PD, ADESSO SERVE CORAGGIO. L’ADESIONE DI BIG BANG SEGNA UNO SPARTIACQUE VITALE CONTRO LE LOGICHE DINASTICHE DI UN PARTITO LITIGIOSO

EDITORIALE DI FILIPPO CARDINALE

Il segretario cittadino del Pd, Gianfranco Vecchio, nel suo breve intervento di saluto alla riunione di ieri sera al Grand Hotel delle Terme per ufficializzare l’adesione di Big Bang nel Pd, non ha saputo frenare lo stupore di vedere la sala gremita di persone. Non si è stupito, però, Gioacchino Settecasi, uno dei quattro consiglieri comunali del gruppo Big Bang, che ha apostrofato Vecchio rimarcando come “noi non siamo stupiti perché siamo abituati a vedere tanta partecipazione quando organizziamo le riunioni”.

Qui sta lo spartiacque segnato ieri pomeriggio nel Pd saccense e che traccia il nuovo solco caratterizzato dalla presenza di un folto gruppo di giovani renziani. Il Pd saccense è reduce di una esperienza alla guida della città troncata in maniera traumatica con le dimissioni dell’ex sindaco Vito Bono. Una coalizione che nella precedente tornata elettorale saccense vinse le elezioni battendo il centrodestra, ma che si rivelò subito litigiosa. Una coalizione che, nonostante le guerriglie interne, piuttosto sanguinose, riuscì a mettere su di versi progetti di opere pubbliche dei quali si vedono i risultati sotto l’attuale Amministrazione comunale.

Dopo la chiusura traumatica e anticipata dell’Amministrazione di centrosinistra, il Pd si mise all’angolo di un ring come un pugile suonato. L’attuale segretario cittadino era componente della giunta Bono, ricoprendo il ruolo di assessore alla Pubblica Istruzione. Periodo che, purtroppo, si caratterizzò per la nota vicenda del plesso scolastico San Francesco, creando una situazione di forte imbarazzo e tanta rabbia mista a protesta di centinaia di famiglie. Una vicenda che trovò il suo prosieguo nelle aule giudiziarie e che attende la sua definizione.

L’elezione della segreteria cittadina del Pd, nell’ottobre del 2013, sancì una ulteriore frattura all’interno del Pd. L’elezione del nuovo direttivo e del segretario cittadino avvenne in un clima perfettamente aderente a quello spiegato e criticato ieri dall’onorevole Davide Faraone, renziano di ferro: “Non permetteremo più di svolgere primarie con seggi simili a bunker”.

Faraone, che non conosce bene la realtà saccense, bene dipingeva una realtà che a Sciacca si era verificata da poco. Il congresso cittadino si svolse non aprendo il partito alla gente, ma all’insegna di uno stile che ha rimarcato la logica più perversa del vecchio partito comunista.

Nel congresso prese il sopravvento una spietata logica dinastica che si amalgamò bene con le aspirazioni espansionistiche di qualche onorevole non saccense. La segreteria del Pd che venne fuori non solo non ha avuto il profilo del collante, ma ha suscitato malesseri nelle diverse componenti politiche, con l’aggravante anche di aver chiuso le porte nei confronti di nuove generazioni desiderose di occuparsi di politica. Il gruppo consiliare del Pd, nella prima metà del percorso della giunta Di Paola, è sembrato piuttosto sopito, risentendo ancora, molto probabilmente, del trauma dell’esperienza Bono. Un gruppo consiliare che risente della mancanza di un coordinamento capace di cogliere le esigenze della comunità ed elaborarle in un progetto di alternativa al centrodestra che attualmente governa la città.

L’adesione del gruppo Big Bang al Pd segna uno spartiacque. Ma segna anche la risposta all’oblio di un partito democratico la cui classe dirigente attuale non sembra adeguatamente attrezzata per rivitalizzare nuove prospettive, nuovi compiti, nuovi progetti. Il gruppo di giovani che fa capo a Michele Catanzaro potrebbe rappresentare il new deal del Pd. Nuova linfa in grado di calamitare nuovi entusiasmi, specie nel mondo dei giovani. Michele Catanzaro, insieme ai quattro consiglieri comunali Gioacchino Settecasi, Luciano Augello, Vincenzo Bonomo e Ignazio Catanzaro, ha un compito impegnativo, sfidante, ma nel contempo esaltante. Deve sapere cogliere la voglia di fare politica di consiglieri comunali hanno saputo dimostrare vitalità nel corso dell’attuale consiliatura. Consiglieri che hanno dimostrato voglia di guardare avanti e rompere le vecchie logiche del Pd radicate nella celebre frase pronunciata da qualche testa pensante: “meno

siamo è meglio è”.

Ieri pomeriggio si è tracciato un nuovo solco. Diversi appartenenti alla vecchia logica lo hanno inteso, taluni reagendo anche con inopportuni nervosismi. Il dialogo tra Simone Di Paola e Michele Catanzaro trova origine da diverso tempo. La foto che pubblichiamo, scattata da noi qualche mese fa nel “Transatlantico” di Montecitorio, dimostra che un dialogo tra giovani è in corso, è maturato, è pronto per imprimere un cambio di passo sostanziale ad una parte di un partito che lo immagina come cosa propria, come perimetro personale nell’ambito del quale programmare carriere, spartizioni di potere, posti di manager di aziende con capitale pubblico.

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