BUSCEMI (CGIL),OSPEDALE DA CODICE ROSSO. SI SPERA IN FICARRA
Ospedale di Sciacca da “codice rosso”. Così Alfonso Buscemi, segretario generale CGIL- Funzione pubblica, definisce l’ospedale di Sciacca.
“Nelle unità operative di Emodinamica, Anestesia e Rianimazione, si è giunti alla estrema soluzione di ridurre al minimo il servizio di Emodinamica garantendo così al cittadino infartuato, un servizio solo mattutino 08/14.00. Mentre per le sale operatorie, si garantiranno soltanto le urgenze: quanto accaduto è semplicemente grave”.
“Altri importanti servizi del presidio sono stati chiusi per mancanza di anestesisti, mi riferisco all’ambulatorio antalgico,alla Camera iperbarica alla cronica carenza di personale nel reparto di cardiologia mai veramente attenzionato sia dall’ufficio infermieristico sia dalla stessa direzione sanitaria di presidio”.
Per Buscemi, si è di fronte “solo una piccola punta di una iceberg, allarmi di questa entità possono scoppiare in qualsiasi momento in tutta l’ASP. Noi lo avevamo denunciato nell’ultimo incontro in Prefettura, quando alla fine di un sit in di protesta proprio per la carenza di personale nell’ASP agrigentina, rappresentammo questi nostri grandi timori. Viviamo un’altra brutta pagina della nostra sanità che vorremmo oggi, con l’insediamento del dottore Ficarra come direttore generale dell’ASP riscrivere, garantendo finalmente una vera governance del processo di reclutamento del personale, nell’unico interesse dei cittadini e dei lavoratori, che in tutta questa incertezza vivono male le loro giornate di lavoro, preoccupati che il proprio contratto alla scadenza non venga rinnovato chissà per quale ragione,come è accaduto ai farmacisti dell’ASP impegnati a garantire una corretta distribuzione dei farmaci a pazienti affetti da gravi patologie”.
“Il loro contratto -conclude Buscemi- nonostante la legge lo consentisse non gli è stato prorogato dall’ex commissario Messina che ha ritenuto così, creare il vuoto nel servizio di farmacia territoriale con grandi polemiche e disservizi per i poveri malati e le loro famiglie. Riteniamo che sia giunto il momento che la politica si assumi le proprie responsabilità, la salute è un bene primario che non può è non deve essere barattato nei precari equilibri della politica”.