MONTA LA RIVOLTA CONTRO LE TRIVELLAZIONI PETROLIFERE. ADESSO LA POLITICA SI SVEGLIA. PROSEGUE L’IMPEGNO DI ANCISICILIA

“Non consentiremo lo sfregio legalizzato della terra e del mare siciliani”. È quanto affermano i deputati dell’Udc Mimmo Turano, Margherita La Rocca Ruvolo e Pippo Sorbello, dopo la seduta della Commissione Ambiente e Territorio dell’Ars sulle trivellazioni e il decreto Sblocca Italia. “Condividiamo l’allarme dei Comuni e delle associazioni di fronte a indiscriminate prospezioni petrolifere nel territorio siciliano che di fatto l’articolo 38 dello Sblocca Italia favorisce. Per la Sicilia, la priorità non è garantire il vantaggio di pochi privati senza scrupoli, ma tutelare il suo territorio da un saccheggio senza precedenti e dalle conseguenze imprevedibili”.

Monta la protesta di parecchi esponenti politici contro la volontà del Governo Renzi di intensificare le autorizzazioni per le perforazioni petrolifere, in modo particolare nel Mediterraneo.

Presa di posizione anche del M5S, che propone pure un referendum abrogativo. Ma anche un ricorso costituzionale e perfino una legge voto. L’Ars affila le armi per fermare l’articolo 38 dello “Sblocca Italia”, che rischia di spianare la strada alle trivelle un po’ dovunque in Italia e soprattutto in Sicilia.

Le proposte per bloccare quella che è stata definita un po’ da tutti una follia sono venute fuori oggi da un’audizione tenuta  dalla commissione Ambiente di Palazzo dei Normanni a cui hanno preso parte, oltre ai componenti della commissione, il direttore delle campagne di Greenpeace, Giannì, il vice presidente dell’Anci, Amenta, dirigenti regionali, rappresentanti di associazioni  ambientaliste, di pescatori e del settore del turismo.

“Martedì – dice il presidente della commissione Ambiente, Giampiero Trizzino – la proposta del referendum sarà discussa in commissione con l’obiettivo di portarla in Aula in tempi brevissimi. Il ricorso può essere fatto da 5 Regioni e la Sicilia può e deve essere quella capofila. Questo articolo va fermato a tutti i costi e noi abbiamo il dovere morale di tentare tutte le iniziative possibili se vogliamo salvare la nostra terra dal disastro”.

Critici  gli interventi sull’articolo 38 dei deputati del Movimento 5 stelle, Tancredi, Foti e Palmeri, che hanno avuto dure parole contro la linea del governo “succube delle volontà dei petrolieri”. “Se questo articolo – fosse stato scritto da loro – ha detto Tancredi sarebbe stato meno indecente”. “Per fare un favore ai petrolieri – ha detto Angela Foti – si va contro gli obiettivi della pianificazione europea basata su energie rinnovabili, biodiversità e marina protetta”.

Al centro del dibattito della commissione c’è stato pure il criticatissimo protocollo firmato da Stato, Eni e Regione “che – ha detto Trizzino – garantisce vantaggi normativi ai petrolieri,  sottrae potere legislativo all’Ars e va in direzione diametralmente opposta ad una vera e sana politica ambientale”. Direzione che è stata ribadita da una risposta ad una mozione a prima firma di Valentina Palmeri.

“In soldoni – ha detto la Palmeri, che ha stigmatizzato l’assenza del governo all’Audizione – il governo ammette che le ricerche petrolifere possono contemplare rischi, ma ci sono priorità che vanno oltre, e queste non sono altro che quelle di natura economica”.

Ma i benefici economici che deriverebbero da una eventuale invasione di trivelle -hanno sottolineato gli intervenuti all’audizione – sarebbero veramente minimi e non porterebbero nemmeno occupazione, visto che ormai le piattaforme sono del tutto automatizzate. “Nella piattaforma che abbiamo occupato recentemente – ha raccontato Giannì- non abbiamo trovato nessuno. Addirittura siamo stati noi a dovere segnalare all’Eni la nostra presenza sulla struttura”.

“Nella lotta alle trivelle – ha sottolineato Antonio Zanotto  (Cetri)  – l’importanza delle Soprintendenze  è  fondamentale. Queste hanno il dovere di dire no alle autorizzazioni nelle zone tutelate”.

