CARNEVALE, DI GRASSO E’ RIMASTO SOLO IL MERCOLEDI’

EDITORIALE

La storia del carnevale, quella recente, è segnata da una parabola discendente che tocca il suo livello minimo proprio con la prossima edizione. Livello segnato dal numero esiguo dei carri allegorici che partecipano: solo tre (oltre al carro simbolo della festa carnascialesca saccense Peppe Nappa). Siamo passati dagli sfarzi degli anni ottanta, quando la festa raggiunse il massimo del suo splendore. Carri magnifici accompagnati da gruppi straordinariamente belli; maschere singole di ottima fattura. Ma soprattutto tanta partecipazione della gente.

Un carnevale che era del territorio e che attraeva gente del territorio. Gli anni ottanti rappresentarono anche l’occasione per fare lievitare il costo della festa. Ma erano tempi di vacche grasse, con la Regione che sborsava, la Provincia regionale di Agrigento che dava il suo contributo. Ma soprattutto le casse comunali che non avevano il vincolo del patto di stabilità e il dramma dei continui tagli dei trasferimenti statali e regionali. Negli ultimi anni, fermo restando l’elevato valore artigianale dei cosiddetti carristi, il carnevale ha iniziato il suo costante deragliamento dallo spirito degli anni ottanta.

La festa si è allontanata dallo spirito che si era radicato nella sua lunga storia. Prevalse la presenza di fiumi di alcol e laghi di droga che hanno fatto da contorno a episodi sempre più frequenti di risse. Man mano lievitò la smania di proiettare la festa in campo nazionale, immaginando di clonare il flusso attrattivo del carnevale di Venezia. L’unico che non è mai caduto in tale illusione è stato Gaspare Falautano, il quale ha sempre sostenuto l’impraticabilità di una proiezione nazionale, o addirittura internazionale, della festa saccense.

Oggi la realtà è quella che ci accingiamo a vivere con la prossima e imminente edizione 2015. Al fallimento dell’esperienza della gestione a cura di privati si è aggiunta la scarsa partecipazione delle associazioni dei carristi all’edizione prossima. Solo tre carri e solo due associazioni dei carristi. Non solo il numero esiguo, ma esiguo anche il tempo per la realizzazione dei carri allegorici. Sui social network si sono moltiplicate le critiche. E’ vero che siamo il Paese in cui tutti ci sentiamo direttori tecnici della Nazionale calcistica, ma oltre alle critiche non si intravedono proposte serie. La verità è che i tempi passati non si replicheranno più.

Da tempo si percepisce la necessità di una svolta, di soluzioni diverse a quelle sino ad oggi praticate. Ma in realtà, nessuna proposta è stata presentata. Né privati locali si sono fatti avanti. La privatizzazione comporta il rischio di impresa, il mettere a rischio soldi. Su questo argomento il territorio è sordo. Qualche “imprenditore” immagina di “rischiare” a fronte di un impegno finanziario a copertura del rischio da parte del Comune. E’ in utile aspettarsi che in futuro le casse comunali possano foraggiare una spesa della carnevale toccando cifre che cozzano con la realtà dei fatti, con la realtà delle finanze comunali, con la realtà di un tessuto economico territoriale ferito gravemente da una crisi che dura da parecchi anni.

La realtà pone davanti un bivio. O si inventa una manifestazione congegnata diversamente (una proposta è stata suggerita dal consigliere comunale Filippo Bellanca), oppure la festa carnascialesca assumerà il profilo un evento assai rimpicciolito, se non un ricordo dei tempi che furono. Il carnevale 2015, intanto, ci consegna una novità: la festa si snoda solo in 4 giorni (sabato-domenica-lunedì-martedì). Cosa buona. Vediamo l’effetto di un carnevale di misura diversa. Può essere un’occasione per meglio riflettere e rivedere l’organizzazione di una festa tanto criticata, ma anche tanto attesa.

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