IL “TERZO POLO” SULLA VIA DEL SINDACO
EDITORIALE DI FILIPPO CARDINALE
Dieci ragazze per me possono bastare, cantava l’indimenticabile Lucio Battisti. Di Paola, invece, deve rendersi conto che tredici consiglieri comunali non possono bastargli. Non possono bastare a imprimere quella svolta per la Città promessa con il suo programma elettorale e il suo mandato di sindaco.
Se fino a pochi giorni fa la posizione dei consiglieri comunale Ambrogio, Monteleone e Turturici (tutti e tre di maggioranza) fungeva da preallarme lanciato al sindaco e ai suoi alleati, oggi è cosa diversa, invece. Essa sembra essere divenuta l’ultimatum.
Lo è nella misura in cui (mi scuso per il linguaggio molto usato negli anni settanta) Ambrogio, Monteleone e Turturici non si limitano più a evidenziare un’attività dell’Amministrazione considerata piuttosto lenta e poco incisiva, ma propongono reali svolte all’interno della macchina burocratica comunale, considerata un rigido freno ancorato a perpetuare posizioni che non portano da nessuna parte.
Secondo i tre, “occorre rivedere tutto con estrema urgenza, perché il tempo passa inesorabile, e quello che può farsi adesso non può essere rinviato a domani”. Non sono semplici “messaggi”, no. Per i tre, la questione assume il rango di un vero programma politico al quale il sindaco Di Paola deve dare risposte concrete e immediate. La questione, cioè, diventa nodale, e spartiacque nel contempo. Ed è contenuta anche nelle parole che non lasciano ombre: “non si pensi di chiudere il bilancio del Comune solo con un ulteriore aumento delle tasse; deve essere concordato con tutto il consiglio, maggioranza e opposizione”.
Un messaggio che tradotto dal politichese significa che a cominciare dal bilancio, caro sindaco, la maggioranza in Aula può contare solo su 13 consiglieri, un numero insufficiente per approvare le proposte di delibere che vi approdano. A questo punto, la domanda nasce spontanea: fino a che punto è utile alla Città una guerra tutta all’interno della maggioranza? Conviene mostrare i muscoli, costi quel che costi, solo per mostrare una questione di principio? Oppure è utile iniziare un forte esame di coscienza, infarcito da una consistente dose di umiltà in grado di mettere da parte rancori e ruggini che sussistono tra alleati?
C’è il tempo, nonostante il suo limite, per ridiscutere il tracciato di una nuova rotta della maggioranza e dell’Amministrazione, capace di approdare in porti che abbiamo i connotati di un più vasta e incisiva azione amministrativa e politica con l’obiettivo di far compiere alla Città e al suo sviluppo un significativo cambio di passo. Una vera programmazione per i prossimi anni accompagnata e supportata anche da progetti che illustrino come la stessa Città cambierà profilo.
E’ finito il tempo, invece, degli effetti d’annuncio. Ecco perché il sindaco deve assumere le redini della sua maggioranza, spogliandosi da quell’eccessivo profilo doroteo che rischia seriamente di portarlo in pericolose sabbie mobili. Il tutto, senza il pensiero di mire (giuste, per carità) ad approdi regionali o nazionali. Per adesso faccia il sindaco della sua Città, che gli ha tributato il consenso per governarla.