TRAGEDIA MACALUBE, I FUNERALI DI LAURA E CARMELO. IL TESTO DELL’OMELIA
I compagnetti di scuola mano nella mano e con tanti fiori bianchi
ARAGONA- Le piccole bare bianche di Laura e Carmelo Mulone, 7 e 9 anni, sono giunte nella chiesa della Madonna di Pompei, chiesa che i due bambini morti con l’esplosione del vulcanello all’interno della riserva naturale delle Macalube.
A concelebrare le esequie è il cappellano militare dell’Arma dei carabinieri, don Salvatore Falzone. Davanti la chiesa ci sono tantissimi fiori bianchi e gialli e decine e decine di carabinieri. I compagni di classe di Laura e Carmelo Mulone erano in fila, lungo il marciapiedi che conduce in chiesa, con in mano delle rose bianche.
“Dobbiamo riconoscere Dio anche nella sconfitta della morte- ha detto padre Melchiorre Ventura- Oggi ogni parola è superflua però oggi voglio parlare con le parole di Dio. Il senso di abbandono è forte. Ci dobbiamo abbandonare a Dio in questi momenti e non abbandonare Dio. In lui dobbiamo abbandonare la rabbia e la delusione. Dio con noi piange e soffre. Lui stesso ci prende per mano affinché noi alziamo lo sguardo dalle bare di Carmelo e Laura e guardiamo il Cielo. Anche se non li vedremo a scuola e negli oratori. Ma loro continueranno per sempre a vivere dentro noi come angeli”.
All’interno del luogo sacro, anche per volere della famiglia Mulone, hanno trovato posto solo i familiari, i parenti, le autorità e i colleghi
di Rosario Mulone. Presenti tutti gli ufficiali dei carabinieri in servizio al Comando di Agrigento, mentre ai primi banchi troveranno posto il comandante generale dell’Arma, Leonardo Gallitelli, e il comandante della Legione Sicilia, Giuseppe Governale. Accanto alle due bare, proprio di fronte papà Rosario e mamma Giovanna, si sono sistemati due carabinieri in alta uniforme.
Il sindaco di Aragona, Salvatore Parello ha proclamato il lutto cittadino. I commerciati hanno abbassato le saracinesche. Un maxi schermo è stato installato davanti al luogo o, così da permettere alla gente di seguire la funzione religiosa in maniera composta e silenziosa.
Questa l’omelia del vicario generale Melchiorre Vutera in occasione dei funerali di Carmelo e Laura.
(Liturgia della Parola: 2 Tm 2,5-13; Sal 23; Lc 10,21-22)
«Ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza».
Il Vangelo ascoltato ha fatto riecheggiare alcune parole della preghiera di Gesù; in essa, il Maestro si rivolge al Padre consapevole che i misteri del Regno sono stati rivelati ai piccoli, ai bambini, agli innocenti. Questa stessa preghiera vorremmo fare nostra quest’oggi mentre diamo l’estremo saluto a Carmelo e Laura.
So bene che in occasioni come queste le parole potrebbero risultare pesanti, quasi fastidiose, perché si gradirebbe avvolgere ogni lacrima e ogni sofferenza nel silenzio intimo; insieme ai sacerdoti, alle autorità – che ringrazio per la loro presenza – a questa numerosa assemblea e in comunione con il nostro Vescovo, vorrei rispettare questo silenzio denso di preghiera oltre che di strazio per quanto avvenuto sabato scorso.
Ma mentre è giusto e opportuno tacere le nostre parole non possiamo non far risuonare la Parola, la Parola di Dio e la parola della nostra fede; quella stessa che illumina il nostro dolore e ci apre alla speranza certa della risurrezione. È soprattutto a questa Parola che vorrei prestare la mia voce perché Essa arrivi al nostro cuore in questo momento di particolare sofferenza che coinvolge la famiglia Mulone e, in qualche misura, tutti noi che sentiamo questi bambini come figli e fratellini nostri.
Nel Vangelo Gesù ci ha ricordato che il Padre si è rivelato nei piccoli. Questo vuol dire che in Carmelo e Laura il Padre si è fatto conoscere. A loro ha donato la vita, in loro ha messo il seme della vita eterna il giorno del loro battesimo; li accompagnati per il breve corso del loro pellegrinaggio terreno e, adesso, a causa della sciagura avvenuta improvvisamente qualche giorno fa, li accoglie nella vita che non finisce.
Negli sguardi di questi bambini, nei loro sogni o nei loro abbracci, nel loro desiderio di futuro, nel loro cuore e in tutte le fibre del loro essere c’è Dio. E allora – verrebbe da chiedersi – perché la tragedia della loro morte? Come non sollevare questa domanda? Come non avvertire una profonda rabbia per il fatto che queste vite sono state spezzate proprio mentre si stavano affacciando alla vita stessa?
Queste domande che tutti, tutti, ci siamo posti in questi giorni, non potremmo mai acquietare con risposte banali e nessuna umana parola potrebbe mai bastare a sanare le voragini create da quanto accaduto. No! Non è questo il sentiero che vogliamo imboccare. Con tutta la fatica richiesta, proviamo a rimanere dentro il mistero centrale della nostra fede che non presenta una ricetta di fronte alla morte ma ci presenta un Dio che, nel suo Figlio Gesù, muore in croce per noi. Quella morte ci ha aiutato a conoscere una vita che fino a quel punto non conoscevamo, la vita eterna, la pienezza della vita.
