IL GRUPPO CONSILIARE DEL PD PRENDE LE DISTANZE DA SIMONE DI PAOLA
“Il nostro partito è chiamato Partito Democratico perché ha, in questo metodo di governo, uno dei fondamenti su cui si regge. Tutti i membri sono liberi di esprimere le proprie opinioni e fare le proprie proposte sia in privato che pubblicamente”.
Lo affermano i consigleiri comunali del gruppo Pd, Gioacchino Settecasi, Vincenzo Marinello, Vincenzo Bonomo, Luciano Augello e Ignazio Catanzaro (manca la firma di Simone Di Paola e quella di Enzo Sabella).
“La proposta avanzata dal consigliere Di Paola- scrivono- va contro ciò che era stato espresso negli interventi precedenti dei colleghi del PD. Anche perché il rispetto di principi e di buone norme non possono valere a senso unico. Non si può scrivere che non si vuol essere consigliere-soldatino e poi comportarsi come se i soldatini fossero gli altri consiglieri dello stesso partito presenti in aula e ignari dell’intervento che si accingeva a fare. E tuttavia, senza dar lezioni ma sottolineando ciò che è lapalissiano, essendo il PD un organismo politico, la volontà del partito si forma all’interno degli organi a ciò deputati. La politica consiliare è pertanto decisa dal gruppo consiliare e dalla segreteria”.
Poi aggiungono: “In merito al contenuto della proposta fatta durante il Consiglio, dal consigliere Di Paola, la posizione dei consiglieri del PD è chiara. Così come quella nei confronti dell’Amministrazione. Si ricorda che a fronte di una iniziale e generica dichiarazione di apertura al Consiglio Comunale, questa Amministrazione ha cercato di sminuirne il ruolo. Basti pensare alla comunicazione fatta al consesso – a cose, praticamente, già decise – della consegna del depuratore. Basti pensare ancora alla vicenda dell’Aro, con cui si è cercato di ottenere una semplice “presa d’atto” quando le competenze del Consiglio sono molto più ampie e incisive. E ancora, al PRG e all’ex stazione ferroviaria riguardo alla quale questa Amministrazione ha dichiarato che non terrà conto della mozione approvata dal Consiglio”.
“Di fronte a questo atteggiamento “autarchico” gli spazi per una proficua collaborazione sono quasi inesistenti. E, chiaramente, non per volontà delle opposizioni ma per una linea costante di autoreferenzialità della giunta Di Paola. Ma i consiglieri di opposizione sono cittadini di Sciacca e si rendono conto che l’opposizione va fatta sempre in maniera costruttiva e per lo sviluppo della città. Si deve tuttavia constatare che una delle prerogative di chi amministra, preliminare a qualsiasi atto, è l’iniziativa. Il coinvolgimento dell’opposizione deve avvenire su impulso di chi governa la città. Non può essere richiesta da chi è all’opposizione. E se e quando l’Amministrazione ci chiederà un contributo ciò dovrà avvenire per fatti di primaria importanza per la città e deve essere celebrata nel luogo massimo della democrazia cittadina, quale è il Consiglio Comunale, davanti agli occhi delle telecamere e agli organi di stampa”.
“Quando si dice che una compagine politica che per proprie responsabilità non ha più i numeri per realizzare un programma e che evidentemente non è in grado di governare” si vuole precisare che in casi del genere, in democrazia, comportamento responsabile è cercare di porre fine a tale situazione e rimettere le decisioni al corpo elettorale, e non fungere da stampella a questa Amministrazione”, concludono.