ZONE NON BALNEABILI, L’ASSURDITA’ DEL DECRETO DELLA REGIONE
E’ falso che le acque di uscita dal depuratore finiscano alla foce del Cansalamone. Il depuratore scarica nel torrente Foce di Mezzo alla Foggia; qui deveno farsi i prelievi verificare l’efficienza del sistema di depurazione
La notizia delle analisi delle acque marine alla foce del Cansalamone effettuata da Goletta Verde di Legambiente non può che lasciare ancora una volta esterrefatti per la superficialità e, diciamolo pure, per l’alta ignoranza con la quale viene gestita la tematica ambientale.
Intanto è del tutto falso che le acque di uscita dal depuratore confluiscano alla foce del Cansalamone. Il depuratore infatti scarica le sue acque nel torrente Foce di Mezzo, ed è pertanto nelle acque marine della contrada Foggia che si dovevano effettuare i prelievi per la verifica dell’efficienza del sistema di depurazione. L’avere effettuato le analisi alla Foce del Cansalamone è servito solamente a dimostrare che l’acqua di fogna non è balneabile. Alla foce del Cansalamone infatti confluiscono ingenti flussi fognari ancora non convogliati alla stazione di pompaggio.
Le analisi che evidenziano un carico inquinante solamente doppio rispetto ai paramatri ammissibili, allo scarico della più grande fogna di Sciacca, è quindi da assumere come un valore miracolosamente basso, c’era da aspettarsi carichi inquinanti ben più elevati. Miracoli della capacità di sopportazione del nostro mare !!!
Fatto ben più grave, che si evince dalla questione ambientale di Sciacca, è tuttavia l’irresponsabilità annidata a livelli ben più elevati, nelle stesse strutture regionali preposte al controllo sanitario delle aree balneabili. Ogni anno infatti l’Assessorato regionale alla Salute emana un Decreto che individua i tratti di costa non balneabili nel territorio siciliano, sulla base di quella che dovrebbe essere una capillare serie di accertamenti sanitari, ma che in realtà, come vedremo, si dimostra un irresponsabile gioco dei numeri. Le zone non balneabili vengono infatti individuate con delle coordinate geografiche (addirittura a quattro decimali per la massima precisione) che, senza alcun dubbio hanno il pregio di una apparente scientificità, ma che hanno il difetto di non dare una lettura immediata dei tratti di costa inquinati.
È tuttavia bastato posizionare su Google Heart le coordinate del Decreto per fare una scoperta sconvolgente. A norma di legge le zone non balneabili a Sciacca sono due. La prima è l’intero bacino del porto, e fin qui tutto bene. La seconda è il tratto di costa fra circa la metà della spiaggia del Lido e l’inizio dei frangiflutti della Tonnara, un tratto di spiaggia con mare aperto e priva di effluenti inquinanti, inspiegabilmente bollato come inquinato.
Ma il fatto ben più sconvolgente è che tutto il tratto di costa dalla foce del Cansalamone fino alla fine dei frangiflutti dello Stazzone è perfettamente balneabile, compresa la fognatura del porticciolo dello Stazzone. Ed anche balneabile è la foce del torrente Foce di Mezzo, dove confluiscono le acque reflue del depuratore.
È come se un grottesco clown tentasse di farci ridere con affermazioni palesemente assurde. Solo che qui si gioca con la salute nostra, dei nostri figli, dei nostri nipoti. Quello che è più grave è che nessuno, sia a livello regionale che locale, sembra accorgersene. Nella foto riportiamo lo stralcio del Decreto sia la planimetria con le zone non balneabili segnate in giallo.
Bene, ora che la solita testata giornalistica non si fa i fatti propri e ha messo nero su bianco come stanno le cose, pensate che qualcuno si prenderà la briga di correre ai ripari?
Giuseppe Di Giovanna