Il gup Marina Petruzzella ha ammesso nel processo, che si svolge in abbreviato, all’ex ministro Dc Calogero Mannino accusato di minaccia a corpo politico dello Stato, l’anonimo denominato «corvo 2», in cui si parla di un presunto incontro tra Mannino e il boss Totò Riina.

Il procedimento è una tranche derivata dallo stralcio del cosiddetto processo sulla trattativa Stato-mafia. Secondo la procura, Cosa nostra scelse, in una fase, di utilizzare la sigla Falange Armata per rivendicare la paternità di alcuni attentati. Quanto alle relazioni di servizio sulle dichiarazioni di Riina, si tratta del racconto degli agenti sulle «confidenze» ricevute dal boss che avrebbe, in una pausa di udienza, detto «sono stati loro a venirmi a cercare» frase che – a dire dei pm – confermerebbe che fu lo Stato ad instaurare la trattativa con Cosa nostra.

Per la tesi dell’accusa Mannino, grazie ai suo rapporti con il Ros dei carabinieri, per paura di essere ucciso avrebbe dato l’input per intavolare un dialogo con la mafia. L’udienza è stata rinviata all’8 ottobre, giorno riservato alla requisitoria del pm.

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