Intanto, prosegue l’impegno dell’AnciSicilia contro le trivellazioni nel Canale di Sicilia. L’associazione dei Comuni siciliani, in piena sintonia con i comuni interessati, Greenpeace e le altre  associazioni ambientaliste ha  ribadito, anche stamattina nel corso dell’Audizione in IV Commissione all’ARS, la propria posizione sul cosiddetto “Sblocca Italia” (convertito in legge  n. 164 dell’11 novembre 2014) che, all’articolo 38 della legge, consente una procedura amministrativa eccessivamente  semplificata per le società che chiedono l’autorizzazione ad avviare le prospezioni petrolifere anche nel territorio siciliano con i conseguenti rischi per l’ecosistema dei nostri mari e delle nostre coste.

“Analisi  presentate da  multinazionali come la Schlumberger, non evidenziano  adeguatamente  come lo sviluppo di prospezioni petrolifere nella zona dello Stretto di Sicilia possa rappresentare  una gravissima minaccia alla biodiversitaL8; e alle attivitaL8; economiche siciliane legate al mare quali il turismo e la pesca – ha dichiarato Leoluca Orlando, Presidente Anci Sicilia – e autorizzare le trivellazioni vuol dire compromettere la vita dei nostri mari e le prospettive di sviluppo per il nostro territorio”.

“Abbiamo già espresso ampiamente quale è la nostra posizione e intendiamo continuare  nella difesa delle coste della nostra Isola proseguendo in questa battaglia contro le trivelle – continua Orlando – e procederemo anche per le vie legali, anche con appositi esposti e diffide”.
“Prendiamo atto – ha dichiarato Paolo Amenta, Vice Presidente Anci Sicilia – che c’è la volontà di tutte le componenti istituzionali regionali di intervenire per scongiurare questa grave minaccia ambientale. Riteniamo che l’art. 38 del cosiddetto “Sbocca Italia” sia stato votato al buio  a causa della  forzatura prodotta dal voto di fiducia e per questo abbiamo chiesto in Commissione che l’Ars, utilizzando le proprie prerogative,    proponga in maniera formale al Parlamento nazionale un disegno di legge che possa consentire una più ampia discussione e porti all’abrogazione di tale previsione.

“La specialità del nostro Statuto attribuisce alla Regione competenza esclusiva in materia  ambientale e paesaggistica nel nostro territorio e pertanto siamo in presenza di un sopruso che non può passare inosservato – continua Amenta. Purtroppo, ancora oggi, si assiste a una eccessiva superficialità nelle approvazioni  di VIA (Valutazione Impatto Ambientale) e VAS (Valutazione Ambientale Strategica) che è accompagnata all’assenza di una strategia rispetto alla pianificazione dello sviluppo del territorio”.

“Siamo lieti che il Movimento 5Stelle abbia accolto la nostra proposta di sostituire alla parola “revoca” la dicitura “sospensione” relativamente alle concessioni del governo alle compagnie petrolifere nel Canale di Sicilia”. Lo affermano i deputati di Lista Musumeci, dopo che nel suo intervento in Aula, durante la discussione della mozione “Salvaguardia dell’ecosistema e delle attività produttive nell’area del Canale di Sicilia”, Nello Musumeci aveva subordinato a tale modifica il voto favorevole del proprio gruppo.
“La nostra proposta – ha spiegato Musumeci – è dettata dalla necessità di determinare una pausa di riflessione sulla politica energetica in Sicilia ed un confronto fra parlamento e governo, anche per fare un bilancio di mezzo secolo di attività estrattiva nell’Isola, rivelatasi un danno e una beffa, se è vero che la mancata defiscalizzazione dei prodotti petroliferi costringe i nostri automobilisti a pagare la benzina ad un costo più alto dei cittadini del Nord Italia. Confidiamo così in una ulteriore sensibilità da parte del governo regionale”.
“La Regione apra presto una vertenza sul tema “lavoro e salute ” – ha concluso Musumeci –  e avvii una inesorabile inversione di tendenza che comporti una conversione industriale nelle aree interessate al polo petrolchimico, salvaguardando i livelli occupazionali e il diritto alla salute. Non possiamo continuare ad avere operai licenziati e cittadini affetti da tumore.”

 

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