 2007, testualmente recita che quell’autorizzazione veniva concessa “nelle more della realizzazione della condotta emissaria e sottomarina di allontanamento del refluo”.
Insomma: c’è una legge della Regione (la 27 dell’86) che prevede la costruzione del pennello a mare. Girgenti acque ha già fatto sapere di non avere alcuna intenzione di realizzarlo, opinando ragioni tecniche incomprensibili, visto che c’è una legge in vigore. Tanto più che la condotta di allontanamento non va fatta certo per un capriccio, bensì per fronteggiare eventuali situazioni di emergenza, come d’altra parte sono quelle che da due anni si ripetono al depuratore di Sciacca, con la conseguenza che le vasche d’accumulo del depuratore non riescono a fare quello che devono fare e i reflui si depositano a riva, contaminando impietosamente la salubrità del mare.