OSPEDALE RIBERA, IL “CORAGGIO DI CAMBIARE”

Cittadinanzattiva T.D.M. di Sciacca interviene sulle notizie di stampa riguardanti la decisione delle istituzioni sanitarie regionali di chiudere o convertire l’ospedale di Ribera.

Cittadinanzattiva T.D.M. di Sciacca ritiene che si sia voluto, più o meno coscientemente, ingannare o illudere i cittadini di Ribera che tenere aperto il presidio o alcune unità operative servisse a difendere i loro interessi e la loro salute, mentre la difesa della salute dei cittadini non ha nessuna relazione sull’esistenza dell’ospedale così come esso è concepito

“Tutti gli indici statistici internazionali dicono chiaramente che gli ospedali che non hanno un numero sufficiente di accessi non risultano essere sicuri per la salute di chi li utilizza e l’ospedale di Ribera rientra tra i presidi con accessi insufficienti. Il nuovo piano sanitario regionale si è, dopo anni di sottovalutazione di questi fattori di rischio, finalmente deciso a diminuire i posti letto a rischio mantenendo invece attivi i servizi che hanno tutte le caratteristiche per assicurare sicurezza di salute. Inoltre è immotivato e anche rischioso mantenere, come succede nel nostro territorio, dei servizi ospedalieri analoghi a distanza di pochi chilometri. Non solo si rischia di avere due presidi non efficienti, ma si sprecano risorse economiche ed umane che concentrati in un unico presidio potrebbero assicurare certamente prestazione di migliore qualità e sicurezza. Siamo consapevoli che i cambiamenti potrebbero intaccare interessi particolari o posizioni consolidate, ma è bene avere il coraggio di cambiare per cercare di migliorare i servizi da offrire al cittadino-utente. Riteniamo, per concludere, di esortare tutti quei rappresentati istituzionali del territorio di Ribera, ma anche i comitati di cittadini, ad attivarsi più che per conservare l’esistente a proporre la diversificazione della struttura sanitaria riberese per un’offerta sanitaria che potrebbe essere ospedaliera ma anche territoriale.

Siamo certi che si vorrà accogliere il nostro intervento come propositivo e migliorativo di una situazione esistente non certo ottimale e non confacente all’interesse del malato”.

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