TERME, SE NON INTERESSANO NESSUNO, CHIUDIAMOLE
La lunga storia di un processo di “valorizzazione” iniziato nel 1999, si infrange con la realtà attuale e gli errori di una classe politica miope
La vicenda delle Terme si snoda, ormai, da troppo tempo. Quindici anni fa fu approvata la legge sulla privatizzazione delle terme di Sciacca e di Acireale. Doveva essere la svolta, ma così non è stato. Nel 2005 ci fu l’altra “svolta”, così l’annunciò la casse politica, con la trasformazione delle Aziende Autonome delle Terme in Società per azioni. Sappiamo com’è finita. Le Aziende Autonome sono ancora in vita, le Società per Aziono sono in liquidazione. Tra i due “mondi” ci sta l’agonia delle Terme, le quali degradano sempre più, e non sono affatto alla fine del tunnel della crisi. Anzi. Il tunnel si infittisce sempre più di buio.
I governi regionali che nell’arco di tempo si sono susseguiti, sono stati colorati con tutte le sfumature che riguardano i partiti, centrodestra e centrosinistra. Il comune denominatore è che la Regione, la classe politica, la classe dirigente regionale, non ha trovato, o non ha voluto trovare, quella soluzione tempestiva capace di rimettere nel mercato del turismo la nostra risorsa economica, quella termale. Oggi, la domanda che appare spontanea è: ma ai saccensi interessa lo sviluppo delle Terme? Non sembra affatto, considerato che nell’opinione pubblica il concetto delle terme appare lontano, come qualcosa di staccato rispetto al tessuto socio-economico della città. La stessa domanda viene posta dall’associazione L’AltraSciacca.
L’Associazione rimarca come “lo scenario del teatrino della politica è sempre lo stesso e purtroppo a tenerlo in piedi è come sempre il nostro supino atteggiamento di accondiscendenza o, per meglio dire, la nostra indomabile ingenuità e credulità. I nostri politici continuano a fare i viaggi della speranza con tanto di letterine alla babbo natale senza mai riuscire ad individuare le responsabilità e, di conseguenza, senza punire i responsabili”. Per L’AltraSciacca, inoltre, spesso accade che “si costituiscono dei gruppi separati e non dialoganti: i politici, i sindacati, i lavoratori, gli amministratori regionali, le singole associazioni. Ognuno di questi soggetti lavora, o dice di lavorare, per la soluzione del problema ma senza condividerla con altri o senza riuscire a farlo”. Il risultato? “E’ quello che si vede oggi”, evidenzia L’AltraSciacca, con le Terme che “sono in stato comatoso, vivono un’incertezza costante sul futuro col rischio della perdita dei posti di lavoro, e il governo regionale di Crocetta che continua ad essere incapace a trovare soluzioni per risollevare la situazione ed effettuare un cambio di marcia”.
Abbiamo assistito in questi ultimi anni ad un andirivieni di assessori, governatori e funzionari che ci hanno rassicurato sul destino delle nostre Terme, salvo poi, appena aver lasciato Sciacca, dimenticarsene totalmente. Ma qui sorge un’altra domanda, la cui risposta non è scontata. “I cittadini di Sciacca sono disposti ad essere presi ancora in giro ritenendo che le Terme siano in mano ad un oscuro fato o, finalmente, si uniranno per far sentire forte la propria rabbia e la propria indignazione?”
Per L’AltraSciacca, che confida sulla partecipazione al problema da parte dei cittadini, “non c’è più tempo per aspettare il forestiero di turno che, come un angelo salvatore, arrivi nella nostra città per risollevare le Terme. E’ arrivato il momento di unirci e, tutti insieme, gridare con forza ai sordi che ci governano che le nostre Terme sono una risorsa fondamentale per Sciacca e non un problema”. Un auspicio, questo, che è condivisibile. Ma non sembra che la città sia disposta a scendere massicciamente in piazza per protestare e farsi sentire a difesa di una vera risorsa economica che, rilanciata, porterà indubbi vantaggi al territorio. “Diversamente, se tutti noi riteniamo che siano solo un problema, le Terme chiudiamole!”, conclude, con una provocazione, l’AltraSciacca.
Dietro questa constatazione, però, si potrebbe nascondere una strategia ben precisa. Esasperare il degrado delle Terme per essere agguantate da gruppi graditi o vicini alla politica.