“UN SACCENSE AI MONDIALI”: FESTA ARGENTINA
La lotteria dei rigori ha premiato i celesti dell’Argentina e penalizzato gli arancioni dell’Olanda. Quindi la finale di sabato, per i terzo e quarto posto, sarà tra Brasile- Olanda, mentre la finale di domenica, per il primo e secondo posto, sarà Germania- Argentina. La storia si ripete, dopo il 1986 e 1990 anche nel 2014.
Ma a Bahia la umiliante sconfitta e la tristezza si leggevano ancora sul volto dei brasiliani, come se fosse successo qualcosa di grave in famiglia. Inoltre, sono scomparsi le bandiere e gli addobbi verdeoro. Ciò dimostra quanto i popolo baiano e brasiliano ami il calcio.
Per il terzo e quarto posto, si spera in uno scatto di orgoglio della squadra allenata da Scolari, ma ormai conta poco, questo mondiale i brasiliani lo volevano vincere e non ci sono riusciti. Una curiosità; ieri ho constatato che molti commenti e tifosi erano a favore della nemica storica Argentina e ciò perche è meglio non incontrarla, onde evitare un’altra più grande umiliazione! Una sconfitta che certamente lascerà un segno indelebile nella storia calcistica brasiliana, difficile da dimenticare, mentre è da dimenticare quanto successo ieri nelle varie città ed anche a Salvador, dove si sono verificati molti incidenti, dopo la partita, ma prontamente sedati dalla polizia. A proposito è opportuno ricordare che quando un popolo non sa perdere, non merita di vincere.
Chiaramente è già è iniziato un grande dibattito, e non solo, sul calcio ma anche su altri argomenti, che erano già presenti prima dell’inizio della coppa del mondo, anche con grandi manifestazioni. L’ auspicio è che il popolo baiano e brasiliano riservi la stessa attenzione per scegliere, nel prossimo mese di ottobre, i propri governi ed il proprio presidente, in grado di migliorare le condizioni di vita della società brasiliana, come: la sanità, la scuola, il lavoro, i servizi, la giustizia e ridurre la delinquenza. Ma riguardo la sconfitta umiliante del Brasile, c’è un vecchio detto, “a volte tutti i mali non vengono per nuocere.
Salvatore Dimino