TERME, BANDO PUBBLICO: LA REGIONE CONFONDE L’AFFIDAMENTO DELLE STRUTTURE CON UN APPALTO DI LAVORI PUBBLICI
Il bando contiene tante sbavature. Errori clamorosi, ritorno al desueto. Sembra più un bando per la realizzazione di un lavoro edile pubblico
Prendiamo in prestito una noto interrogativo di Antonio Di Pietro: “che c’azzecca?”. Già, proprio così. E l’interrogativo ce lo siamo posti anche noi del Corriere di Sciacca leggendo la bozza del bando pubblico. Prima di svolgere una più ampia riflessione, ci piace entrare nel vivo di una curiosità che, a parer nostro (qualcuno ci smentisca, se è capace), sa tanto di un copia e incolla mal riuscito. Articolo 4, a pagina 3, comma A2, c’è scritto: “……attestante la disponibilità di mezzi finanziari adeguati per l’esecuzione del presente appalto”.
Perbacco! Ma siamo in presenza di un bando per l’appalto di un’opera pubblica? A noi non sembra, invece, di assistere ad un clamoroso abuso di copia ed incolla.
La lettura del bando pubblico per l’affidamento in gestione delle strutture termali ci fa sobbalzare più volte. E più leggiamo, e più siamo convinti della nostra tesi: non è una questione da lasciare in mano a qualche dirigente regionale imprigionato in sistemi complessi di procedure che nulla hanno a che fare con una vicenda semplice. La semplicità sta nel fatto che la Regione dà in gestione le strutture termali per riceverne un canone annuale per un periodo di 30 anni. La Regione deve ricevere garanzie sull’occupazione, sulla provata esperienza del privato che si vuole occupare di termalismo e turismo, gli interessi del territorio.
Tutto il resto è solo voler complicare una vicenda che già è talmente impantanata e che, a nostro parere, non offre soluzione alcuna di salvataggio delle Terme. Le Terme non si salvano con lettere o firme di sostegno, né tantomeno con annunci di politici che già tanto danno hanno inferto alla nostra Sicilia, alla nostra provincia, al nostro territorio.
Offriamo ai nostri lettori, e non solo a loro, alcune considerazioni che sono il frutto della lettura della bozza di bando partorita dalla Regione, dall’assessorato all’Economia.
Punto primo. Il bando considera obiettivi strategici il “rilancio e la ripresa delle prestazioni termali convenzionate con il Sistema Sanitario Nazionale”. Concetto, questo, contrario a quanto scrive annualmente uno dei massimi esperti del termalismo tradizionale, Emilio Becheri, il quale sostiene che il termalismo tradizionale, tipo ospedaletto, è ormai archiviato. Non tira più. Oggi c’è il benessere, il diventare più belli, e per raggiungere tali obiettivi vi sono le SPA, i centri di benessere. Oggi, chi frequente le SPA vuole sentirsi più perfetto. Di certo non si sente portatore di una patologia per cui ricorrere al Servizio Sanitario nazionale.
E ancora, nello stesso punto, il bando, tra gli obiettivi strategici del bando, evidenzia la “riorganizzazione e razionalizzazione del patrimonio immobiliare attualmente gestito dalla Terme di Scicca Spa”. Ma quale patrimonio? Quali beni? Solo il 26% del patrimonio della Terme di Sciacca Spa è costituto da beni. Ma non si sa quali di essi saranno sono effettivamente disponibili. Le passività della società termale saccense ammontano a 8 milioni di euro (Bilancio 2013). Per sanare la massa debitoria, la Terme di Sciacca dovrebbe vendere parte dei beni. Appunto, quali? E cosa resta da affidare in gestione? Di tutto questo, nel bando non si fa cenno.
Altra anomalia contenuta nel bando: “rifunzionalizzazione di aree/beni in gestione da parte degli Enti” ? Cosa significa? La Basilica di San Calogero e l’ex convento di San Francesco sono beni della Regione. Perché il bando intende sapere cosa vuol fare il privato della Basilica di San Calogero?
Altra falla contenuta nel bando: il privato che intende manifestare l’interesse deve effettuare un sopralluogo presso le strutture termali, per prenderne visione. Per accedere nelle strutture deve erogare un contributo a fondo perduto!
Punto due. Capacità finanziaria e tecnica. Il bando prevede che il capitale sociale del privato non debba essere inferiore ad un ventesimo dell’investimento previsto per l’intervento. Ma quale intervento? E su quale parametro certo? Nessuno.
Capacità di gestione . Il privato deve garantire che negli ultimi tre anni deve aver svolto servizi affini a quello previsto dall’intervento, per un importo non inferiore al 20% previsto per l’investimento. Tutto qui? Ma perché la Regione non cerca privati di consolidata esperienza nel settore di almeno 10 anni? Mistero.
Altra anomalia. Pagina 3, sempre articolo 4, capitolo “Costruzione”. “Nel caso in cui i soggetti partecipanti alla gara intendano realizzare in tutto o in parte i lavori oggetto di affidamento con la propria organizzazione di impresa, devono presentare copia di attestazioni”. Ma che vuol dire? Siamo in presenza di imprese turistiche o di imprese edili? A chi si rivolge il bando? Ma non eravamo di fronte ad un affidamento della gestione delle strutture termali? E se io privato vinco offrendo un canone annuale più conveniente e maggiori garanzie di brand, che interessa alla Regione come faccio i lavori di ristrutturazione a mie spese?
Il bando, ne siamo convinti, è uscito fuori dal solco più appropriato per debordare in quello dell’affidamento di lavori per la realizzazione di lavori pubblici.
Altro scivolone. Pagina 4 articolo 6, comma 1: ”Valorizzazione degli immobili inseriti nel piano industriale del proponente senza cambiamento di destinazione urbanistica”. Insomma, il privato non può destinare beni ad un uso diverso da quello previsto attualmente e nei confronti del quale c’è l’attuale destinazione urbanistica. Vi sono ancora delle anomalie contenute nel bando.
Per economia di spazio, alcune, per adesso non le citiamo. Ma vogliamo rimarcare un intero capitolo cancellato. Quello che interessa la città di Sciacca. A pagina 13 è stato cancellato l’articolo 13, quello che si riferiva al “Comitato di Vigilanza”. Tutto cassato. Il bando prevedeva la nomina di due rappresentanti degli interessi del territorio e da un soggetto in possesso di competenze es esperienze specifiche nel settore termale. Ma come mai, per una decisione così importante, cioè di affidare le strutture termali saccensi per 30 anni ad un privato, non si sente l’obbligo morale di interessare un’assemblea cittadina?
Di punti oscuri, il bando, abbonda. In esso non si fa cenno a nessuna clausola rescissoria del contratto in caso di inadempimento dell’affittuario; non c’è uno schema di contratto, una cauzione. Ma di cosa stiamo parlando?
La filosofia del bando pare quella “po siviri”. E no! Oltre a contenere troppe anomalie, la bozza del bando non può essere zeppa di punti poco chiari, di errori, di parallelismo a un bando per l’affidamento di lavori pubblici.
Su questa vicenda bisogna fare chiarezza, bloccare l’iter fino a quando la Regione partorisca un vero bando per l’affidamento di strutture termali. Un bando elaborato da esperti (veri) e in modo semplice e chiaro.
Prima di compiere un altro passo, uno è prioritario su tutti: fare chiarezza. Ma la politica non lo farà mai.