CANALE DI SICILIA, STRAGE DI MIGRANTI: SALME TRASFERITE A PORTO EMPEDOCLE

A Lampedusa i sopravvissuti alla tragedia del Mediterraneo hanno trascorso la notte nel centro d’accoglienza di contrada Imbriacola, poi in giornata quasi tutti sono stati trasferiti in altre strutture della Penisola. Le 29 salme dei migranti, chiuse in sacchi di plastica, sono state sistemate all’interno del vecchio aeroporto in disuso e sottoposte ad analisi da parte della squadra della polizia Scientifica della Questura di Agrigento, che dovrà identificare le vittime.

Si tratta di giovani tra i 18 e i 25 anni, secondo una prima ispezione cadaverica. Gli agenti della Scientifica hanno prelevato il Dna e scattato delle fotografie per poterle poi identificare. Uno solo dei 29 morti è stato finora identificato perchè in tasca aveva un documento. Si tratta di un ivoriano di 31 anni. Non si sa ancora se alcune delle vittime fossero parenti dei 75 superstiti che si trovavano sullo stesso barcone.

Subito dopo le salme sistemate nelle bare con la nave arriveranno a Porto Empedocle, per poi essere tumulate nei cimiteri in cui c’è spazio.

Il decesso dei migranti è avvenuto per ipotermia, dovuta al freddo del Canale di Sicilia su cui nelle scorse ore si è abbattuto una violenta ondata di maltempo. Al loro arrivo sulla maggiore delle Pelagie, i soccorritori hanno parlato di evidenti sintomi di assideramento. Per un migrante, giunto in condizioni gravissime, è stato necessario il trasferimento in elisoccorso a Palermo dove è ricoverato in coma, un altro, con sintomi di assideramento, è stato portato alla Guardia medica. Gli altri sono stati trasferiti al Centro d’accoglienza.

Il direttore sanitario dell’isola, Pietro Bartolo, ha criticato il sistema di soccorso adottato con l’introduzione del dispositivo “Triton” al posto dell’operazione “Mare nostrum”. Per il medico, infatti, i migranti vengono soccorsi troppo al largo dalla terraferma, senza la possibilità di riparo a bordo delle navi e in caso di mare grosso e freddo sono costretti a una traversata esposti alle intemperie, cosa che può rivelarsi estremamente pericolosa.

“Le condizioni in Libia sono drammatiche – spiegano i soccorritori – Se questi migranti hanno sfidato le onde alte sette metri e mare Forza 8 non appena il maltempo si placa si rischia una nuova invasione”.

Sull’isola da ieri sera c’è il prefetto di Agrigento, Nicola Diomede, che oggi insieme al sindaco Giusy Nicolini ha visitato il centro d’accoglienza per incontrare i sopravvissuti, tra loro ci sono anche tre minori non accompagnati, due della Costa d’Avorio e uno del Mali. Uno di loro ha dodici anni. Gli altri profughi provengono sempre dall’Africa subsahariana: Guinea, Senegal, Gambia e Niger.

“Il viaggio è durato tre giorni e quasi subito dopo la partenza l’acqua è entrata nel gommone perchè il mare era agitato”. E’ questo il racconto, ancora molto parziale, che alcuni dei sopravvissuti hanno fatto al sindaco di Lampedusa, Giusi Nicolini. “I superstiti sono molto stanchi e ancora sotto choc -ha detto Giusi Nicolini- e in queste ore sono impegnati a fare ognuno di loro una lista delle persone che si trovavano su il gommone con loro per far sì che tutte le vittime abbiamo un nome”.

“Per il momento stiamo indagando per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, per ipotizzare altri reati aspettiamo di sentire i superstiti. Le oro testimonianze saranno preziose. In futuro potremmo anche indagare per omicidio plurimo colposo, ma per il momento è solo un’ipotesi astratta”, spiega il procuratore capo di Agrigento, Renato Di Natale, che coordina l’inchiesta. “Siamo in attesa dei rilievi – dice ancora Di Natale – e delle dichiarazioni dei superstiti che si trovano a Lampedusa. Non sarà facile. Vedremo cosa accadrà”.

(Foto di repertorio)

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