TERME, ECCO PERCHE’ ALCUNE SOLUZIONI NON CI CONVINCONO. CI SONO TROPPI PUNTI OSCURI E TANTE RESPONSABILITA’ CHE SI VOGLIONO NASCONDERE
EDITORIALE DI FILIPPO CARDINALE
La vicenda delle Terme induce a riflettere su alcuni punti che si devono basare, necessariamente, su una piattaforma razionale e logica. Una piattaforma impermeabile rispetto a ipotesi di soluzioni o idee che si raccolgono da più parti e che non possono trovare ancoraggio nel ventaglio delle cose fattibili.
A volte sono idee o proposte suggestive frutto dell’amore profondo di non disperdere la grande risorsa termale. Per Sciacca, l’arenarsi delle Terme significherebbe una sconfitta di immane proporzione. E’ vero che in molti non hanno la percezione, ma l’avrebbero a disastro avvenuto. Né, tanto meno, le Terme possono essere considerate “lontane” dalla città, una lontananza che giustificherebbe l’apatia diffusa che, essenzialmente, si basa sulla folle idea di quel marito che per fare un dispetto alla moglie si castra.
La Regione è socio unico di una società per azioni. Pur essendo il capitale sociale interamente pubblico, la Terme di Sciacca Spa è incanalata nell’ambito delle norme di natura privatistica. Questo punto deve essere tenuto sempre presente. Vi è, inoltre, da considerare l’occhio vigile della Corte dei Conti, alla quale nulla sfugge. Le idee suggestive devono fare i conti con le norme nazionali ed europee. Cosa diversa sarebbe se non fosse stata costituita la società per azioni. Con l’Azienda Autonoma delle Terme, ente di diritto pubblico, la Regione avrebbe avuto mani libere nel trasferire soldi per ripianare i debiti. Del resto basta guardare a ritroso.
Le Terme non hanno mai prodotto utile, appesantite, tra l’altro, da una quantità di personale non sempre adeguato alle effettive esigenze. Ma anche dalla fine dei congedi per cure termali. L’Azienda Autonoma delle Terme chiudeva in perdita. La Regione provvedeva al trasferimento di soldi per chiudere il bilancio in pareggio. Ma questo appartiene al passato.
Quattro punti di riflessione ci sentiamo di porgere a motivo di riflessione, dopo aver letto alcune ipotesi di soluzione.
A) Per revocare la liquidazione, tenuto conto del fatto che si propone l’aumento del capitale sociale, si dovrebbero garantire fatturati almeno dieci volte maggiori a quelli realizzati dal momento della costituzione della spa ad oggi.
B) L’aumento del capitale sociale, tenuto conto dei 9 milioni di euro di debiti, dovrebbe essere per lo meno di tredici o quattordici milioni, perché pagati i debiti deve restare una provvista per la gestione, se no si torna al macroscopico errore iniziale.
C) Non si capisce quale piano industriale potrebbe, di colpo, prevedere ricavi così diversi e così superiori al passato.
D) Chi potrebbe investire, a proposito di azionariato popolare, in una società decotta come la Terme di Sciacca S.p.a., soprattutto in mano a chi?
Come primo esercizio sarebbe utile che qualche autorevole personaggio della Regione, sia esso il Presidente della Regione, o un top dirigente, desse risposta alle suddette riflessioni. Ma con documenti alla mano e piano industriale credibile. A proposito dell’Assemblea dei Soci avvenuta lo scorso venerdì, i cui contenuti sono ormai abbastanza pubblici, ci viene ancora da riflettere. Una seduta, innanzitutto, dove con molta superficialità è stata affrontata un argomento che per il territorio intero è vitale. Una seduta nella quale il dibattito e le argomentazioni sono state sintetiche.
Come è possibile che la chiusura delle attività termali possa essere stata assunta in una Assemblea di Soci senza sentire l’esigenza di preavvisare quanto meno le istituzioni cittadine? Da tempo, il Liquidatore della Terme di Sciacca Spa evidenzia come la Regione non sia intervenuta a sostegno delle difficoltà finanziarie che da tempo si sono accumulate. Ciò evidenzia il fatto che le gestioni societarie, sin dal momento della costituzione della società (come è facilmente rilevabile dai bilanci depositati presso la CCIAA di Agrigento), sono state tutte in perdita. Semplificando ancora questo significa che i fatturati (termali ed alberghieri) anno per anno non hanno coperto i costi di produzione. E allora viene in mente il collegio sindacale.
Quando l’assemblea dei Soci nel 2011, assemblea alla quale partecipa sempre il collegio sindacale organo di controllo contabile, si pronunciò sulla prosecuzione della gestione, il collegio che posizione assunse? Fu favorevole o contrario? Collegio che, almeno nella gran parte dei suoi componenti, che era lì dal 2006. E il collegio sindacale non sapeva quanto fossero fallimentari le gestioni?
A questi interrogativi sarebbe necessario una risposta. Compiendo un passo indietro, è facile riscontrare responsabilità da imputare alla Regione, all’Assessorato regionale all’Economia e al suo Ufficio di Controllo. L’aver autorizzato al Liquidatore la prosecuzione delle attività societarie, attraverso una apposita legge che autorizzava anche le assunzioni stagionali, non significa automaticamente che la medesima autorizzazione fosse un via libera ad una gestione in perdita. Anzi proprio questo aspetto, considerato il controllo e la vigilanza che la regione avrebbe dovuto esercitare, non potrà non determinare azioni di responsabilità tanto di natura civilistica (2393 c.c. e seguenti) quanto connesse al danno erariale, ossia allo spreco di risorse pubbliche.
La vicenda delle Terme deve essere chiarita in tutte le sfaccettature. La risorsa termale di Sciacca è stata mortificata da errori che non possono eludere responsabilità. E’ necessario, per il rispetto della Città, dei saccensi, del territorio, fare chiarezza sulla parabola discendente degli ultimi dieci anni. Solo attraverso un’azione di verità e trasparenza sui fatti accaduti si può ricostruire quel rapporto armonioso che lega da sempre la città alle Terme.