San Paolo, nella prima lettura ce lo ha ricordato: “Se moriamo con Lui, con Lui anche vivremo”. Alla luce di questa verità siamo chiamati a fare lo sforzo di riconoscere Dio anche dentro la sconfitta della morte, dentro la morte di Laura e Carmelo, dentro queste piccole bare che oggi stanno davanti a noi esattamente come la Croce di Gesù; sono spazi dove stanno corpi inermi ma sono, al tempo stesso, spazi che dicono l’eternità di Dio e la risurrezione.
E come nel momento della croce, anche in questo momento, sentiamo quanto mai vere le parole di Gesù: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” Nell’esperienza della morte il senso di abbandono è forte; si crea una linea di confine tra il sentirsi abbandonati da Dio e il bisogno di abbandonarsi in Dio. Se rimaniamo da questa parte – se, cioè ci sentiamo abbandonati da Dio – allora cadiamo nella disperazione, nel vuoto assoluto; se, al contrario, proviamo ad oltrepassare questo margine abbandonandoci in Dio, consegnando a Lui tutta la nostra vita, la nostra sofferenza, la nostra rabbia, la nostra delusione…tutto ciò che ci portiamo dentro…allora inizieremo ad avvertire il soffio leggero della speranza che ci consentirà di riprendere faticosamente il cammino della vita.
Ma come fare ad abbandonarsi in Dio? Come reagire di fronte alla morte improvvisa di due figli?
Vorrei, prendere in prestito le parole del Salmo che abbiamo ascoltato: “Il Signore è il mio pastore non manco di nulla…se dovessi camminare in una valle oscura non temerei alcun male perché tu sei con me…”. Questa sola è la forza che ci può consentire di guardare negli occhi la morte senza farci schiacciare da essa: sapere che Dio è con noi; sapere che Dio in questo momento piange e soffre insieme a noi; con noi geme ma con noi anche spera, anzi, Lui stesso ci prende per mano perché lentamente alziamo lo sguardo dalle bare dei piccoli Carmelo e Laura a quel cero pasquale che ci ricorda la fede nella vita che non finisce, nella risurrezione dei morti.
All’interno di questa fede i fratellini ai quali oggi stiamo dando il nostro ultimo saluto terreno non li perderemo mai. È vero! Non saranno più in mezzo a noi, non frequenteranno più le nostre scuole o le nostre parrocchie, non li vedremo più fra di noi, ma loro – proprio perché avvolti pienamente nella luce del Risorto – continueranno per sempre ad essere in noi. La loro vita ormai totalmente avvolta dalla luce di Dio continuerà ad essere presente nel cuore di mamma e papà e nel cuore di tutti noi come quella degli angeli perché tali sono stati e tali continueranno ad essere per sempre.
Il cammino che ci conduce a questa fede, tuttavia non è ne semplice né ovvio. È un cammino difficile e lento; è un cammino che richiederà tanta pazienza. È un cammino ecclesiale, cioè di tutta la chiesa. Ecco perché viviamo insieme la celebrazione eucaristica. La nostra presenza così numerosa oggi non vuole essere soltanto un’attestazione di solidarietà nei confronti della famiglia Mulone; vogliamo, piuttosto, esprimere – come un’unica famiglia – il nostro bisogno di aggrapparci a Dio; vogliamo pregare insieme adesso e prendere l’impegno di continuare a pregare dopo questa celebrazione eucaristica; vogliamo bussare al cuore di Dio perché ci doni la sua consolazione e la sua pace; vogliamo sostenere con le nostre povere ma efficaci preghiere la mamma Giovanna e il papà Rosario affinchè si sentano sostenuti da Dio in ogni momento della loro vita.
Ci aiuti la Vergine Santissima addolorata. Lei che è stata ai piedi della croce, che ha pianto per la morte del suo figlio Gesù, ci prenda per mano, ci aiuti ad imboccare il sentiero della speranza e della fede; sorregga i nostri sguardi affinchè insieme alla croce, gradualmente, indirizziamo il nostro sguardo verso il Cielo; sia Lei ad asciugare le nostre lacrime e a darci la forza necessaria per continuare ad affrontare il grande mistero della vita.
«O Padre, a te è piaciuto rivelare il mistero del Regno ai piccoli; alle creature innocenti, ai bambini. Ti confessiamo il nostro umano smarrimento in questo momento di grande dolore per la morte di Laura e Carmelo. Aiutaci ad abbandonarci a Te e alla tua grazia; non farci mai mancare il tuo sostegno; prendici per mano nell’ora del buio e nei momenti di angoscia; nella fede sappiamo che, da oggi, alla schiera dei tuoi angeli si sono uniti i piccoli Laura e Carmelo. Così come sono stati angeli per i loro genitori e familiari durante la loro breve esistenza fa che continuino ad esserlo per tutti noi e per tutta la chiesa; la loro luce rischiari le tenebre di questo momento e diventi fiaccola per il difficile pellegrinaggio della vita. A te, o Padre, la lode e la gloria per tutti i secoli dei secoli. Amen»